I veri giornalisti non hanno padroni
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Su una cosa ha davvero ragione il direttore de Il Giornale, Mario Giordano. Nel suo caso, non è possibile parlare di paranoia. La paranoia prevede infatti che chi ne è afflitto creda davvero in quello che dice.
Nel nostro caso, invece, siamo difronte a qualcosa di molto più subdolo
e pericoloso. Siamo di fronte a mezzi di informazione che, abbandonata
ogni autonomia e libertà di pensiero, trasformano se stessi in armi improprie
per perseguire fini che con il giornalismo e con l’informazione non
hanno nulla a che vedere. In un’epoca in cui tutto è mosso e
condizionato dalla comunicazione di massa nulla, infatti, fa male e
ferisce come le parole pronunciate in una televisione o scritte su un
giornale. Ed ecco allora che, secondo uno schema non molto dissimile da
quello del ventennio mussoliniano, se qualcuno
dissente da pensiero del leader maximo, se qualcuno osa criticare, o,
cosa ancor più odiosa, dire la verità, scatta impietosa la repressione
che non è più fatta di manganelli e olio di ricino, ma di attacchi,
insinuazioni, calunnie, denigrazione che tendono a distruggere
l’avversario.
E quindi, più che giornali, sono fogli di regime di stampo sovietico
all’insegna del principio che il modo migliore per distruggere il
nemico è quello di denigrarlo,
delegittimarlo e distruggerne la reputazione e la credibilità. Questa è
l’azione che, con metodo certosino, il Giornale svolge quotidianamente. Un’azione della quale già hanno pagato il prezzo sia gli alleati, ne sanno qualcosa Fini e Casini,
quando hanno osato mettere in discussione il potere del padrone, sia
oggi con una violenza che non conosce precedenti chi, come Italia dei
Valori e Antonio Di Pietro, ha il coraggio di dire agli italiani che il Re è nudo.
Per questo è paradossale e grottesco che a parlare di atti di squadrismo sia proprio Mario Giordano lui che, da direttore de il Giornale, è stato ed è regista di veri e propri attacchi politici agli avversari del suo padrone che con il giornalismo ci sembrano davvero aver poco a che vedere.
Oggi più che mai capiamo le ragioni che spinsero Indro Montanelli al gran rifiuto. Montanelli aveva un’idea precisa del giornalismo e sapeva che i giornalisti, quelli veri, non hanno padroni.