Nicola De Maria

(AGI) - Roma, 10nov. - Non accenna a fermarsi la discesa in caduta libera del dollaro. Uno spada di Damocle sull'economia americana. Il biglietto verde finora ha aiutato la crescita delle esportazioni, consentendo una riduzione a sorpresa del deficit commerciale statunitense, ma se la svalutazione continua si rischia una crisi di fiducia di cui l'economia stessa potrebbe risentire. Gli occhi sono quindi puntati sui nuovi dati macro: la spesa al consumo, la vendita di case e soprattutto l'inflazione. Quella che si e' lasciata alle spalle e' stata sicuramente una settimana nera per la divisa a stelle e strisce. L'avversione al rischio degli investitori e il crollo della fiducia dei consumatori americani hanno spinto il dollaro in picchiata contro le principali valute, facendolo scendere ai minimi da quasi due anni contro quella giapponese, sotto quota 111 yen. Segnali allarmanti sono stati letti dai mercati anche nelle parole del numero uno della Fed, Ben Bernanke, che in un'audizione al Congresso, ha messo in guardia su un rallentamento visibile dell'economia Usa nel quarto trimestre, escludendo pero' il rischio di recessione. Parole che hanno affossato gli indici di borsa e hanno soprattutto accentuato gli squilibri sui mercati monetari. E contro i disordini dei cambi si e' pronunciato anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet che, per la prima volta, ha esplicitamente fatto capire che la banca centrale europea - che ha appena lasciato i tassi invariati al 4% - terra' conto delle valute nelle prossime decisioni di politica monetaria. Aumenta intanto il pressing sulla Fed da parte dei mercati che chiedono un nuovo taglio dei tassi a dicembre. Bernanke non si e' pronunciato ma la banca centrale Usa si trova a questo punto a un bivio: da una parte il mercato, dall'altro l'economia reale. Gli analisti di Morgan Stanley hanno scritto una nota ai clienti che serve un intervento del G7, anche solo una minaccia, per frenare la caduta del dollaro. Perche' proprio un crollo di fiducia nella moneta americana, che, come ha ricordato anche il segretario al Tesoro, Henry Paulson, resta la moneta mondiale per una ragione, sarebbe forse piu' disastroso della crisi finanziaria in corso. Per, Aurelio Maccario, capo economista di Unicredit "paradossalmente la debolezza del dollaro e' uno dei fattori che potrebbe indurre la Fed a stare ferma", a meno che, avverte , "non si verifichino eventi disastrosi sul lato della crescita".

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Vi suggerisco poi di andare a far visita ad un sito indicatomi da un mio amico...
http://www.lavoce.info/articoli/-moneta_inflazione/pagina1000112.html
con questo articolo davvero interessante...
Grazie Davide...

A presto

Niko