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Mondo-Tecnologie

Post n°840 pubblicato il 23 Giugno 2007 da luppo2

Ibride Elettriche I veicoli ibridi-elettrici integrano un motore a combustione interna (alimentato a benzina, gasolio o etanolo) con un motore elettrico.

Etanolo Il bioetanolo è un tipo di etanolo (più comunemente detto alcol) che si ottiene soprattutto dalla canna da zucchero, dal mais, dai cereali e da altri tipi di biomassa di origine vegetale. Attualmente è il carburante alternativo più intensamente prodotto nel mondo.

Diesel e Biodiesel Il biodiesel è ottenuto da grassi di origine vegetale o animale. Per ottenerlo si utilizza un procedimento chimico chiamato transesterificazione, che richiede l’uso di alcol metilico.

Gas naturale Il gas naturale é un gas di origine fossile derivante dalla decomposizione di materiale organico; si estrae dal sottosuolo doveé presente in giacimenti spesso associati alla presenza di petrolio.

 Il Futuro Guidare macchine elettriche o a idrogeno oppure sfruttare l’energia solare?
 Normativa Come districarsi fra le varie normative europee in fatto di emissioni? E’il momento delle Euro 4, ma presto arriveranno le Euro 5. Le Euro 0 non possono circolare, ma rottamarle é vantaggioso?

 
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luppo2
luppo2 il 23/06/07 alle 15:32 via WEB
Il veicoli ibridi-elettrici sono veicoli che integrano un motore a combustione interna (alimentato a benzina, gasolio o etanolo) con un motore elettrico. A differenza di quanto si possa pensare, le batteria che alimentano il motore elettrico non devono essere ricaricate collegando l'auto a una presa di corrente: questa possibilità è anzi inesistente nella stragrande maggioranza degli ibridi, che per dare energia alla componente elettrica sfruttano invece l'energia cinetica dell'auto, recuperandola in fase di frenata: presto arriveranno però anche le auto (ibride e non) da "attaccare" alla presa. Alcuni modelli sfruttano anche il motore a combustione interna per alimentare un generatore (in pratica un secondo motore elettrico) che alimenta il motore elettrico principale o ricarica le batterie. Negli ibridi-elettrici entrambi i motori contribuiscono alla trazione; generalmente è il motore elettrico a spingere l'auto quando la velocità si mantiene bassa, e il motore a benzina rimane spento durante le soste ai semafori. Quando serve più potenza o quando l'autonomia del motore elettrico si esaurisce, interviene quello a benzina. In questo modo le auto ibride elettriche possono offrire un'autonomia impossibile per i modelli alimentati esclusivamente a batterie e ottengono percorrenze eccellenti in relazione al carburante consumato. Una lunga storia Gli ibridi-elettrici non sono un'invenzione recente: tecnicamente esistono dal 1898, quando Ferdinand Porsche progettò un'auto il cui motore a benzina alimentava un motore elettrico collegato alle ruote. La vera svolta nel settore è arrivata però negli anni '90, con i modelli giapponesi Honda Insight e Toyota Prius. In particolare quest'ultima ha generato forte interesse nel pubblico, nonostante il look poco convenzionale e le funzionalità tipicamente ridotte di un modello esordiente. Dal suo debutto, nel 1997, la Prius è stata migliorata sotto tutti i punti di vista e offre oggi caratteristiche ben più avanzate. Seguendo l'esempio di Toyota, altri produttori hanno lanciato modelli ibridi: la Honda ha raffinato il suo progetto con la Civic Hybrid, la Ford ha allargato il settore anche ai SUV con la Escape e la Lexus con la RX400h ha inaugurato il mercato delle ibride a trazione integrale: il motore elettrico si occupa di fornire trazione alle ruote posteriori, eliminando la necessità del differenziale. Vantaggi anche per l'ambiente Il minore consumo di carburante fossile consente alle auto ibride percorrenze per litro ben superiori a quelle tradizionali; in questo modo le emissioni generali di elementi inquinanti sono drasticamente ridotte, specie nel ciclo urbano dove le auto ibride possono beneficiare anche dello spegnimento del motore a combustione interna nelle soste nel traffico. L'impatto globale è ancora tuttavia limitato, perché le auto ibride sono ancora un fenomeno di nicchia: nel 2005 negli Stati Uniti, il primo mercato per questo tipo di vetture, ne sono state vendute poco più di 200mila. Imparando dagli ibridi elettrici Alcune delle caratteristiche dei veicoli ibridi elettrici potrebbero in futuro venire integrate dai normali veicoli con motore a combustione interna, creando una nuova categoria di "semi-ibridi". Ad esempio, potrebbe essere recuperata l'energia cinetica del veicolo in frenata per alimentare alcuni sistemi elettrici, come l'aria condizionata. In alternativa, la funzione di spegnimento del motore ad auto ferma potrebbe essere utilizzata anche in presenza del solo motore a benzina o diesel, con evidente risparmio sia in termini di consumi che di impatto ambientale.
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luppo2
luppo2 il 23/06/07 alle 15:33 via WEB
Il bioetanolo è un tipo di etanolo (più comunemente detto alcol: è lo stesso che si trova nelle bevande alcoliche) che si ottiene soprattutto dalla canna da zucchero, dal mais, dai cereali e da altri tipi di biomassa di origine vegetale. Attualmente il bioetanolo è il carburante alternativo più intensamente prodotto nel mondo (42 milioni di litri già nel 2004) e nei paesi in cui è presente un avviato programma di distribuzione e utilizzo (Brasile, Argentina, Svezia, Colombia, Cina e Stati Uniti) circolano già decine di milioni di veicoli che ne fanno uso. Il motore FlexFuel Sebbene qualsiasi motore a benzina di recente produzione sia in grado di sopportare una miscela contenente fino al 10% di bioetanolo, l'uso di questo carburante è associato a una tecnologia chiamata "Flex" (dal termine "flexible", cioè flessibile). Le auto con motore Flex possono essere alimentate con l'E85, la più diffusa delle miscele a base di bioetanolo, contenente l'85% di etanolo e il 15% di benzina. Esistono tuttavia modelli in grado di accettare anche carburante composto esclusivamente di etanolo (chiamato E100) o un ventaglio di varietà differenti di miscele: ad esempio la Fiat produce un modello, la Fiat Siena Tetra, in grado di accettare benzina, etanolo puro, E25 (25% etanolo e 75% benzina) e gas naturale. E' venduta in Brasile, paese leader nel campo del bioetanolo, dove il 73% delle auto vendute nel 2005 avevano un motore Flex, e dove l'utilizzo di biocarburanti è così diffuso che nei distributori non è più offerta la benzina in forma pura. Per accettare il bioetanolo occorre predisporre il motore direttamente in fase di produzione dell'auto, ma il costo per il produttore è irrisorio, circa 200 euro; stanno inoltre prendendo piede, soprattutto negli USA, dei kit fai-da-te economici che consentono l'uso dei biocarburanti su normali motori a benzina senza alcun rischio. Per le stazioni di servizio l'investimento è più sensibile: per aggiungere la colonnina del biocarburante servono dai 20 ai 40mila euro. Prestazioni top L'uso del bioetanolo comporta, al contrario di quanto si potrebbe pensare, dei vantaggi in termini di prestazioni del motore, per via di un numero di ottani (circa 105) maggiore della benzina comune (circa 95). Per questo motivo, ad esempio, la sportivissima Koenigsegg CCX produce circa 900 cavalli quando alimentata con biocarburanti rispetto agli 806 della benzina verde. Nel campionato rally svedese circa il 30% delle vetture utilizza E85, e da quest'anno anche il corrispondente campionato gran turismo utilizzerà l'etanolo. Negli Stati Uniti, la IndyCar Series utilizza da questa stagione una miscela composta al 98% da etanolo e al 2% da benzina, e un simile passo sembra sarà presto compiuto anche nella serie NASCAR. L'Europa si adegua Oggi sono diversi i produttori che propongono in listino auto con motore Flex, tra cui Chevrolet, Fiat, Ford, Peugeot, Renault ,Volkswagen, Honda, Mitsubishi, Toyota e Citröen. Negli Stati Uniti, la cui rete distributiva offre già circa 1000 distributori di biocarburanti, i veicoli di questo tipo sono già più di 5 milioni, anche se si stima che soltanto l'1% di essi venga costantemente alimentato con E85. In Europa l'avanzata del bioetanolo è stata più lenta, e attualmente soltanto la Svezia ha un programma attivo e ben avviato. Esistono tuttavia piani concreti per allargare l'offerta di modelli e per ampliare la rete distributiva dei biocarburanti anche nel vecchio continente. Uno di questi è il progetto BEST (Bioethanol for Sustainable Transport), avviato dalla Comunità Europea in collaborazione con Brasile e Cina: prevede l'introduzione di 10 500 auto con motore Flex e 160 autobus a bioetanolo, e la costruzione di 148 stazioni di rifornimento, (135 per l'E85 e 13 per l'E95). In Italia il progetto BEST coinvolge la città di La Spezia, dove si prevede la costruzione di 3 stazioni di rifornimento e l'introduzione di 100 auto flex (10 a carico del comune e 90 di piccole e medie imprese). Investimenti per il futuro Francia e Inghilterra sembrano particolarmente interessate a investire nel bioetanolo: il governo britannico ha appena stanziato 250 milioni di sterline per avviare la produzione locale del biocarburante, con un obiettivo annuale di 400 milioni di litri. Oltralpe è invece da poco partita una campagna per la distribuzione dell'E85, che prevede l'adeguamento di almeno 500 stazioni di rifornimento entro la fine dell'anno. E i produttori rispondono: sono già disponibili sul mercato diversi modelli Flexfuel, dalla 206 alla C3, e altri marchi si affacciano su questo mercato, in particolare Ford, Volvo e Saab. E l'Italia? Fiat è in prima linea nel settore e già produce, per il mercato sudamericano, diversi modelli Flex: Mille, Palio, Siena, Strada, Doblò, Idea e Stilo. Nel nostro paese probabilmente non arriveranno, ma è invece già una realtà la Multipla Multieco, che può funzionare a benzina, metano, E85 e metanolo. Anche se da noi le colonnine di E85 sono ancora un miraggio.
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luppo2
luppo2 il 23/06/07 alle 15:34 via WEB
Cos'è Il biodiesel è un biocombustibile ottenuto da grassi di origine vegetale (soprattutto colza e girasole) o animale. Per ottenerlo si utilizza un procedimento chimico chiamato transesterificazione, che richiede l'uso di alcol metilico. Per questo motivo il biodiesel non va confuso con gli oli vegetali come, appunto, l'olio di colza allo stato puro, anch'essi talvolta impiegati come carburanti in alcuni veicoli diesel. Rispetto al gasolio, il biodiesel non è esplosivo: ha un "flash point" di 150°C contro i 64°C del gasolio; tuttavia ha un numero di cetano (l'indicatore del comportamento in fase di accensione) superiore, perciò una volta immesso nel motore di incendia più facilmente. E' interamente biodegradabile e atossico, e migliora anche la lubrificazione delle parti interne del motore, tanto che viene spesso utilizzato come additivo del normale gasolio, specie in quei carburanti "ecologici" poveri di zolfo che hanno perso parte del loro potere lubrificante originale. Una storia antica Già nel 1853 venne per la prima volta sperimentata la transesterificazione, il procedimento con cui oggi si ottiene il biodiesel. Rudolf Diesel, nei primi del '900, dimostrò il suo motore utilizzando olio di arachidi e si disse poi convinto della validità degli oli vegetali come alternativa ai derivati del petrolio. Nel corso degli anni '90 la produzione industriale di biodiesel ha iniziato a prendere piede in Europa, specie in Francia dove molti mezzi del trasporto pubblico utilizzano una miscela di gasolio composta al 30% da biodiesel. Il biodiesel può essere utilizzato in forma pura soltanto nei motori che lo prevedono esplicitamente; tra quelli di produzione recente, quasi tutti accettano il biocombustibile. Quelli non predisposti (generalmente di produzione precedente al 1997) necessitano di piccole modifiche. In concentrazioni inferiori al 100% è invece utilizzabile in qualsiasi motore diesel. Impatto ambientale Il biodiesel è un carburante pulito: le emissioni di anidride carabina si riducono dell'80% e quelle di ossido di carbonio di circa la metà. Completamente eliminate le emissioni di idrocarburi aromatici e diossido di zolfo, non presenti nei materiali di origine, e fortemente ridotte (fino al 70%) quelle delle polveri sottili o PM10. L'unico valore svantaggioso rispetto al gasolio è quello relativo ai NOx (gli ossidi di azoto), sostanze inquinanti dell'atmosfera che, tra l'altro, danno origine alle piogge acide. In Italia è poco usato Il mercato del biodiesel in Italia copre soltanto l'1,5% di quello complessivo del gasolio, e non esistono distributori che offrano il biocombustibile puro. In alcuni tipi di gasolio "ecologico" il biodiesel è comunque presente come lubrificante, in concentrazioni pari al 5% circa. Il problema è che per utilizzarlo in forma pura, secondo la legge italiana, occorrerebbe assoggettarlo alle normali accise sul carburante, rendendone il prezzo proibitivo; alla produzione, infatti, il biodiesel è ancora piuttosto caro. Sono tuttavia in corso progetti di eliminazione delle accise e di incentivazione alla produzione, soprattutto per introdurre il biodiesel nel mercato delle caldaie da riscaldamento che potrebbero utilizzarlo senza problemi e con un notevole impatto positivo sull'ambiente. Il futuro è nella alghe La diffusione del biodiesel è frenata da problemi relativi alla produzione, che ha costi alti e richiede grandi spazi di coltivazione. Una soluzione potrebbe arrivare dalle alghe, che secondo alcuni recenti studi garantirebbero la produzione di olio per biodiesel in quantità eccezionali, fino a 10mila galloni per acro. Per confronto, l'attuale coltivazione leader per la produzione di olio è la palma, che tuttavia garantisce soltanto 635 galloni per acro.
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luppo2
luppo2 il 23/06/07 alle 15:36 via WEB
Il gas naturale è un gas di origine fossile derivante dalla decomposizione di materiale organico; si estrae dal sottosuolo dove è presente in giacimenti spesso associati alla presenza di petrolio. Dato che è composto al 90% da metano viene comunemente chiamato così, anche se contiene anche piccole percentuali di etano, propano, butano, pentano, elio e alcuni agenti contaminanti (mercurio, solfuro di idrogeno), che vanno rimossi prima dell'utilizzo. In assenza di questi elementi il gas naturale non è tossico, è incolore e inodore; ecco perché per gli usi domestici viene miscelato a un gas dall'odore sgradevole che consente di percepirlo. Non va confuso con il GPL (gas di petrolio liquefatto), il cui componente principale è il propano. Il gas naturale viene oggi utilizzato per molteplici scopi, dalla produzione di energia elettrica al riscaldamento; è lo stesso tipo di gas che arriva nelle nostre case per cucinare e scaldare l'acqua. In Italia, il consumo di gas naturale è pari a oltre 80 miliardi di metri cubi all'anno, la maggior parte dei quali sono importati da nazioni estere (Algeria, Russia, Olanda). Tuttavia, soltanto l'1% è destinato all'autotrazione. L'uso per autotrazione Il gas naturale viene stivato a bordo delle auto predisposte in bombole, ad una pressione di circa 220 bar (sensibilmente superiore ai 6-7 bar del GPL). Il meccanismo e i tempi di rifornimento non sono dissimili da quelli della benzina, con la sola differenza che nei mesi più caldi il gas tende a essere meno denso e si dovrà quindi caricare una maggiore quantità per ottenere la stessa autonomia. Con un pieno da 20kg di metano, per il quale sono necessarie due bombole, si percorrono fino a 450/500 chilometri, al costo di circa 16-18 euro a pieno. Dato l'alto numero di ottani (120), il metano garantisce al motore una migliore efficienza, consentendo percorrenze medie superiori a quelle della benzina: un kg di metano corrisponde grossomodo a 1,5 litri di benzina. Agevolazioni per chi lo sceglie Il parco auto a gas naturale circolante in Italia è pari a circa 450mila vetture, e ogni anno vengono installati quasi 40mila nuovi impianti. Trasformare l'auto a metano è infatti un'operazione piuttosto semplice e favorita da agevolazioni finanziare (periodo 2007-2009, 50 milioni di euro l'anno stanziati dalla finanziaria): 350€ se si adatta un motore Euro 0 o Euro 1, 650€ per auto nuove modificate entro tre anni dall'immatricolazione. Il costo dell'operazione varia da circa 1400 a circa 2400 euro a seconda del tipo di veicolo (in tutti i casi si deve però partire da modelli a benzina). La rete distributiva consta oggi di oltre 500 punti vendita, in fase di forte espansione; sono tuttavia poco diffuse le colonnine di metano sui tratti autostradali, dove se ne contano meno di una decina. Nessun pericolo Le auto a metano sono sicure: non bisogna farsi spaventare dalla pressione di 220 bar delle bombole: il metano, essendo più leggero dell'aria, si disperde molto facilmente in caso di perdite e non genera accumuli. Gli impianti sono collaudati per resistere a pressioni superiori a 300 bar e agli urti, garantendo una perfetta tenuta anche in caso di gravi anomalie. Per questi motivi alle auto con bombole di gas naturale è consentito l'utilizzo dei parcheggi sotterranei, possibilità negata ai modelli a GPL. Le bombole vanno revisionate per legge ogni quattro anni e sono differenti (e incompatibili) rispetto a quelle delle auto a GPL; l'operazione è gratuita così come l'eventuale sostituzione di una bombola malfunzionante (eccettuata la manodopera). Molta scelta Oltre alla modifica "after market", oggi è possibile acquistare diversi modelli di auto già predisposte per il metano; spesso si tratta di auto bi-fuel, che offrono cioè anche un serbatoio aggiuntivo per la benzina (in genere di 30-40 litri) per aumentare l'autonomia e garantire l'esercizio anche in caso di non reperibilità di un distributore di metano. Fiat è in prima linea nel settore e offre con questa soluzione Multipla, Punto e Doblò e Ducato. Da quest'anno è disponibile anche una versione bi-fuel della Panda, la "PandaPanda". Anche altri produttori dispongono di modelli a metano: ottime le vendite fatte registrare dalla Opel Zafira EcoM, una delle prime auto europee alimentate a gas naturale; oggi è affiancata da un modello di Astra Station Wagon. Renault ha in listino una versione bi-fuel del suo Kangoo, mentre Volvo offre diversi dei suoi modelli in versione bi-fuel benzina-metano.
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