Creato da elsa.nightoflove il 31/05/2011

Night of love

"Se gli scrittori noir non sono assassini, non vedo perchè chi scrive racconti erotici dovrebbe essere per forza una donna poco seria ... " Elsa

 

 

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Akihabara: la notte del peccato

Post n°27 pubblicato il 31 Marzo 2012 da elsa.nightoflove

Avevo iniziato a seguire l'azienda dei miei genitori molto giovane, e compreso
praticamente subito l'importanza di prendermi cura del mio fisico e del vestire. Insomma il tono che mi ero data da sempre, con il tempo m'aveva permesso di dare l'impressione che desideravo, ed era quello di essere non solo una che sapeva il fatto suo, ma anche ponendo ben nitida la mia impronta di donna in quello che era un mercato prevalentemente maschile. Non volevo mi accogliessero come una da riverire perché facente parte del sesso debole, tanto meno perchè la figlia del padrone, ma desideravo far sentire la mia presenza e che fosse stato ben chiaro che non ero lì per essere sedotta o abbindolata,  quel pizzico aristocratico che poi mi ero cucita addosso mi aiutava sicuramente a tenere lontani quegli uomini che nel frattempo si erano ripromessi di farsi una storia con me.
Da nessuno mi ero mai fatta dare del tu, dire Signora era quasi un obbligo
prima di pronunciare il mio nome e di questo mio padre ne andava tremendamente
fiero. Del resto rimanevo nonostante i miei quarant'anni sempre la sua bambina.

Anche se avevo girato il mondo, le mie vacanze erano sempre state finalizzate
al lavoro e persino i miei amori avevano dovuto accettare sempre i miei ritmi, fatti di riunioni sino a tarda sera, partenze con solo poche ore di preavviso e sbalzi
d'umore legati all'andamento degli investimenti fatti in borsa. Non a caso le mie storie non erano mai durate oltre un paio d'anni e ultimamente nemmeno avevo più tenuto in considerazione di riprovarci.
Questo mi rendeva un pizzico acida molto probabilmente, così almeno mi respirava la stra maggioranza della gente che mi incontrava, ma mai nessuno si era preso la libertà nemmeno per gioco di farmelo notare.
Così quando una sera, stavo per chiamare il taxi dopo l'ennesima riunione terminata allo scoccare della mezzanotte, rimasi colpita dalla sparata che un funzionario mi fece davanti alla porta del mio ufficio. Nessuno mi aveva mai rivolto la parola così, men che meno finito per dirmi che "ero in gamba e degna di tutta la stima, ma che il mio fare era odioso, acido e a lui insopportabile".
E "Puoi sempre cambiare lavoro" fu l'unica cosa che riuscì a dire lasciandomelo alle spalle.
Tornando a casa, le parole di Maurizio continuarono per un po' ad
attraversarmi il cervello come lame ma poi distesa nella mia vasca decisi che
il problema era il suo e che davvero se mi trovava così odiosa avrebbe potuto
andarsene a lavorare dalla concorrenza. Il mattino seguente, mio padre
mi fece dire che doveva parlarmi e che mi aspettava nel suo ufficio il prima
possibile, pensai volesse sapere della riunione della sera prima, invece mi
spiegò che voleva partissi il giorno dopo per Tokio e che sarei dovuta rimanerci minimo un mese perché gli agganci che avevamo trovato là era meglio se iniziavamo a coltivarli da subito per evitare qualche sgambetto. Era accaduto spesso che dovessi partire per un mese, ma quando mi disse che sarebbe venuto con me pure Maurizio trovai incomprensibile la sua scelta. Non ci fu modo di replicare e così 26 ore dopo
eravamo seduti sullo stesso aereo e scambiarci le prime parole non fu per nulla
facile. Da qualche parte però si doveva pur iniziare … Maurizio decise di non
chiedermi scusa, ma dirmi con tono scherzoso che in un mese di tempo forse
sarebbe stato in grado di migliore il mio comportamento.
Che mai dovevo fare, presi la cosa in ridere e gli permisi di darmi del tu
anche se la confidenza che si era preso era già abbastanza nonostante il lei
della sera prima. Maurizio nella prima settimana di permanenza a Tokio si
propose molto bene, gentile, attento e presissimo dal lavoro quanto me,
praticamente le nostre giornate erano vissute sempre insieme e solo il dormire
e i servizi igienici ci dividevano. Ogni tanto mi aveva fatto qualche domanda
sulla mia vita privata, nel frattempo raccontato praticamente tutta la sua.
insomma la confidenza tra noi pur se lentamente stava prendendo piede. La
seconda domenica trascorsa insieme mi disse che staccare per una sera ci
avrebbe fatto solo bene e che aveva pensato di portarmi in uno di quei centri
per massaggi per poterci rilassare un po'. Adoravo i massaggi, così non mi feci ripetere l'invito e mi affidai completamente a lui - fu un bel pomeriggio, trascorso a
fare shopping in attesa che arrivassero le 19, entrammo nel centro e dopo due
ore ne uscimmo messi a nuovo completamente. Ed ora se vuoi
andiamo in albergo, ci cambiamo e ti porto prima a cena e poi in un locale di

Akihabara che desidero farti conoscere, che ne pensi?" Rispondendo prima

ancora che lo chiedessi, che mi avrebbe spiegato a cena il locale dove

voleva portarmi subito dopo. Andammo a mangiare in uno dei ristoranti migliori
e arrivati ormai a fine cena mi disse che anche se la sua opinione di me non
era cambiata ancora tanto, era certo fossi una di quelle donne curiose ed
intelligenti a tal punto da non scandalizzarmi oramai di nulla e che l'unica
cosa che desiderava mi ripetessi era che eravamo lontani dall'Italia e che
nessuno ci conosceva, pertanto dovevo vivermi quella notte per come meritava.
Quasi un'ora ci volle per arrivare al locale, ma fare tardi non sarebbe stato
un problema visto che di lavorare se ne sarebbe parlato solo nel pomeriggio
dell'indomani, insomma Maurizio aveva calcolato tutto e quindi
con serenità assaporai la città nel pieno della notte, con tutte le sue luci
ed odori.
Ad un certo punto finalmente il taxi si fermò davanti ad un locale, era
praticamente impossibile non capire che era particolare, ma solo dopo essere
entrata mi spiegò che mi aveva portata dentro ad un privè e che non dovevo
assolutamente preoccuparmi se non mi andava di fare del sesso, perché avremmo
potuto persino berci solo qualcosa e poi venircene via. Cercai di non far
notare che la cosa mi aveva un po' lasciata sconcertata, ma allo stesso tempo sapevo che non sarebbe accaduto nulla che mi avrebbe scandalizzata e che quel che mi premeva era solo non dovermi trovare con le mani di qualcuno addosso senza che lo desiderassi.
Mi portò subito al banco a bere qualcosa, era evidente che avevo bisogno di
qualcosa che mi alleggerisse dall'ingresso in quel posto. Attorno a noi si
aggiravano donne del luogo, seminude, tutte molto giovani e in attesa di un
cenno, gli uomini giapponesi invece se ne stavano quasi tutti a guardare nelle
varie stanze gli stranieri mentre si davano da fare. Vicina a Maurizio intanto
si era messa una bella Giapponese, ogni tanto lo accarezzava nella parte
intima aspettando di capire se era disposto a fare del sesso con lei. Maurizio non

era indifferente al fascino delle orientali, eppure continuava a non cedere alle

avance della donna, sino a che lei chiese se pure a me poteva interessare lei e permettersi di provarci pure con me. Feci cenno di no, ma lui le rispose che se fosse stata in grado di farmi cambiare idea l'avrebbe pagata profumatamente perché riteneva avessi bisogno di lasciarmi andare. Non se lo fece ripetere due volte, del resto era lì per fare soldi quella donna. Mise le sue mani sulle mie spalle, poi mentre io cercavo di spiegare a lui che non era il caso, iniziò a giocare con i miei capelli, sfiorando il mio collo con le labbra e qualche volta anche con la lingua mentre si avvicinava all'orecchio. Lasciarmi andare era difficile, ma allo stesso tempo quasi impossibile vista la tenacia, e appena socchiusi i miei occhi un solo attimo, lei mi prese per mano e mi portò dentro ad una stanza con pochissime luci e un letto rotondo immenso.
Cercai Maurizio con lo sguardo senza vederlo, evidentemente non ci aveva
seguite per lasciarci sole. Mi spogliò e iniziò a passarmi la lingua ovunque,
faceva ogni gesto con dolcezza e calma, ed il mio corpo dopo essersi
arreso completamente prese a dare netti segnali di incontenibile desiderio,
solo allora vidi sulla porta Maurizio mentre ci osservava e la sua mano
sfiorarsi di continuo sui pantaloni. vide che lo avevo visto e vedendo che non
mi fermavo prese a venire verso noi, si inginocchio vicino al mio viso e mi
sussurrò che dietro a quei muri v'erano diversi uomini e donne che mi stavano
guardando e masturbando perché eccitati. non so come lo guardai, so solo che poco dopo la donna lo aveva completamente denudato e portato tra noi, senza nemmeno accorgermene stavo facendo non l'amore, ma sesso a tre, tutto si svolgeva con naturalezza e solo quando lei ci lasciò soli compresi
che stavo facendo sesso lontano dall'Italia, ma che lui se ne sarebbe poi
tornato con me. Non potevo però fermare più nulla, il mio corpo era un fremito continuo e lo desiderava.
Prese a sfregarsi contro il mio corpo, le sue mani si insinuarono tra le mie
cosce con decisione, la sua lingua era instancabile e ogni mordicchiarmi sembrava un attimo prima sapere dove desideravo lo facesse e con quale intensità doveva accanirsi sulla mia carne. La donna nel frattempo era tornata da noi per dirci che
il pubblico stava gradendo il nostro giocare e che qualcuno aveva persino
chiesto se poteva partecipare. Risposi un categorico "NO" mentre Maurizio
rispondeva che avrebbero potuto solo accarezzarci. Poco dopo entrarono tre
donne e tre uomini, si inginocchiarono semi nudi ai piedi del letto, dove lui
mi stava prendendo da dietro e dicendomi in continuazione di guardarci nello
specchio che avevamo davanti. Una donna come una pantera scivolò sul letto e
prese a leccare i tacchi e le mie scarpe, mentre credo il suo lui iniziava ad
accarezzarmi le gambe e interno cosce, mentre mi possedeva avevamo mani
ovunque, e più vedeva la gente eccitata e più i suoi colpi si facevano intensi,
non lo so quante volte arrivai all'orgasmo, so solo che uscendo dal locale ero
piacevolmente sfinita. Il taxi ci stava riportando in albergo e lui per un po'
non disse nulla, aspettava
che fossi io a parlare ed era certo che lo avrei fatto prima del nostro
arrivo. ma cosa mai avrei potuto dire, cosa poteva esserci ancora da aggiungere
ad una serata simile. Bussai al vetro dell'autista, chiesi se era possibile
bere qualcosa di fresco. Uscì il carrello dello champagne nel ghiaccio
fluosforescente e dopo aver allungato a lui un calice dissi solo un banale
"grazie"
Vuoi scendere a fumare? Perché no risposi, una sigaretta ci stava bene!
Fumammo mentre il sole iniziava a sorgere e una volta risaliti in auto gli chiesi come mai avesse avuto un'idea così e specialemente perché dopo quel che pensava di me fosse stato certo che la mia reazione non sarebbe stata diversa. "vivo d'istinto" fu l'unica sua risposta, forse a pensarci bene era la più ovvia. In quel momento compresi che il mio istinto lo avevo fatto tacere da tanto e che forse avrei dovuto capire
che di solo lavoro non si vive, mi avvicinai a lui, sbottonai la sua patta e
presi ad accarezzare il suo pene, poi scesi con la bocca sulla sua erezione e liberai la mia lingua sul suo glande, assaporando ogni suo nervo e vena, la mia gola era riempita del suo prepotente desiderio e sentire la sua mano spingermi sulla testa mi eccitava da impazzire. Scendevo e salivo sul suo arnese famelica, il suo odore mi rendeva come indiavolata, più scendeva dentro alle pareti della mia bocca e più
desideravo sentirlo sprofondare sino all'ugola, mi piaceva sentire il vuoto del respiro,
quel senso di strozzatura che mi portava a dover risalire per riprendere aria,
come una ossessa continuavo a succhiarglielo, e desideravo di poter finalmente assaggiare il suo sperma dalla prima all'ultima goccia.

Il taxista aveva rallentato la corsa, io accellerato il ritmo su di lui, era ormai

questione di poco, la sua cappella stragonfia e quasi violacea annunciava l'esplosione quasi imminente della sua copiosa lavala, la sua mano a quel punto fece per farmi risalire, segno che oramai era pronto a godere, ma io non volli togliermi
da dove stavo, e nel sentire il suo liquido in gola provai la stessa
sensazione di un orgasmo, da quella sera io e Maurizio dormimmo nella stessa
camera, forse dormire non era la parola più giusta,
non tornammo più al locale, ma di certo avevamo trovato il modo per
presentarci più sereni ai nostri incontri di lavoro, qualche volta in pubblico
mi dava rientrando in Italia pure del tu, ma era nulla in confronto a quello
che mi diceva tra le lenzuola.

 
 
 
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QUESTO BLOG ...

 

racchiude una serie di racconti erotici

da me scritti, nulla di speciale direi,

tranne il fatto che è una passione che

coltivo da anni.

Ho tolto amici e la possibilità

di vedere chi mi visita per evitare

qualsiasi problema. Mi auguro solo

che le persone

che passeranno da qui, non decidano di

farmelo chiudere, ma in tal caso, avranno solo

fatto cancellare quel che poi in altre

piattaforme da anni è pubblicato.

Nulla di grave quindi, tranne la probabilità

che l'ipocrisia spesso ha la meglio e la

repressione fa spesso guardare le cose

più naturali in modo solo "sporco".

Si dice che

"nulla è osceno tranne l'interpretazione!"

siate quindi cauti a giudicare male

e se riuscite siate sufficientemente maturi

per dirvi che esistono post

molto più offensivi e subdoli

celati dietro la parola AMORE.

A chi resta dico grazie, a chi

se ne esce ... arrivederci, a chi

si scandalizza vorrei dire

"per cosi poco?" ma il poco

poi cos'è se non si sa cosa

sia la vita senza piacere?

 

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