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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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E giunse al fin, il momento di Jessica Rabbit. Anche lei vittima del politicamente corretto, a Disneyland dove sono tutti presenti i personaggi disegnati per i cartoni animati, il #MeToo ha sollecitato la Disney a ritirare la classica immagine della Jessica che tutti conosciamo, per ridisegnarla e farne una detective privata con tanto di impermeabile. Quindi non più una vittima, ma una protagonista a tutti gli effetti. Un'altra testa cade, vittima del politicamente corretto. E non finisce qui, molte altre teste cadranno, è solo questione di tempo, o meglio, diamo tempo a chi facendosi scudo delle battaglie che caratterizzano il nostro tempo, di aggrapparsi a qualcos'altro che non ritengono corretto. Infatti, proprio in questi giorni da noi, è scoppiato un caso che sta facendo discutere non solo questi signori che cercano l'ago nel pagliaio, ma anche i politici. Perché? Ecco il motivo:
A Parma, il Teatro Regio, ha presentato una locandina dove il maestro Giuseppe Verdi, viene mostrato con un abbigliamento pazzescamente transgender in occasione dell'opera "Un ballo in Maschera". Alla faccia dei benpensanti e dei loggionisti bacchettoni incapaci di pensare alla legittimità di una immagine simile. Il Regio non si è posto il problema: "E' solo un omaggio al suo anticonformismo". La stessa immagine esposta in Germania, non ha scomposto nessuno e qui invece, ha smosso la politica e i leghisti in particolar modo: sapete come loro tengano al grande compositore, non fosse altro che per il suo "Va' Pensiero", praticamente il loro inno corrente. Beh, siamo agli eccessi: da una parte si corre a rimuovere l'immagine ormai familiare della Jessica Rabbit, non gradita a coloro che fanno del politicamente coretto il pane quotidiano e dall'altra, appioppare al grande Giuseppe Verdi, un abbigliamento transgender per andare incontro al pubblico che seguirà alcune opere del Maestro liberamente, senza schemi pregiudiziali, con anticonformismo e slegati da ogni etichettatura preventiva. Il pubblico sarà giovane e quindi quale occasione migliore per porgere una visione di Verdi che resta appunto un grande compositore lirico e fuori da tanti schemi dell'epoca? Attecchirà la scelta degli organizzatori? Vedremo.
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