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Un blog creato da Mule1968 il 17/10/2005

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Post n°28 pubblicato il 01 Novembre 2005 da Mule1968
 
Foto di Mule1968

Le ricerche di Eric Berne partono, non tutti lo sanno, da una serie di esperimenti scientifici svolti sul metodo di immagazzinamento dei ricordi che utilizza il nostro cervello. Grazie a localizzati ed infinitesimi stimoli elettrici il cervello ci dà una serie di risposte che sintetizzeremo con i seguenti enunciati: 1) noi stiviamo i ricordi in ordine cronologico 2) noi non immagazziniamo le informazioni, i dati (temperatura, luce e colori, altezza ecc.), ma esclusivamente le emozioni che l’avvenimento ci ha provocato. Vale a dire, nell’atto del vivere, non ci poniamo mai nei confronti di un evento qualsiasi come recettori di informazioni, ma esclusivamente come “trasformatori” emotivi (interessanti le conseguenze sulla percezione della realtà, che richiederebbero però un tragitto tangenziale rispetto all’obbiettivo di questo post). Facendo un salto di una dozzina di anni - questo è il tempo intercorso tra la “transazione” di Berne e la “comunicazione” (così la chiamiamo tutt’oggi) di Watzlawick – possiamo cominciare a scomporre l’evento in tante piccole parti per scoprire che, procedo alla velocità della luce, la componente inerente il contenuto (ad esempio lo scritto, che è l’unica parte che noi negoziamo, nel mondo virtuale) non supera il (ormai famoso) 6-7%. Dal punto di vista emotivo, questo cosa comporta? Il nostro cervello non è in grado di accettare una transazione così emotivamente povera, provvede pertanto a completarla da solo, attingendo nel modo più vario e personale all’interno dei bacini emotivi pregnanti del ricevente. In quattro parole, ma non c’è molto di più da dire senza sfociare nel romanzo, questo è ciò che accade nelle relazioni “virtuali”, blogghiere o chattiere che siano. Questo, naturalmente, a condizione che le identità che stanno “transando” emozioni, siano, a priori, vere e sincere e non identità di comodo o di fantasia. Cosa c’è di vero nei sentimenti che si provano nel mondo virtuale? Tutto, perché riguardano essenzialmente, noi stessi, almeno per il 93%. Il punto, a dire di alcuni recenti pubblicisti sull’argomento (tutte donne, non ci avevo mai fatto caso fino ad ora), non è tanto la genuinità del sentimento provato, che è fuor di dubbio, quanto l’intensità. L’assenza dell’interlocutore nella sua fisicità, permette la purezza e l’idealizzazione dell’emozione, che ci appaga completamente (è nostra, ci mancherebbe che non fossimo capaci di crearci un’emozione perfetta, su misura!) tanto che la sensazione affettiva rasenta l’incandescenza, innamorarsi è quasi la norma, appartiene all’inevitabile.

 Come difendersi…ma soprattutto, perché mai difendersi??? Chissenefrega di difendersi…..

 
 
 
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