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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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E' il tempo dell'infervoramento, viviamo ai limiti della follia a causa dei nostri miti, oppure per dimostrare in ogni occasione, quanto siamo bravi con le nostre reprimende quando vogliamo colpire l'avversario o l'antipatico di turno. Un rincorrersi continuo, siamo lesti e immediati nel cogliere per primi (se possibile) il "colpevole" di turno. C'è Cacciari (ex sindaco di Venezia) oggi filoso presenzialista e "competente" in ogni materia dove sottoporre a severa critica (ecco un sosia di Sgarbi), chiunque gli capiti a tiro! Trump come ben sapete, a causa delle sue intemperanze esibite e manifestate non solo in tv e durante i comizi, ma anche sui social dove è stato protagonista a suo piacimento per quattro anni abbondanti, non accettando la sua sconfitta, durante il normale periodo di transizione per le "consegne" a Biden, ha sfruttato al massimo la sua posizione di inferiorità per mantenere alto non solo il suo morale, ma quello dei suoi sgherri e dei suoi sostenitori. Purtroppo per lui e nonostante gli sforzi dei tanti amici e parenti che hanno tentato di placarlo e di metterlo in cascina, i social che lo hanno ospitato consentendogli di tutto e di più, hanno deciso di togliergli il pane quotidiano: quel servirsi liberamente e alla faccia dell'etica "presidenziale", di sputare veleno su tutto ciò che non gli andava giù. Lo ha fatto fino al momento del proditorio assalto alla rocca istituzionale e a quel punto, Twitter e altri gli hanno tolto e chiuso il "microfono e l'amplificatore". Ovviamente, venendo meno quasi tutti i social, le tv e la carta stampata, il tapino sta cercando di aggrapparsi a tutto ciò che possa servire per "comunicare" il suo verbo ormai liso e consunto. Qualcuno lo ha visto scrivere sui muri, c'è chi lo abbia visto citofonare a casaccio per annunciare il suo credo, insomma, non si convince e blatera ancora. Ebbene, Cacciari è stato colpito nell'intimo per tutto questo, ovvero, secondo il suo parere non si può azzerare l'utente di un social per nessun motivo: sarebbe mettere a tacere la libertà, una censura insopportabile e malandrina. Se posso permettermi, ritengo errata l'arringa difensiva e addirittura mi stupisce l'animoso intervento a favore di "belli capelli": ho sempre ritenuto Cacciari predisposto verso altre formazioni politiche. Ciò non toglie che la sua ferma, verbosa nota difensiva, sia legittima e giustificata. In verità i social, Twitter e altri, sono grandi società private nel campo della comunicazione, pertanto non hanno da rispondere a nessuno e sono padroni, a loro giudizio, di intervenire e modificare o azzerare il rapporto con un utente. Ricordiamo che anche la stampa, i giornali che devono e possono godere della "libertà di stampa", non hanno il dovere di pubblicare tutto, ma possono offrire a tutti posizioni e/o opinioni contrarie e contrapposte, ovvero esercitare il diritto di cronaca e la libertà di manifestare le proprie posizioni. Alla luce di quanto detto, un social può buttar fuori chi evidentemente oltrepassa limiti non accettati da essa e se siamo onesti intellettualmente, sui social generalmente, ognuno fa e dice quello che gli pare, ovviamente nei limiti della etica, della educazione e del rispetto. I problema non erano i cinguettii di Trump: lui non cinguettava, lui ormai vaneggiava solamente.
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