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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Messaggi del 04/02/2019
In ambito europeo vantiamo un primato per l'eccellente professionalità delle donne che lavorano, ma allo stesso tempo, siamo tra gli ultimi paesi della comunità per quanto concerne l'occupazione del gentil sesso. Una piaga sociale che avremmo dovuto sgombrare da tempo, ma nonostante gli sforzi, i proclami e la migliore condizione degli altri paesi, siamo sempre frenati da una grossa palla al piede. Le donne oggi hanno due grandi necessità incontrovertibili: lavorare e mettere su famiglia. Due problemi che non passano inosservati poiché la mancanza di lavoro e le famiglie che non fanno figli, sono destinate a non far crescere un paese civile. Ovvero, la famiglia atipica, compagni che vivono insieme, non si sposano e di figli non ne parlano nemmeno. La donna in particolare è punita proprio da questo aspetto: ci sono molte donne che bramerebbero mettere su famiglia e avere figli. Ma come fare? La paura attanaglia la donna che ambirebbe alla procreazione e rischiare di perdere il lavoro, incombe pesantemente sulla scelta legittima. Siamo fermi a tempi remoti, non badiamo alle tante voci di quegli imprenditori che sostengono di non badare al problema: sono pochi a dimostrare come l'arrivo di un figlio non costituisce un problema aziendale. La verità è che il panorama delle piccole e medie imprese è vastissimo, è in seno a queste aziende che l'arrivo di un figlio per una donna, creerebbe problemi alla forza lavoro. Qui c'è gente che addirittura chiede alle donne in sede di colloquio per una assunzione, se è sposata, se ha figli oppure se conta di averne. Allora c'è solo da mentire se si vuol ottenere il lavoro, perché appena si sospetta un eventuale gestazione e una nascita, la puzza sotto il naso è palpabile. La donna ha paura, non vuol perdere il lavoro ma non vorrebbe perdere nemmeno il suo ruolo di madre. Troppi casi investono le associazioni appropriate e destinate all'assistenza delle donne che lavorano e vorrebbero essere anche mamme. Non ci sono garanzie, non si vincono e non si abbattono le barriere pregiudiziali e non solo le donne rimangono al palo, ma devono battersi anche con se stesse: non si può accettare l'alternativa, il dualismo e il pregiudizio. Una donna potrà e dovrà porsi tanti interrogativi, ma mai scegliere se lavorare o essere madre. In un paese civile non deve esistere questo dilemma, non può essere oggetto da "testa o croce", una donna non deve vivere queste paure. Lavoro e figli sono un diritto e no un piacere concesso con magnanimità.
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