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Musica e...

Post n°3 pubblicato il 10 Gennaio 2008 da SPINNER_DVLT

CONSIDERAZIONI

Eccomi
qua in piedi con uno strano cappello e una strana toga fluente, sul
punto di fare qualcosa che non faccio molto spesso, cioè parlare in
pubblico. Mi sto domandando comè è successo che io sia arrivato fin
qui. Devo dire di essere un pò nervoso. Potrebbe apparirvi strano, per
uno il cui stile di vita è quello di suonare negli stadi, ma io spesso
sto nel mezzo di uno stadio pieno di gente e mi domando la stessa cosa:
Come diavolo ho fatto a finire qui?.




La risposta è semplice: sono un musicista, e per qualche ragione
non ho mai avuto altre ambizioni se non quella di essere un musicista.
E dunque, per spiegarmi meglio, comincerò dall'inizio. Il mio
primissimo ricordo coincide con una reminiscenza di tipo musicale. Mi
vedo seduto ai piedi di mia madre mentre lei suona il pianoforte. Si
trattava di un pianoforte verticale con i pedali di ottone consumati, e
quando mia madre suonava uno dei suoi tanghi sembrava essere
trasportata in un altro mondo: i piedi che dondolavano ritmicamente fra
i pedali di alto e basso, le braccia che andavano su e giù seguendo le
cadenze irregolari del tango, gli occhi concentrati sopra lo spartito
di fronte a lei.




Per mia madre, suonare il piano rappresentava l'unico momento nel
quale io non ero al centro del mondo, l'unico momento nel quale mi
ignorava. Così appresi qualcosa di significativo, cioè che in quelle
occasioni veniva messo in atto un importante rituale. Suppongo che si
trattasse della mia iniziazione a una sorta di mistero: il mistero della musica.





Cominciai quindi ad aspirare al pianoforte e a passare ore martellando
su di esso sequenze atonali nell'illusione che, se avessi insistito
abbastanza a lungo, il mio rumore sarebbe divenuto musica. Tuttora
lavoro sotto l'effetto di questa illusione. Mia madre,
disgraziatamente, mi ha dato l'orecchio fino di un musicista, ma le
mani di un idraulico. Comunque, fummo costretti a vendere il pianoforte
allo scopo di risolvere un buco finanziario, e la mia carriera di
compositore di musica dodecafonica fu pietosamente troncata sul
nascere.




Soltanto quando uno dei miei zii emigrò in Canada, lasciandosi
dietro una vecchia chitarra spagnola con cinque corde arrugginite, le
mie dita goffe ed enormi trovarono un rifugio musicale, e io scoprii
quella che sarebbe diventata la mia migliore amica. Laddove il
pianoforte mi era sembrato inconprensibile, con la chitarra fui capace
di fare musica quasi istantaneamente, e melodie, accordi, strutture
della canzone cominciarono a formarsi subito sulle punte delle mie
dita. Per qualche motivo, potevo ascoltare un brano alla radio e poi
provare a suonarlo in maniera passabile. Era un miracolo. Trascorsi
ore, giorni, mesi solo a suonare, esultando nel miracolo, e
probabilmente facendo ammattire i miei genitori. Ma in primo luogo era
stata colpa loro. La musica è una mania, una religione e una malattia: non esiste cura, non c'è antidoto. E io ero diventato fanatico.





C'era solo una stazione radio in quel tempo in Inghilterra, la BBC, e
si potevano ascoltare i Beatles e i Rolling Stones insieme a pezzi di
Mozart, Beethoven, Glenn Miller, e anche musica blues. Questa fu la mia
eclettica educazione musicale, integrata dalla collezione di dischi,
appartenente ai miei genitori, di Rodgers e Hammerstein, Lerner e
Loewe, Elvis Presley, Little Richard e Jerry Lee Lewis; ma fu solo
quando entrarono in scena i Beatles che compresi di potermi, forse,
guadagnare da vivere con la musica. I Beatles venivano dalla mia stessa
classe sociale, quella degli operai; erano inglesi, e Liverpool non
sembrava più stravagante o più romantica della mia città natale.




Così, da compagna della mia solitudine, la chitarra si trasformò in
un mezzo d'evasione. Non ho ricevuto una formazione musicale
convenzionale, perciò suppongo di avere avuto successo grazie a una
combinazione di cieca fortuna, scarsa abilità e tendenza a rischiare
sull'onda della curiosità. Anche adesso agisco allo stesso modo,
sebbene la curiosità per la musica non sia mai interamente soddisfatta.
Si possono riempire biblioteche con tutto quello che non conosco
riguardo alla musica: c'è sempre qualcosa in più da imparare.




Oggigiorno i musicisti non rappresentano, agli occhi della società,
modelli di comportamento particolarmente rassicuranti, anzi possiamo
dire di non godere di una buona reputazione. Donnaioli, alcolisti,
tossicomani, persone prive di mezzi di sostentamento, evasori fiscali.
E non sto parlando solo dei musicisti rock. Anche i musicisti classici
hanno la stessa cattiva reputazione. E i musicisti jazz, meglio
dimenticarli! Ma quando osservate un musicista suonare, quando lui o
lei entrano in quel mondo musicale privato, spesso vedete un bambino
intento a giocare, innocente e curioso, pieno di meraviglia per ciò che
può essere adeguatamente descritto solo come un mistero, perfino un
sacro mistero.




Qualcosa di profondo, qualcosa di strano, allo stesso tempo gioioso
e triste. Qualcosa d'impossibile da spiegare con le parole. Voglio
dire, cosa potrebbe tenerci a suonare scale e arpeggi ora dopo ora,
giorno dopo giorno, anno dopo anno? è forse qualche vaga promessa di
gloria, denaro, o fama? O è qualcosa di più profondo? I nostri
strumenti musicali ci collegano a questo mistero, e un musicista
manterrà un simile senso di meraviglia fino al momento della morte.
Ebbi il privilegio di passare del tempo con il grande arrangiatore Gil
Evans nell'ultimo anno della sua vita, e costui era sempre in ascolto,
sempre aperto a nuove idee, sempre disponibile alla meraviglia della
musica. Sempre un bambino pieno di curiosità.




Così eccoci qua, oggi, nelle nostre toghe con i nostri diplomi, i
nostri titoli di studio: alcuni solamente onorari, altri diligentemente
guadagnati. Abbiamo imparato a fondo le leggi dell'armonia e le norme
del contrappunto, le tecniche dell'arrangiamento e dell'orchestrazione,
dello sviluppo di temi e motivi ritmici. Ma qualcuno di noi sa
realmente che cos'è la musica? è semplicemente fisica? Matematica?
L'argomento di una romanza? Commercio? Perchè è così importante per
noi? Qual è la sua essenza? Non pretendo certo di saperlo. Ho scritto
centinaia di canzoni, le ho pubblicate e sono entrate in classifica, ho
ricevuto alcuni Grammy e possiedo abbastanza prove scritte da
dimostrare che sono, in buona fede, un affermato compositore.




Tuttavia, se qualcuno mi domanda come faccio a scrivere canzoni,
devo dire che davvero non lo so. Non so proprio da dove vengano. Una
melodia è sempre un dono proveniente da qualche altro posto. Devi solo
imparare a essere grato, e pregare affinchè quel dono ti arrivi di
nuovo qualche altra volta. Succede lo stesso con i testi delle canzoni:
non puoi scrivere una canzone senza metafore. Puoi meccanicamente
comporre versi, cori, intermezzi, mezze ottave, ma senza una metafora
centrale non ottieni niente. Spesso mi chiedo: da dove vengono le
melodie? Da dove vengono le metafore? Se si potesse comprarle in un
negozio, sarei il primo in coda, credetemi. Passo molto del mio tempo
cercando questi misteriosi beni, cercando ispirazione.





Paradossalmente comincio a credere nell'importanza del silenzio nella musica.
Il potere del silenzio dopo un frase musicale, per esempio: il
drammatico silenzio dopo le prime quattro note della Quinta Sinfonia di
Beethoven, o lo spazio fra le note di un assolo di Miles Davis. C'è
qualcosa di molto specifico in relazione alla pausa nella musica.
Togliete il piede dal pedale e prestate attenzione. Mi chiedo se, come
musicisti, la cosa più importante che facciamo non sia semplicemente di
creare un'impalcatura per il silenzio, e se il silenzio stesso non sia
quel mistero che sta nel cuore della musica. è forse il silenzio la più
perfetta forma musicale? Scrivere canzoni è la sola forma di
meditazione che conosco. Ed è soltanto nel silenzio che ci vengono
offerti i doni della melodia e della metafora.

Noi persone del mondo moderno raramente sperimentiamo il silenzio
puro, è quasi come se cospirassimo per evitarlo. Tre minuti di silenzio
ci appaiono come un tempo molto lungo, poichè siamo costretti a fare
attenzione a quelle idee e a quelle emozioni per le quali non troviamo
quasi mai momenti idonei. Per qualcuno tutto ciò è spaventoso.





Il silenzio disturba. Disturba perchè rappresenta la lunghezza d'onda dell'anima.
Se non lasciamo alcuno spazio nella nostra musica ed anch'io sono
colpevole come chiunque altro a questo riguardo, priviamo il suono che
creiamo di un contesto determinante. Spesso è la musica nata
dall'ansietà a creare una maggiore ansietà, quasi come se avessimo
paura di lasciare dello spazio. La grande musica si trova tanto nello
spazio fra le note quanto nelle note stesse: una battuta di pausa è
significativa quanto la battuta di biscroma che la precede. Quello che
sto cercando di dire è che se qualcuno mi chiede se sono religioso, io
rispondo sempre: 'Sì, sono un devoto musicista'.




La musica mi mette in contatto con qualcosa oltre l'intelletto,
qualcosa di ultraterreno, qualcosa di sacro. Come può succedere che
certi tipi di musica ci spingano alle lacrime? Perchè talvolta la
musica è indescrivibilmente bella? Non mi stanco mai di ascoltare
l'Adagio per archi di Samuel Barber, o la Pavana di Faurè, o un pezzo
come Dock of the Bay di Otis Redding. Queste opere mi parlano
nell'unico linguaggio religioso che posso capire, mi fanno scivolare in
uno stato di profonda meditazione, o di meraviglia. Ed esse mi rendono
silenzioso.




E' molto difficile spiegare la musica con le parole, poichè queste
ultime risultano superflue rispetto al potere astratto della musica.
Possiamo modellare le parole fino a farle diventare poesia in modo che
esse vengano comprese come viene compresa la musica, ma in tal caso le
parole aspirerebbero solo a raggiungere quella condizione dove la
musica già si trova. La musica è probabilmente il più antico rito religioso.
I nostri antenati usavano la melodia e il ritmo allo scopo di attingere
al mondo spirituale per realizzare i loro propositi, per cercare di
dare un senso all'universo. I primi sacerdoti erano probabilmente
musicisti, le prime preghiere probabilmente canti. Così ciò che sto
tentando di dire è che, come musicisti, sia che raggiungiamo un grande
successo esibendoci di fronte a migliaia di persone ogni sera, sia che
ci dobbiamo accontentare di suonare in bar e in piccoli club, o anche
nel caso che il successo non ci arrida per nulla e ci tocchi far musica
per il gatto in solitudine a casa, ci stiamo pur sempre impegnando in qualcosa che può guarire l'anima, e che ci aiuterà quando siamo giù di morale.





Sia che uno guadagni un milione di dollari o neanche un centesimo, la
musica e il silenzio sono doni senza prezzo. Vi auguro di possederli
sempre. E che loro posseggano voi.





Sting (Novembre - Dicembre 1998)


estratto dal libro


In Connessione


FioriGialli Edizioni


aprile 2006

 
 
 

Post n°2 pubblicato il 04 Gennaio 2008 da SPINNER_DVLT
 
e...mi descrivo. Il mio nome? Dario, vivo da sempre il mondo dello sport: ho
praticato a livello agonistico tennistavolo, e ciclismo. Ora lo pratico solo piu per grande passione.

Dal 2000 lavoro nel mondo dell'indoor ciclyng in qualità di istuttore e presenter  della federazione per l quale collaboro, e da alcuni mesi lavoro anche nel mondo "acquatico" in qualità di istruttore.

Perchè questa smodata passione per lo sport?

Anni fa esattamente 12 mi ha salvato la vita.......è poco?
 
 
 

IL PESO E LA DIETA

Post n°1 pubblicato il 04 Gennaio 2008 da SPINNER_DVLT
 






articolo pubblicato su "La Bicicletta", ottobre 2000


di Paolo Aprilini e Maurizio Luzzi







Terminata la stagione agonistica, il rischio più
grande è quello di aumentare il proprio peso. In effetti, da un periodo
nel quale il consumo calorico è decisamente alto, grazie agli
allenamenti e alla partecipazione alle gare, nella fase di transizione,
dove le calorie bruciate sono decisamente più basse, c’è un’alta
possibilità di prendere dei chili di troppo...



Terminata la stagione agonistica, il
rischio più grande è quello di aumentare il peso. In effetti, da un
periodo nel quale il consumo calorico è decisamente alto, grazie agli
allenamenti e alla partecipazione alle gare, nella fase di transizione,
dove le calorie bruciate sono decisamente più basse, c’è un’alta
possibilità di prendere dei chili di troppo. In altri termini, il
nostro organismo ha bisogno di un certo periodo di adattamento per
adeguare il proprio metabolismo alle minori necessità richieste nel
periodo di transizione.



La sensazione di fame


La sensazione di fame rimane, nelle prime settimane di interruzione
dell’attività, come se le necessità energetiche fossero quelle del
periodo agonistico, e di conseguenza si tende a ingerire, con
l’alimentazione, una quantità di calorie superiori alle reali esigenze.
La conseguenza immediata è che cominciamo, in modo abbastanza rapido,
ad aumentare il peso corporeo a causa dell’incremento della percentuale
di grasso. In questo caso è necessario, subito dopo la fine del periodo
agonistico, seguire un regime alimentare che tenga in considerazione le
effettive calorie consumate, in modo da limitare al massimo, o da
evitare, tale spiacevole evenienza. In altre parole, nel periodo di
transizione, alla dieta utilizzata nel periodo agonistico vanno tolte
le calorie necessarie per l’attività fisica, considerando che un’ora di
ciclismo corrisponde a un consumo oscillante tra le 300 e le 500
calorie.



Una dieta equilibrata

Una dieta equilibrata consente di affrontare il periodo di preparazione
generale con un peso ponderale di uno o due chili superiori al nostro
peso forma. L’effettuazione di un’analisi della composizione corporea,
prima di cominciare la preparazione, è molto utile per verificare la
percentuale di grasso raggiunta nel corso del periodo di transizione ed
eventualmente, qualora tale percentuale fosse troppo elevata,
intervenire con un regime alimentare adeguato. Nel corso del periodo di
preparazione generale, soprattutto nella fase di potenziamento, si
evidenzia un nuovo incremento del peso corporeo, questa volta però a
causa dell’incremento della massa muscolare. In questo caso, poiché
l’aumento non ha ripercussioni sull’efficienza fisica, non è necessario
prevedere interventi di tipo dietetico.

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: SPINNER_DVLT
Data di creazione: 03/01/2008
 

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