Post n°28 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da giusy166
Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d'inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi |
Post n°27 pubblicato il 22 Gennaio 2009 da giusy166
10 cose che in questo momento vorresti poter dire a dieci diverse persone (senza fare nomi)
9 cose che non sapete di me * Mi piace andare in spiaggia e leggere, soprattutto nei pomeriggi primaverili
* Fammi pensare di essere una mission impossible (tu, io so di esserlo) 7 cose a cui penso spesso 6 cose che vorrei non aver mai fatto
* Che curi poco la sua igiene 4 cose che mi eccitano in un uomo * Uno sguardo intrigante 3 smiley che descrivono la tua vita * :A 2 cose da fare prima di morire * Un safari in Africa 1 segreto
|
Post n°25 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da giusy166
“L'intera Sicilia è una dimensione fantastica. Come si fa a viverci senza Immaginazione?” (Leonardo Sciascia)
«"[…]Vi è una Sicilia “babba”, cioè mite, fino a sembrare stupida; una Sicilia “sperta”, cioè furba, dedita alle più utilitarie pratiche della violenza e della frode. Vi è una Sicilia pigra, una frenetica; una che si estenua nell’angoscia della roba, una che recita la vita come un copione di carnevale; una, infine, che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio… Tante Sicilie, perché? Perché la Sicilia ha avuto la sorte ritrovarsi a far da cerniera nei secoli fra la grande cultura occidentale e le tentazioni del deserto e del sole, tra la ragione e la magia, le temperie del sentimento e le canicole della passione. Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo per chi ci è nato dura poco l’allegria di sentirsi seduto sull’ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino. Capire la Sicilia significa dunque per un siciliano capire se stesso, assolversi o condannarsi. Ma significa, insieme, definire il dissidio fondamentale che ci travaglia, l’oscillazione fra claustrofobia e claustrofilia, fra odio e amor di clausura, secondo che ci tenti l’espatrio o ci lusinghi l’intimità di una tana, la seduzione di vivere la vita con un vizio solitario. L’insularità, voglio dire, non è una segregazione solo geografica, ma se ne porta dietro altre: della provincia, della famiglia, della stanza, del proprio cuore. Da qui il nostro orgoglio, la diffidenza, il pudore; e il senso di essere diversi. […]Ogni siciliano è, di fatti, una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Così come l’isola tutta è una mischia di lutto e di luce. Dove è più nero il lutto, ivi è più flagrante la luce, e fa sembrare incredibile, inaccettabile la morte. Altrove la morte può forse giustificarsi come l’esito naturale d’ogni processo biologico; qui appare come uno scandalo, un’invidia degli dei. Da questa soperchieria del morire prende corpo il pessimismo isolano, e con esso il fasto funebre dei riti e delle parole; da qui nascono i sapori cupi di tossico che lascia in bocca l’amore. Si tratta di un pessimismo della ragione, al quale quasi sempre s’accompagna un pessimismo della volontà.[…] Il risultato di tutto questo, quando dall’isola non si riesce o non si voglia fuggire, è un’enfatica solitudine. Si ha un bel dire – io per primo – che la Sicilia si avvia a diventare Italia (se non è più vero, come qualche savio sostiene, il contrario). Per ora l’isola continua ad arricciarsi sul mare come un istrice, coi suoi vini truci, le confetture soavi, i gelsomini d’Arabia, i coltelli, le lupare. Inventandosi i giorni come momenti di perpetuo teatro, farsa, tragedia o Grand-Guignol. Ogni occasione è buona, dal comizio alla partita di calcio, dalla guerra di santi alla briscola in un caffè. Fino a quella variante perversa della liturgia scenica che è la mafia, la quale fra le sue mille maschere, possiede anche questa: di alleanza simbolica e fraternità rituale, nutrita di tenebra e nello stesso tempo inetta a sopravvivere senza le luci del palcoscenico. […]Non è tutto, vi sono altre Sicilie, non finirò di contarle."
(Gesualdo Bufalino)
|
Post n°24 pubblicato il 21 Gennaio 2009 da giusy166
|
Post n°23 pubblicato il 23 Dicembre 2008 da giusy166
|
I MIEI LINK PREFERITI
AREA PERSONALE
MENU
Lo baciai e fu l'ardore
del mio cuore sul suo volto.
Osai e pero' poi mi negai alla sua bocca
poiche' la passione da' e la paura toglie ardire.
Prima del'abbraccio non sapevo
quanto gli bruciasse il petto nel costato.
I MIEI BLOG AMICI
CERCA IN QUESTO BLOG
Guai a quel cuore in cui non e' ardor di passione, che non e' pazzo per l'amore d'una bella persona. Un giorno che tu abbia trascorso senza amore, non v'e' per te altro giorno piu' perduto di quello.
Inviato da: jackwiz
il 01/05/2009 alle 08:51
Inviato da: rob1942
il 04/02/2009 alle 19:29
Inviato da: giusy166
il 27/01/2009 alle 14:52
Inviato da: giusy166
il 27/01/2009 alle 14:49
Inviato da: jackwiz
il 21/01/2009 alle 20:22