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Post n°9 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da listacivic
La Lista Civica per Montecalvo, propone al Presidente della Provincia Ucchielli argomenti per gli incontri con banche e aziende di servizi per le “strategie anticrisi”.
E’ di questi giorni la notizia che il Presidente della Provincia Palmiro Ucchielli ha convocato le banche “per attuare le politiche finanziarie che incoraggino le imprese e sostengano i risparmiatori” e le aziende di servizi (Marche Multiservizi, Aspes, Aset, Megas e AATO) per “chiedere a queste aziende di servizi di applicare tariffe agevolate a lavoratori con un reddito insufficiente, accantonando risorse in bilancio che possano sopperire al mancato pagamento delle bollette”.
La grave crisi economica ha infatti indotto molti economisti ad aderire favorevolmente a politiche economiche di espansione fiscale. Queste politiche comportano una maggiore spesa pubblica e vari interventi diretti di sostegno a industrie in difficoltà.
Come possono però le banche aiutare l’impresa se la risorsa pubblica non interviene a supporto delle banche?
Cosa è più importante? Aiutare le banche o aiutare l’impresa e i risparmiatori? Volendo qui tralasciare la strumentalizzazione di chi vorrebbe risorse pubbliche per le banche con il pretesto di salvare le imprese è necessario proporre il “come” garantire alle imprese il sostegno bancario.
Non è forse la “industria bancaria” ad aver generato (operando al di fuori dell’economia reale) la crisi economica? La crisi finanziaria non ha forse generato la crisi economica?
Il ricorso alle banche per l’aiuto alle imprese ed ai risparmiatori non è l’unica via da percorrere.
Lo Stato potrebbe sostenere l’economia senza il filtro delle banche se ad esempio i flussi di imposta sul valore aggiunto potessero considerarsi come finanziamento indiretto dallo Stato alle imprese.
Molte teorie economiche su cui si fonda la necessità di stimoli bancari durante una recessione sono fortemente screditate sia da un punto di vista teorico ( concreta capacità di generare flussi di credito da parte delle industrie e dei risparmiatori) e dal punto di vista empirico ( la scienza dell’esperienza ha dimostrato che non funzionano).
Pare che il problema più urgente da risolvere in questo momento sia quello del ritardo dei pagamenti che sta determinando una forte tensione finanziaria nelle imprese fornitrici, specie nelle Pmi, generando un maggiore ricorso al debito bancario con il rischio di creare danni strutturali.
Se poi, ad esempio, risulta che auto ed elettrodomestici ingranano la retromarcia, ma resiste la meccanica legata alle macchine movimento terra, l'agricoltura, l’energia verde, si punti su questi settori.
Se nella nautica il carnet ordini degli yacht di lusso rimane cospicuo; se si inceppano le grandi imprese del mobile ma girano quelle professionali medio piccole, si punti su queste; la crisi economica non frena l'industria del benessere e il colpo di freno dei consumi rilancia gli outlet con i loro investimenti e soprattutto il Made in Italy.
Sarebbe quindi auspicabile un ritorno alla rivalorizzazione del “fatto in Italia” senza sponsorizzare, con enfasi trionfale, la delocalizzazione nella Federazione Russa o nelle Indie, ritornando a valorizzare il nostro territorio e la nostra gente (anche quella che ha deciso di venire in Italia dai paesi in cui sembrerebbe più conveniente produrre).
Con riferimento poi alle aziende di servizi è bene che queste riescano a colmare le importanti carenze nei servizi pubblici provinciali senza intaccare le tasche dei cittadini contribuenti (elettori).
Ad esempio non è la politica che decide la raccolta differenziata ma è la legge che la impone ed il paradosso è che i cittadini fanno la differenziata per rispettare l’ambiente ma ciò che viene differenziato, [che dovrebbe essere venduto e portare utili alle aziende di servizi, compartecipate dai comuni], non viene redistribuito sul territorio a favore della collettività.
Il servizio idrico integrato è carente delle opere infrastrutturali che si sarebbero dovute realizzare anche con l’accantonamento, in un fondo vincolato, della tariffa di depurazione che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima e che pertanto dovrà essere restituita ai cittadini non serviti da depuratore o con un depuratore temporaneamente inattivo.
La politica, inefficiente, del sistema dei servizi pubblici è confermata ulteriormente dall'aumento delle tariffe che nel bilancio domestico pesano sempre di più.
Da troppo tempo le multiservizi che gestiscono rifiuti, acqua, gas ci hanno abituato alla partecipazione degli enti pubblici in società pubblico private che solidarizzano le perdite privatizzano gli utili.
Ciò non deve più accadere e, considerata la politica di rinnovamento dell’erede del Senatore Ucchielli, si pensi a tagliare le spese dei politici incaricati di dirigere o partecipare (molte volte passivamente) agli AATO o a quegli enti che, nonostante previsti dalla Legge, sono contrari alla morale della eccessiva spesa pubblica a carico dei contribuenti.
Venga proposto che i consiglieri dei consigli di amministrazione delle società pubblico private partecipino gratuitamente ai consessi assembleari in cui decidono per i cittadini [utenti] contribuenti che vedranno maggiormente efficiente, efficace ed economica la gestione dei servizi pubblici locali.
Questa è una crisi economica profonda e in un certo senso di nuova natura, perché nata sulle ceneri della finanza [virtuale] e del mercato immobiliare. Non è bene affrontarla con idee e politiche vecchie, che hanno già ripetutamente dimostrato i propri limiti.
"La grande politica è quella delle soluzioni audaci"
Urbino 4 febbraio 2009
Enrico T. Panero |
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