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Ne rimangono non più di 25, nella migliore delle ipotesi 34. Lo rivela l’ultimo censimento condotto sul leopardo di Amur dal WWF, dalla Wildlife Conservation Society, e dal Pacific Institute of Geography dell’Accademia delle Scienze russa. “Conta poco sapere esattamente quanti esemplari siano rimasti - commenta Massimiliano Rocco, responsabile del Programma specie del WWF Italia – 25 o 34 è la stessa cosa: si tratta comunque di un numero troppo esiguo che non garantisce la continuità della specie. Per mettere al riparo il leopardo di Amur dall’estinzione ci vorrebbe una popolazione di almeno 100 esemplari capace di mantenere la vitalità della specie per l’immediato futuro”.
Il leopardo di Amur è la sottospecie più settentrionale di leopardo: si nutre di caprioli, cervi sika, lepri, tassi e piccoli roditori. E’ un animale solitario con abitudini prevalentemente notturne. All’origine della decimazione di questa specie, ancora una volta la perdita di habitat, i cambiamenti climatici e il bracconaggio. La distruzione delle foreste, in particolare, ha decretato la condanna di questo magnifico felino che nell’età adulta ha bisogno di almeno 500 chilometri quadrati di sana foresta popolata di ungulati, compreso il cervo (la stessa superficie può ospitare da 2 a 4 femmine e i loro cuccioli).
Per salvare il leopardo di Amur sarebbe necessario costituire di un’area protetta che abbia il rango di Parco nazionale. E’ quanto il WWF chiede alle autorità competenti russe, non semplicemente per salvare una meraviglia della natura, ma perché perdere un grande predatore dissolve ogni equilibrio ecologico. Forse sono questi i motivi per i quali la specie è completamente scomparsa dalla penisola coreana e dal nord-est della Cina. All’inizio del secolo scorso il leopardo di Amur era abbastanza comune nell’area meridionale di Sikhote-Alin ed in alcune zone intorno al Lago di Khanka. Ora la sua presenza si è ridotta nel sud-ovest di Primorye. Per censire la specie sono stati esplorati circa 5.000 chilometri quadrati di territorio ai confini di Russia, Cina e Nord-Korea, nel sudest della regione Primorye. Sono state cercate le tracce lasciate dal felino nel terreno e sulla neve e l’analisi delle dimensioni di queste, della forma e delle altre caratteristiche ha permesso ai ricercatori di determinare gli spostamenti dell’animale.
La squadra del WWF era formata da 35 detective che hanno lavorato in 158 sezioni di territorio esplorato. “L’analisi delle impronte lasciate sulla neve è uno dei metodi più attendibili per il monitoraggio della specie e questa ci fa capire come la sopravvivenza di questa specie sia ormai in bilico ha dichiarato il dr. Dale Miquelle, direttore del programma russo della Wildlife Conservation Society e già coordinatore del censimento precedente.
Ma per comprendere le ragioni di questo collasso della specie è necessario approfondire l’ecologia del predatore, utilizzando anche tecniche più avanzate, come l’installazione di fotocamere camere nascoste, il radiotracking insieme a ricerche genetiche e veterinarie. Il censimento del 2007 aveva scoperto 7-9 esemplari maschi, 3-7 femmine senza piccoli, 4 femmine con piccoli, 5-6 cuccioli ed altre 6-8 tracce indefinite, per un totale di 25-34 esemplari. Questi dati sono stati comparati con quelli del 2003: 9 maschi, 7 femmine senza cuccioli, 4-5 femmine con cuccioli, 4-5 cuccioli in tutto e 4 indeterminati per un totale di 28-30. Dai dati del 2000 invece risultavano 4-5 maschi, 8-9 femmine con cuccioli, 1-2 femmine con cuccioli, 1-3 in tutto e 8-9 non definiti per un totale di 22-28.
"Conosco bene l'area dove vive il leopardo dell'Amur - ha detto il Presidente del WWF, Fulco Pratesi - . Ho parlato con i guardiani delle varie riserve (sopratutto Kedrovaia Pad ai confini con Cina e Corea) e ho fotografato una tana. Un bravo ricercatore del luogo ha anche delle belle foto scattate con rudimentali macchine fotografiche. E' importante muoversi".
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