|
Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica, come prevede la normativa n.62 del 2001. Alcune foto di questo blog e del relativo profilo e/o sito sono state reperite sul web. Ove fosse stato violato il diritto di copyright, prego i proprietari di darmene avviso, per la relativa rimozione. Ogni testo e foto di mia proprietà non possono essere copiati o riprodotti, senza mia autorizzazione, ai sensi della normativa n.29 del 2001.
Menu
Chi può scrivere sul blog
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
« VUOI BERE QUALCOSA? | COME SI INIBISCE UN POPOLO » |
Come eravamo e...come siamo? A prescindere dai dati anagrafici, cosa c'era nella testa di questi ragazzi che negli anni '50 avevano da percorrere strade perigliose e indirizzate allo studio e alla cultura per affrontare, ognuno, il proprio futuro? Beh, io ho una confusione tale che spesso, all'improvviso, mi sovvengono quelle dannate poesie che in quegli anni erano materia basilare per l'italiano. Inoltre, tenete conto che noi alle medie, si studiava anche il latino. Orbene, su quelle poesie voglio intrattenervi, citandole ma, non essendo in grado di ricordarle tutte come allora, vi metterò alla prova, e vediamo se mi date una mano, ma soprattutto, se avete ancora buona memoria.
La nebbia agl’irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventù salivi?
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
Entro, e ti trovo un pieno di soldati,
di que’ soldati settentrionali,
come sarebbe Boemi e Croati,
Ma in quella che s’appresta il sacerdote
a consacrar la mistica vivanda,
L’albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior,
mia madre ha sessant’anni
e più la guardo e più mi sembra bella.
La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
Soffermati sull’arida sponda
Vòlti i guardi al varcato Ticino,
Tutti assorti nel novo destino,
Certi in cor dell’antica virtù.
Ecco, questo "fritto misto" poetico, io lo cito così come lo leggete e lo declamo appassionatamente come voleva la mia prof. d'italiano. Ero (e lo sono ancora) attore nato e leggevo anche alle superiori, poiché la prof. voleva che ci mettessi cuore e arte. Resta la confusione, mischio le carte e nulla è preciso. Ditemi voi se le ricordate queste grandi opere dei nostri illustri poeti...citati alla rinfusa.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
|