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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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« RICCHI E RICCASTRI SPENDACCIONI | IL CUSCINO E IL SUO FASCINO » |
"Ma dai, prova, riscopri il piacere di una bella pedalata!". Tutti ad incitarmi, tutti a "volermi male", tutti a spingermi verso lo strumento di tortura. "Ragazzi abbiate pazienza, sono almeno trent'anni che non inforco una bici, da allora non mi sono nemmeno avvicinato alle due ruote eppure ne ho avute di occasioni; non insistete, vi prego!" La tiritera si è protratta per un quarto d'ora circa, io svicolavo, loro mi braccavano e non mollavano la preda: un amico, in particolare, mi sembrava un mastino napoletano che una volta addentato il polpaccio, non lo mollava neanche se gli avessi proposto in alternativa, due massicci stinchi di suino! Alla fine ho dovuto cedere, a malincuore: "Dai, ce la fai, uno che ci sa andare, non dimentica come si fa, devi solo darti una spinta iniziale, poi ti verrà istintivo e naturale!" "Più facile a dirsi che a farsi!" Rispondo timoroso e sfiduciato; ero convinto in quell'istante che stavo andando incontro ad una delle peggiori performance della mia vita, si annunciava una sconfitta cocente e vergognosa. Sarà che mi sono fatto condizionare dalla mia modesta convinzione, sarà stato il "mucchio selvaggio" che mi incitava ma in realtà mi coglionava, sarà stata la mia giornata no, mi decido e parto...male, molto male: pedalate scomposte e incerte, equilibrio instabile e ondivago, chiasso assordante da stadio olimpico, certo è che urlando come un ossesso, impaurito e con il pensiero rivolto al pronto soccorso, riesco, dopo i primi metri da dimenticare a conquistare un assetto normale, dignitoso e più sicuro. All'inizio procedo un po' zigzagando, poi finalmente, dopo vigorose pedalate, proseguo che è un piacere, acquisisco padronanza del mezzo, l'incedere è, addirittura, più elegante. Mi batto una mano sulla spalla e mi dico: "Bravo Carle' visto come si fa? Devi aver fiducia, devi ascoltare i consigli..."Non avevo finito di complimentarmi con me stesso, di autocelebrarmi, che una buca malfidata messa lì "apposta" dagli amici cornuti e vigliacchi, mi attrae nelle sue spire e mi avvicina rovinosamente all'asfalto! Un tuffo doppio carpiato...senza acqua nella piscina: questo è stato il mio lancio dall'alto verso il basso. Non vi riporto il rosario snocciolato in quel momento: non mi ricordo se gli improperi superavano il dolore o viceversa. So che le abrasioni erano diverse, vedevo il sangue e pensavo: "Questa è la volta buona che muoio dissanguato, chiamo vicino a me i miei, chiedo del mio notaio, sono pronto per dettare le mie ultime volontà: è la fine!". Gli amici in particolare (quattro gatti che frequento da circa....nt'anni), fanno circolo e sghignazzano come pazzi: "Ma smettila piagnone, non fare la commedia, non ti sei fatto niente...può succedere, è solo questione di pratica...domani riproverai e andrà meglio! Ora qualche salvelox ed è tutto finito!". Ed io, sanguinate, dolorante, abbandonato per terra, quasi in fina di vita: "OK! domani ci si vede e vi mando... affanculoooooo!" Insomma, trent'anni per fare cento metri......li avessi fatti a piedi, con il fisico che mi ritrovo, sarei ancora a fare gli ultimi cinque metri!
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