Creato da dea_mendicante il 27/03/2008
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La mia donna

Post n°8 pubblicato il 16 Agosto 2008 da dea_mendicante

La mia donna è morta,

non ha nome né numero;

è un quadro rimosso

senza volto né pianto;

è un capezzolo vizzo

un perimetro d’ombra;

è lingua avvelenata

nera come l’erba.

La mia donna non conosce

pietà

e si conta nel novero delle

folli.

La mia donna protesta la sua

innocenza

sul pavimento

di una stanza

seduta in uno

scacco di sole.

Ma ha così poca

umiltà

e lamenta solo

dolore.

La mai donna era

distante e cattiva

l’ultima volta che

abbiam fatto l’amore:

un occhio di pietra

e un rostro al posto

del cuore.

 
 
 

Favoletta

Post n°7 pubblicato il 18 Luglio 2008 da dea_mendicante

C’è sempre un posto qui nel mio cuore per chi mi ha fatto soffrire, per chi mi ha maltrattata e saccheggiata, derisa e impoverita; per ognuna di queste persone c’è sempre una parola pronta una corsa trafelata un’attesa prolungata.
C’è sempre un varco tra i pensieri affastellati, una crepa dove prendere il fresco, un velo lucido da stendere, una mano spalancata come porta colorata.
C’è sempre una nota di comprensione e di conforto, un ventre accogliente, un sorriso che non chiede niente: quel che si è avuto è già abbastanza. Quand’anche fossero fagioli secchi, quindi zitta, e conta i fagioli che ti son stati lasciati – oh, che magnifico dono! – contali e ammirali, e stai zitta, non chiedere altro: quel che hai avuto è già abbastanza. Una mano colma di fagioli secchi, e una mano libera da tendere, a chi ti ha fatto soffrire.
C’è, c’è sempre.
C’era, una volta.

 
 
 

Altrove

Post n°6 pubblicato il 05 Luglio 2008 da dea_mendicante

Io lo sento che sei altrove, e a volte mi si ferma il respiro.

Io lo so che è tutto nella mia mente e che la mia mente è malata.

E altrove la mia mano non arriva, la mia mano aperta e desiderante,

nullo è lo sforzo, vana la tensione.

Il desiderio non ci sospinge ma ci fa capitolare all’indietro, ci rovescia in noi stessi. A volte l’impulso parte dal petto, altre volte dagli occhi, a volte l’altro è indeterminato quindi assoluto tanto assoluto da coincidere con noi stessi.

Ogni brama è brama di noi: non è terribile?

Non è terribile ritrovarsi al punto di partenza, cioè a noi...?

Il viaggio che non cambia è un giro a vuoto, un giro attorno al già noto. E’terribile, ogni volta che muovo lo sguardo intorno, questo sguardo non perfora, né l’altro né me.

 

 
 
 

Veglia

Post n°5 pubblicato il 13 Giugno 2008 da dea_mendicante

Non ho sonno.

La notte è sempiterna; dolenti le stelle.

Le tue mani fruscianti

tra i rami gentili.

La tua bocca aperta che

mangia la terra.

E quei tuoi passi odorosi

tra le scure foglie.

Non ho sonno.

La notte è.

Un ventre bagnato.

 
 
 

Pois

Post n°4 pubblicato il 22 Aprile 2008 da dea_mendicante

Le ragazze-sartine cuciono abitini su misura, lunghi corti e a pallini. Le ragazze-sartine cuciono sulla porta quando è primavera, e si passan il ditale per i punti più duri. Le ragazze-sartine hanno nasi curvi e ciglia all’insù, e se passa un gatto gli accarezzano la coda.
Le ragazze-sartine si portano gli aghi sul petto e gli spilli attorno ad una calamita e la calamita la posano a terra; gli spilli son buoni per orli pedane e pieghe, e per pungere le clienti impertinenti.
Le ragazze-sartine hanno bocche di fragola e ciliegia, e ti offrono frutta fresca a mollo nell’acqua, d’estate; frutta candita affogata nel cioccolato, d’inverno.
Le ragazze-sartine sono un po’maestrine: t’insegnano a imbastire e a misurare, a tagliare e a sputare. I fili che ti restano in bocca.
E poi ti cuciono dei vestitini su misura e anche i pallini te li fanno su misura, e se c’è bisogno stringono, e se non c’è bisogno non fanno niente. Mica allargano.
Le ragazze-sartine hanno sempre un regalo per te: ritagli di stoffa e vecchi giornali, e carta velina su cui disegnare. Loro tracciano righe di gesso su tessuti di tutti i colori, e usano gessi a punta ben levigati, gessi che ti lasciano le dita bianche e tanta voglia di gelato. Le ragazze-sartine, d’estate, ti offrono pure il gelato, e una cialda croccante da tenere tra i denti mentre cuciono pallini appoggiate alla porta, con le ciglia all’insù.

 
 
 
 
 

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