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DIFENDERSI SENZA PERDERE IL...RITMO?

Post n°4844 pubblicato il 15 Marzo 2024 da monellaccio19
 

 

 

 

 

 

 

Vi confesso che mi sento svuotato, ogni giorno, ogni minuto che passa, sento che mi manca qualcosa.  Ci penso spesso, qualunque cosa stia facendo, c'è una piccola parte di me che scivola via e ne avverto la mancanza.  Una inarrestabile perdita di cui ho cominciato a capire cosa fosse, sin da quando abbiamo tutti avuto contatti aleatori e poco significativi, con gli algoritmi. La situazione poi, è peggiorata da quando con insistenza, ingegneri, ricercatori e matematici hanno scoperto come "migliorare" in breve tempo,  la nostra vita e corrisponderci il massimo dell'impossibile che potessimo sperare. In realtà, non sempre hanno azzeccato, non spesso ci sono venuti incontro, o meglio, ci sono venuti incontro, ma nel peggiore dei modi  disattendendo le nostre migliori aspettative. Oggi siamo ostaggi, vittime semi incoscienti del maledetto "orpello digitale" che posizionato abilmente nelle apparecchiature su cui smanettiamo da mane a sera, ci  fornisce suggerimenti, scelte, posizioni e preferenze che mai ci saremmo sognati. Gli algoritmi ci stanno manipolando, scelgono loro per noi, ci fanno credere che abbiamo a disposizione un sacco di opzioni, ma sono loro che suggeriscono quello che ci deve piacere.  Ormai sono troppo vecchio per queste stronzate e a proposito della sensazione di vuoto, di minuscole parti di me che perdo e scivolano via da me, credo di averle individuate: immaginazione, fantasia e ironia.

 
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monellaccio19
monellaccio19 il 15/03/24 alle 10:36 via WEB
Probabilmnete è la "consegna" che non riesco più a mantenere. Troppo tempo è passato, mi sono esaltato all'inizio quando riscontravo come fosse "facile" per me, per il mio carattere giulivo e giocondo, avere un lavoro facile da fare quassù. Oggi non ci sono più i presupposti, non ci sono maniglie dove aggrpparsi e fondamentalmente, mancano gli stimoli. Ho sempre fatto un esempio personale: ammettendo di essere un teatrante, su un palcoscenico dove lavoro da solo per una teatro pieno di gente, mi basterebe che alla fine il teatro tutto applaudisse. Ma se tra loro ci fosse qualche fischio o qualche schiamazzo di disappunto, allora lascerei il palcoscenico e scapperei via. Purtroppo sono fatto male, pretendo molto da me stesso e se fossi un mio impiegato, mi licenzierei. Non lo faccio perché il padrone mi è simpatico. Questo aforisma del mio grande maestro Marcello Marchesi, mi calza alla perfezione. Buon giorno Vince.
 
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