La ragazza coi baffi

Un pesce di nome B.


Di latta perché lei un giorno mi chiese di guidare un trenino di latta e allora ci voleva un macchinista di latta con dei bei baffi di latta che solo io potevo indossare, e così tutto divenne di latta ed io mi misi alla guida con un braccio fuori dal finestrino perché sui treni di latta si può e con una mano sulla leva della velocità una velocità moderata anch’essa di latta che non scomponesse i miei baffi di latta da lucidare ad ogni partenza e arrivo.Di latta perché lei un giorno mi disse che sarebbe vissuta tutta la vita tra i pesci se avesse avuto due branchie e una coda decente, e allora fece un pesce di carta e me lo donò, poi prese una matita e segnò il punto di inizio del mare più che un punto era una linea e il bello era che non se ne poteva segnare la fine né con punti né con linee, il mare non ci sta a finire e lei voleva essere un pesciolino per stare in un posto che non finisce e avere come casa un’alga.Di latta perché lei un giorno mi fece una promessa la promessa di un viaggio su binari disegnati da lei e poi disse no, faccio che disegno un ratto con una frusta ad anelli sul didietro, una coda, dico io, sì, dice lei, una bella codazza da ratto perché questa è la stagione dei ratti.Perché questa è la stagione dei suoi incubi ma gli incubi svaniscono basta accendere una torcia basta avere le pile di riserva una matita per lei e un occhiale per me e si parte e si va.Non sarà il mare non sarà sempre ma si va, e guido io coi miei baffi di latta e una mano fuori dal finestrino e una mano nella sua ché tanto il treno di latta lo sa, e va.