Creato da kooskon il 31/10/2012
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New York (New York, Usa), 30 ott. (LaPresse/AP) - Wall Street riaprir domani dopo lo stop di due giorni dovuto al passaggio della super tempesta originata dall'uragano Sandy. Ad annunciarlo è la stessa New York Stock Exchange in una nota. Era dal 1888 che la Borsa statunitense non decideva una chiusura per due giorni a causa del maltempo; l'ultima volta la decisione era stata presa per via di una tempesta di neve di grandi proporzioni. Il portavoce del Nyse, Ray Pellecchia, ha inoltre precisato che l'edificio che ospita la Borsa non ha subìto danni né allagamenti. La precisazione segue le notizie erronee diffuse lunedì, secondo le quali il piano della sede di Wall Street dedicato agli scambi era allagato.
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Dopo tre anni di ottimi rendimenti, le azioni statunitensi iniziano a non essere più tanto attraenti agli occhi dei money manager che sempre in numero minore si dichiarano ottimisti sul futuro dell’azionario 2013. Nei (SNP: - ) sondaggi, infatti, i tori stanno diminuendo a favore degli orsi e non a torto: gli utili delle societ stanno rallentando, e tra default in Europa e minacce che arrivano dal Medio Oriente, Elezioni e Fiscal Cliff che rendono insicure anche le coste degli States gi flagellate dall’uragano Sandy. Eppure nonostante ciò, l’inguaribile ottimismo dei tori si manifesta anche in queste occasioni con un’aspettativa che gli analisti di Big Money vedono, per quanto riguarda il Dow Jones Industrial Average a 14.400 per l’anno prossimo.
Evidentemente le attrattive del mercato ci sono ancora, forse perchè l'economia degli Stati Uniti e del mercato azionario non sembrano così male rispetto ad altre nazioni. Tra Europa in crisi, Cina in rallentamento e Giappone che ancora deve decidere cosa fare per ritornare anche solo sui binari, allora il gioco è anche più facile, i competitor non sono poi così minacciosi. Da queste basi parte la considerazione del 40% dei money manager che ritengono gli Stati Uniti i futuri protagonisti della migliore performance di mercato in tutto il mondo nei prossimi 6-12 mesi. Solo il 16% pensa che i mercati emergenti faranno meglio, mentre il 15% punta all’Europa (vista ancora compatta e orfana colo per il 44% degli intervistati della Grecia) che nel giro di 5, massimo 10 anni potrebbe tornare ad essere competitiva, e solo il 12% sulla Cina. Ma i numeri continuano a favore dello zio Sam (Euronext: - ) con il 68% degli intervistati che prevede un rafforzamento del dollaro nei confronti dell'euro e dello yen (ma in questo caso la percentuale scende al 60%).
, Ma allora, vedendo sull’azionario, cosa si può preferire? Gli intervistati si sono equamente divisi tra AIG, Apple (NasdaqGS: - ) , Amazon.com (NasdaqGS: - ) , Bank of America (NYSE: - ) e Citigroup (NYSEArca: - ) , ma i riscontri maggiori si sono avuti per General Electric (NYSE: - ) , IBM (NYSE: - ) , JPMorgan Chase (NYSEArca: - ) e Microsoft (Hannover: - ) .
Pollice verso, invece, per Facebook e Salesforce.com. Il peggiore di tutti, invece, Sears Holdings (NasdaqGS: - ) che l’88% degli esperti ritiene in ribasso nel prossimo futuro.
Byron Snider, presidente della West Oak Capitale, a Westlake Village, California, non è d'accordo con i fan di Apple. "Sarei sorpreso se Apple rimanesse ancora a lungo su una crescita ancora forte senza steve Jobs. Innegabilmente, ciò di cui sta beneficiando è l’eredit delle sue idee. ma una volta terminata quella, gi agli sgoccioli, non potr andare oltre", sottolineando di non avere il titolo in portafoglio. Negativo anche su Bank of America. "Si sta andando ad essere impantanata in cause per il resto della mia vita", dice.
In generale, i nostri partecipanti un sacco di soldi, come la tecnologia e settori finanziari della maggior parte, con energia che arriva al terzo posto. I settori che credono far il peggio nei prossimi sei a 12 mesi sono programmi di utilit , beni di consumo ciclici e finanziari.
Jason Brady, money manager per Investment Management Thornburg a Santa Fe, Nuovo Messico è tra i dirigenti che amano titoli del settore energetico, in particolare, e 'un fan di ENI (EUREX: - ) che, pur facendo parte della squadra italiana quindi ultimamente poco stimata, ritiene particolarmente interessante sia per il dividend yield del 6% sia per i progetti di ristrutturazione a favore delle energie rinnovabili. Come il resto degli intervistati, Brady (NYSE: - ) non è entusiasta delle utility degli Stati Uniti: non c’è più un buon rapporto rischio-beneficio in considerazione dei prezzi attuali.
, Secondo il report di Big Money, a proposito dell’oro le speranze ci sono e anche particolarmente forti: in previsione di una crescita del 9% a 1.877 dollari l'oncia per il prossimo anno, non bisogna però nascondere una certa soglia di oscillazione tra i 1.821 dollari e un massimo di 1.932 dollari. Una metafora di tutto il mercato, caratterizzato da investitori nervosi proprio a causa della prolungata incertezza e della stasi dalla quale su molti fronti non si riesce ad uscire. Proprio per questo, ultimo dato da sottolineare, quasi un terzo dei CEO intervistati dal Conference Board ha riferito un ridimensionamento dei loro piani di spesa per investimenti da gennaio, mentre meno del 10% ha intenzione di aumentarli.
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ROMA (Reuters) - Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha minacciato oggi di chiedere al governo "misure straordinarie" per gestire la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti nella Capitale, che da mesi sta cercando il sito dove aprire una nuova discarica, mentre dal primo gennaio chiuder il mega-impianto di Malagrotta.
In un comunicato diffuso oggi, il ministro - che gi nei mesi scorsi aveva paventato il rischio di un'emergenza rifiuti nella Capitale come quella registrata a Napoli negli ultimi anni - ha accusato Regione Lazio, Comune e Provincia di Roma di ostacolare le soluzioni proposte dal commissario di governo per la creazione di una nuova discarica.
Per Clini, a Roma "la raccolta differenziata è ancora a livelli molto bassi" e il pretrattamento dei rifiuti copre ancora meno del 75% del totale", nonostante la Commissione europea abbia aperto una procedura di infrazione contro l'Italia per lo sversamento nelle discariche di rifiuti non trattati.
Il ministro ha anche bocciato l'ipotesi di trasferire almeno una parte dei rifiuti all'estero, come avviene da qualche mese a Napoli, affermando che "potr essere considerata solo dopo aver definito il sistema integrato di misure che dovr essere adottato per allineare Roma agli standard europei, e solo dopo avere accertato la possibilit di utilizzare temporaneamente altri impianti disponibili in Italia".
Di qui dunque la minaccia. Il responsabile dell'Ambiente "non ritiene accettabile il rischio dell'assenza di gestione dei rifiuti della capitale d'Italia", e suggerir al governo di adottare "misure straordinarie non negoziabili con la Regione e le istituzioni locali, in linea con le direttive europee e le leggi nazionali, per la gestione del ciclo integrale dei rifiuti di Roma".
Il ministero punta da tempo ad avviare a Roma un piano che prevede di portare il riciclaggio al 50% entro il 2014, rispetto all'attuale 25% scarso, col contestuale recupero dei materiali.
In discarica, secondo il programma, finirebbe soltanto il 40% dei rifiuti trattati, portando la quota del compost al 15% e quella del "recupero energetico" - cioè i rifiuti che alimentano i termovalorizzatori - al 25%.
Ma resta il problema del nuovo sito dove trasportare i rifiuti trattati. Malagrotta, una delle discariche più grandi d'Europa, utilizzata da decenni, deve chiudere ufficialmente entro la fine dell'anno, dopo numerosi rinvii: è satura (contiene oltre 36 milioni di tonnellate di rifiuti) e da tempo al centro di un'inchiesta per inquinamento delle falde acquifere, nonché di un'azione legale della Commissione Ue.
Il commissario di governo per i Rifiuti, il prefetto Goffredo Sottile, ha individuato varie localit dove realizzare il nuovo impianto, trovando però l'opposizione degli enti locali, che contestano anche l'ultima scelta, quella di un vasto terreno a Monti dell'Ortaccio, che si trova vicino a Malagrotta e che appartiene al proprietario della storica discarica.
(Massimiliano Di Giorgio)
- Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
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(ASCA) - Roma, 30 ott - ''Servono risposte positive da parte di chi ha responsabilita'. Siamo in una situazione negativa, non sto a minimizzare, o a dipingere una situazione 'rosea' che 'rosea' non e'. Ma il fatto che gli italiani dicano che abbiamo le energie e che ce la possiamo fare da soli - come emerge dall'Indagine Ipsos - vuol dire che e' un popolo non rassegnato''. Il presidente dell'Acri Giuseppe Guzzetti, risponde cosi' ai giornalisti che gli chiedono un commento sulla debacle del risparmio nel 2012. Domani infatti si celebra la ottantottesima Giornata Mondiale del Rispamio a Palazzo della Cancelleria a Roma, e i numeri presentati dalla ricerca di nando pagnoncelli presidente di Ipsos sono disarmanti. Per Guzzetti pero', ''il valore del risparmio viene conservato'' perche' gli italiani mantengono la propensione a risparmiare, il problema e' che non ci riescono, oppure ci riescmeno. E Guzzetti individua nell'evasione fiscale, nella corruzione e nell'alta burocrazia, le tre cause che contribuiscono a non rimettere in marcia la macchina della crescita. Inoltre, per il presidente dell'Acri e' fondamentale dare delle risposte sul fronte della disoccupazione giovanile e della disoccupazione che investe le fasce di eta' centrali, o mature.''Gli itlaiani che hanno risparmiato nel 2012 sono meno di quelli del 2011 - dice Guzzetti - l'uscita da questa crisi e' un elemento fondamentale perche' a questa voglia di risparmio si accompagni anche la capacita' di risparmio'', ha osservato ancora. ''I dati comunque smentiscono la negativita' o il fatalismo'', ha proseguito. Nonostante le difficolta' il 28% degli italiani riesce ancora a risparmiare, anche se il trend mostra un calo di anno in anno. ''C'e' pero' una crescita della voglia degli italiani di risparmiare: il 47% ha ancora nel risparmio un valore importante'', ha concluso Guzzetti.
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(AGI) Milano - Prysmian si e' aggiudicata una commessa da 400 milioni di euro per un nuovo sistema in cavo sottomarino che colleghera' i Balcani all'Italia attraverso l'Adriatico. Si tratta - si legge in una nota - di un'opera che rientra nel progetto 'Mon.Ita' per un nuovo collegamento elettrico con il Montenegro. Il progetto prevede la fornitura e la posa in opera di uno dei due poli del collegamento (circa 415 km di tracciato fino a 1.200 metri di profondita'), costituito da un sistema in cavo ad altissima tensione in corrente continua con potenza di 1000 MW, oltre alle opere civili specialistiche necessarie per l'intero collegamento, su territorio sia italiano che montenegrino .
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