Dopo aver messo i miei abiti abituali in guardaroba...ben riposti, in ordine cosi che se avessi voluto, li avrei potuti indossare di nuovo, m’incamminai per strade inesistenti.
Camminavo…
coperta da un cappottaccio logoro e rattoppato, con la dove una volta dovevano esserci delle tasche, due feritoie che lasciavano entrare il vento gelido, che quella sera di dicembre soffiava, incavolato su tutto e tutti.
Soffiava come fosse un demonio, costringendo cosi le poche anime passeggianti ad aggrapparsi a ciò che potevano, per non essere spazzate via come foglie in autunno.
Camminavo cosi protetta, rasentando i muri delle vecchie case di quel piccolo paese, proprio al centro di una valle, circondata da alte montagne con le cime imbiancate da nevicate abbondantemente cadute nei giorni precedenti.
Quella valle chiamata...
la valle delle lacrime...
si trovava, nel pianeta dei guerrieri di cartone, dove credo tutt’ ora si trovi
Non lasciatevi ingannare dal nome,gli abitanti di quel lontano pianeta, di guerriero hanno nulla, sono brave anime che si dedicano alla poesia, alle fantasie e alle pippe.
Non amano le guerre, amano sognare, sono un popolo di sognatori, poeti e pipparoli.
Brave anime insomma.
Veniamo a noi.
Camminavo con quel cappotto di tante misure più grande, che avvolgeva tutta la mia anima nuda, lasciando scoperto solo un ciuffo di capelli disordinati, che dal bavero alzato, usciva fuori scendendo sulle spalle fino allo zaino…che sempre portavo nei miei viaggi.
Sembravo una pannocchia matura o forse una pattumiera senza ruote, visto che una famigliola di topi affamati mi seguiva aspettando che mi fermassi e pregustando il cibo che credeva essere abbondante.
Dall’altra parte della strada, a distanza, mi seguiva gatto baffone, sornione e felice, avendomi riconosciuto e sapendo che nulla avrebbero mangiato, di farsi una scorpacciata di topi a dieta, meno indigesti e più gustosi.
Poche anime erano in giro per le viuzze di quel paese…
poche anime che camminavano svelte, a testa bassa, intenti a sognare.
Lontano…
su dalle montagne…
giungeva l’eco di canti delle streghe moderatrici che insieme ai loro colleghi danzavano intorno alla noce…la danza in onore al padron potere a cui avevano venduto l’anima.
Svoltato l’angolo della strada delle finte vergini, giunsi nella piazza del paese.
La piazza dei ciarlatani, cosi si chiamava.
Stranamente, per la sera fredda e uggiosa, affollata di tanti nessuno.
In quella piazza, non so perché, ma il vento non soffiava, cosi che una schiera di pipparoli con l’arnese pronto, le spalle appoggiate ai muri delle case, ai lati della piazza, stavano aspettando che qualche zoccola passasse, fingendo d’ascoltare le chiacchiere dei nessuno che animatamente discutevano di niente.
“Ciao”
Mi voltai, cercando di vedere chi mi salutò e cosi scorsi un cumulo di stracci nascosto dietro un cespuglio di rose piangenti.
Ecco perché si chiama valle delle lacrime.
In quella valle tutti piangono, fingendo di ridere, anche le rose piangono, fingendo di profumare.
Era Barbone, il mio amico Barbone, con cui spesso c’incontriamo girovagando per i pianeti…di quell’universo di nulla.
Le lanciai al volo un sorriso e proseguii.
Cercavo in quella piazza un marciapiedi libero dove accovacciarmi, dove stare tranquilla, appartata, a fare quello che cavolo mi pareva, quando un colpo di vento, improvvisamente uscito dalla strada dei guardoni, s’infilò sotto il cappottaccio con cui mi coprivo e lo sollevò, scoprendo cosi la mia anima nuda.
“Un culo… un culo… un culo”
Urlarono tutti
Non sapevo che anche la mia anima avesse il culo.
Velocemente, dopo aver dato uno schiaffo a quel colpo di vento che tanto aveva osato, mi coprii quel culo dell’anima e me ne tornai la da dove ero venuta….
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il 09/05/2006 alle 16:00
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