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Un blog creato da Mule1968 il 17/10/2005

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The GoF: british pottery

Post n°79 pubblicato il 29 Novembre 2005 da Mule1968
 
Foto di Mule1968

E' uscito sugli schermi il quarto episodio della saga di Harry Potter, scritta dalla fattucchiera di prima classe J.K.Rowling, che da giovane è stata senz'altro una corvonero (Ravenclaw - artiglio di corvo). La acuta abilità pozionistica della Rowling, oramai da anni, fà impazzire di rabbia almeno un migliaio di cattedratici scrittori in tutto il mondo, i quali hanno scoperto, che sommando le loro pubblicazioni, non sono stati in grado di vendere un millesimo delle di lei copie; Infatti: "Or yet in wise old Ravenclaw, if you've a ready mind, where those of wit and learning, will always find their kind." E così è stato di nuovo, visto che i pronti ingegni trovano il loro ambiente naturale in questo serial; oggi è venuto il turno di Mike Newell, il primo regista inglese della saga.

Intendiamoci, dirigere un Harry Potter, non è uno scherzetto. Prima di tutto il film è già scritto, come si dice, è un film di sola "produzione"; il pubblico conosce già la storia, tutta intendo, 600 pagine and counting...e ti aspetta seduto sulla poltrona per segnare una crocetta sul dialogo che hai modificato, sul pezzo che hai tagliato e sulla scena che hai reso diversa da come si aspettavano. E non si tratta di un solo pubblico! Prima di tutto c'è il pubblico dell'Harry Potter americano, quello di Columbus, sfondi blu, personaggi sovrailluminati, impostazione favoleggiante di adulti solenni e bambini fiabeschi, dove non piove mai e dove le slitte suonano Jingle Bells. Questi sono pronti a chiedere il rimborso del biglietto qualora si ripresenti una scena con camera a mano tremolante o spunti da qualche parte una testolina mummificata parlante. Infatti il buon Alfonso (Cuaron), regista messia del povero cinema tutto contenuti (facile essere intellettuali: basta non avere budget!) ha ricevuto per il terzo episodio quella che si potrebbe definire un'offerta irrinunciabile (tipo in grado di mandare in pareggio il debito della costa d'avorio per un anno) ed ha, non prima di essersi sforzato di leggere almeno il terzo libro (facendoselo prestare), diligentemente svolto il compitino di riempire lo scatolotto un pò superficiale del prodotto di punta dei fratelli Warner, con le personalità del magico trio finalmente ben definite e con un respiro a polmoni spalancati su una meravigliosa, quanto ambigua scozia messicana color tabacco, dal clima incerto e dai ritmi nervosi, su questi strani studenti di college britannico in abiti borghesi, maghi, ma più simili ai babbani di quanto potrebberlo mai esserlo i babbani stessi. Dalla sua rimane la fortuna di aver avuto il libro "meglio sceneggiato" della serie e con il Jolly della "macchina del tempo" nel taschino. Ora finalmente potrà comperarsi un treppiede per le sue telecamere. Dunque, ricapitoliamo, Columbus ha definito i confini della fiaba, Cuaron ci ha presentato i personaggi come sono dentro, cosa rimane da fare? Ah si, inseriamo la saga nel contesto: dove abbiamo detto che si svolge l'azione? In gran bretagna, benissimo, ecco Mike Newell. Rari primi piani, cielo a due terzi, correzione colore solo in interni. I personaggi sono parte dell'affresco scozzese-oxfordiano di grigie colonne e verdi prati. Siamo finalmente atterrati nelle isole britanniche, e, quando campeggia l'inghilterra sullo sfondo, i personaggi parlano sottovoce, rispettosi (chi si ricorda l'uso del sonoro in presa diretta di "quattro matrimoni ed un funerale"?). Non c'è tragedia che non possa essere smussata da una bella risata, non c'è gioia che non venga interrotta prima o poi da qualche sventura., ma tutto finisce in tempo per il tè. I ragazzi sentono di avere minor fiato sul collo e si lasciano andare alla loro migliore interpretazione. Gode del maggior vantaggio Emma Watson, fino ad oggi la più "pura" potteriana, non avendo girato altri film al di fuori di quelli della saga, che gioca in casa (vive ad Oxford). I professori (tolto Malocchio, che in quanto ultimo arrivato ha goduto di un pò di attenzione) sono sullo sfondo dell'affresco. In questo ardore di britannicità, Fiennes scambia Voldemort per un personaggio shakespeariano e lo muscolarizza, lo muove, lo curva, lo tende lo fa correre; lui che doveva essere una immobile e maestosa fissa figura solenne. Sarà interessante vedere come fra due anni si affronteranno in modo credibile, questo giovanotto del 1904 tutto bicipiti, e Sir Michael Gambon, con le spalle più strette dei lobi delle orecchie, nell'atrio del ministero della magia.

 
 
 
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