Night of love

Akihabara: la notte del peccato


Avevo iniziato a seguire l'azienda dei miei genitori molto giovane, e compreso praticamente subito l'importanza di prendermi cura del mio fisico e del vestire. Insomma il tono che mi ero data da sempre, con il tempo m'aveva permesso di dare l'impressione che desideravo, ed era quello di essere non solo una che sapeva il fatto suo, ma anche ponendo ben nitida la mia impronta di donna in quello che era un mercato prevalentemente maschile. Non volevo mi accogliessero come una da riverire perché facente parte del sesso debole, tanto meno perchè la figlia del padrone, ma desideravo far sentire la mia presenza e che fosse stato ben chiaro che non ero lì per essere sedotta o abbindolata,  quel pizzico aristocratico che poi mi ero cucita addosso mi aiutava sicuramente a tenere lontani quegli uomini che nel frattempo si erano ripromessi di farsi una storia con me. Da nessuno mi ero mai fatta dare del tu, dire Signora era quasi un obbligo prima di pronunciare il mio nome e di questo mio padre ne andava tremendamente fiero. Del resto rimanevo nonostante i miei quarant'anni sempre la sua bambina.Anche se avevo girato il mondo, le mie vacanze erano sempre state finalizzate al lavoro e persino i miei amori avevano dovuto accettare sempre i miei ritmi, fatti di riunioni sino a tarda sera, partenze con solo poche ore di preavviso e sbalzi d'umore legati all'andamento degli investimenti fatti in borsa. Non a caso le mie storie non erano mai durate oltre un paio d'anni e ultimamente nemmeno avevo più tenuto in considerazione di riprovarci. Questo mi rendeva un pizzico acida molto probabilmente, così almeno mi respirava la stra maggioranza della gente che mi incontrava, ma mai nessuno si era preso la libertà nemmeno per gioco di farmelo notare. Così quando una sera, stavo per chiamare il taxi dopo l'ennesima riunione terminata allo scoccare della mezzanotte, rimasi colpita dalla sparata che un funzionario mi fece davanti alla porta del mio ufficio. Nessuno mi aveva mai rivolto la parola così, men che meno finito per dirmi che "ero in gamba e degna di tutta la stima, ma che il mio fare era odioso, acido e a lui insopportabile". E "Puoi sempre cambiare lavoro" fu l'unica cosa che riuscì a dire lasciandomelo alle spalle.Tornando a casa, le parole di Maurizio continuarono per un po' ad attraversarmi il cervello come lame ma poi distesa nella mia vasca decisi che il problema era il suo e che davvero se mi trovava così odiosa avrebbe potuto andarsene a lavorare dalla concorrenza. Il mattino seguente, mio padre mi fece dire che doveva parlarmi e che mi aspettava nel suo ufficio il prima possibile, pensai volesse sapere della riunione della sera prima, invece mi spiegò che voleva partissi il giorno dopo per Tokio e che sarei dovuta rimanerci minimo un mese perché gli agganci che avevamo trovato là era meglio se iniziavamo a coltivarli da subito per evitare qualche sgambetto. Era accaduto spesso che dovessi partire per un mese, ma quando mi disse che sarebbe venuto con me pure Maurizio trovai incomprensibile la sua scelta. Non ci fu modo di replicare e così 26 ore dopo eravamo seduti sullo stesso aereo e scambiarci le prime parole non fu per nulla facile. Da qualche parte però si doveva pur iniziare … Maurizio decise di non chiedermi scusa, ma dirmi con tono scherzoso che in un mese di tempo forse sarebbe stato in grado di migliore il mio comportamento.Che mai dovevo fare, presi la cosa in ridere e gli permisi di darmi del tu anche se la confidenza che si era preso era già abbastanza nonostante il lei della sera prima. Maurizio nella prima settimana di permanenza a Tokio si propose molto bene, gentile, attento e presissimo dal lavoro quanto me, praticamente le nostre giornate erano vissute sempre insieme e solo il dormire e i servizi igienici ci dividevano. Ogni tanto mi aveva fatto qualche domanda sulla mia vita privata, nel frattempo raccontato praticamente tutta la sua. insomma la confidenza tra noi pur se lentamente stava prendendo piede. La seconda domenica trascorsa insieme mi disse che staccare per una sera ci avrebbe fatto solo bene e che aveva pensato di portarmi in uno di quei centri per massaggi per poterci rilassare un po'. Adoravo i massaggi, così non mi feci ripetere l'invito e mi affidai completamente a lui - fu un bel pomeriggio, trascorso a fare shopping in attesa che arrivassero le 19, entrammo nel centro e dopo due ore ne uscimmo messi a nuovo completamente. Ed ora se vuoiandiamo in albergo, ci cambiamo e ti porto prima a cena e poi in un locale diAkihabara che desidero farti conoscere, che ne pensi?" Rispondendo primaancora che lo chiedessi, che mi avrebbe spiegato a cena il locale dovevoleva portarmi subito dopo. Andammo a mangiare in uno dei ristoranti migliori e arrivati ormai a fine cena mi disse che anche se la sua opinione di me non era cambiata ancora tanto, era certo fossi una di quelle donne curiose ed intelligenti a tal punto da non scandalizzarmi oramai di nulla e che l'unica cosa che desiderava mi ripetessi era che eravamo lontani dall'Italia e che nessuno ci conosceva, pertanto dovevo vivermi quella notte per come meritava. Quasi un'ora ci volle per arrivare al locale, ma fare tardi non sarebbe stato un problema visto che di lavorare se ne sarebbe parlato solo nel pomeriggio dell'indomani, insomma Maurizio aveva calcolato tutto e quindi con serenità assaporai la città nel pieno della notte, con tutte le sue luci ed odori.Ad un certo punto finalmente il taxi si fermò davanti ad un locale, era praticamente impossibile non capire che era particolare, ma solo dopo essere entrata mi spiegò che mi aveva portata dentro ad un privè e che non dovevo assolutamente preoccuparmi se non mi andava di fare del sesso, perché avremmo potuto persino berci solo qualcosa e poi venircene via. Cercai di non far notare che la cosa mi aveva un po' lasciata sconcertata, ma allo stesso tempo sapevo che non sarebbe accaduto nulla che mi avrebbe scandalizzata e che quel che mi premeva era solo non dovermi trovare con le mani di qualcuno addosso senza che lo desiderassi.Mi portò subito al banco a bere qualcosa, era evidente che avevo bisogno di qualcosa che mi alleggerisse dall'ingresso in quel posto. Attorno a noi si aggiravano donne del luogo, seminude, tutte molto giovani e in attesa di un cenno, gli uomini giapponesi invece se ne stavano quasi tutti a guardare nelle varie stanze gli stranieri mentre si davano da fare. Vicina a Maurizio intanto si era messa una bella Giapponese, ogni tanto lo accarezzava nella parte intima aspettando di capire se era disposto a fare del sesso con lei. Maurizio nonera indifferente al fascino delle orientali, eppure continuava a non cedere alleavance della donna, sino a che lei chiese se pure a me poteva interessare lei e permettersi di provarci pure con me. Feci cenno di no, ma lui le rispose che se fosse stata in grado di farmi cambiare idea l'avrebbe pagata profumatamente perché riteneva avessi bisogno di lasciarmi andare. Non se lo fece ripetere due volte, del resto era lì per fare soldi quella donna. Mise le sue mani sulle mie spalle, poi mentre io cercavo di spiegare a lui che non era il caso, iniziò a giocare con i miei capelli, sfiorando il mio collo con le labbra e qualche volta anche con la lingua mentre si avvicinava all'orecchio. Lasciarmi andare era difficile, ma allo stesso tempo quasi impossibile vista la tenacia, e appena socchiusi i miei occhi un solo attimo, lei mi prese per mano e mi portò dentro ad una stanza con pochissime luci e un letto rotondo immenso. Cercai Maurizio con lo sguardo senza vederlo, evidentemente non ci aveva seguite per lasciarci sole. Mi spogliò e iniziò a passarmi la lingua ovunque, faceva ogni gesto con dolcezza e calma, ed il mio corpo dopo essersiarreso completamente prese a dare netti segnali di incontenibile desiderio, solo allora vidi sulla porta Maurizio mentre ci osservava e la sua mano sfiorarsi di continuo sui pantaloni. vide che lo avevo visto e vedendo che non mi fermavo prese a venire verso noi, si inginocchio vicino al mio viso e mi sussurrò che dietro a quei muri v'erano diversi uomini e donne che mi stavano guardando e masturbando perché eccitati. non so come lo guardai, so solo che poco dopo la donna lo aveva completamente denudato e portato tra noi, senza nemmeno accorgermene stavo facendo non l'amore, ma sesso a tre, tutto si svolgeva con naturalezza e solo quando lei ci lasciò soli compresi che stavo facendo sesso lontano dall'Italia, ma che lui se ne sarebbe poi tornato con me. Non potevo però fermare più nulla, il mio corpo era un fremito continuo e lo desiderava. Prese a sfregarsi contro il mio corpo, le sue mani si insinuarono tra le mie cosce con decisione, la sua lingua era instancabile e ogni mordicchiarmi sembrava un attimo prima sapere dove desideravo lo facesse e con quale intensità doveva accanirsi sulla mia carne. La donna nel frattempo era tornata da noi per dirci che il pubblico stava gradendo il nostro giocare e che qualcuno aveva persino chiesto se poteva partecipare. Risposi un categorico "NO" mentre Maurizio rispondeva che avrebbero potuto solo accarezzarci. Poco dopo entrarono tre donne e tre uomini, si inginocchiarono semi nudi ai piedi del letto, dove lui mi stava prendendo da dietro e dicendomi in continuazione di guardarci nello specchio che avevamo davanti. Una donna come una pantera scivolò sul letto e prese a leccare i tacchi e le mie scarpe, mentre credo il suo lui iniziava ad accarezzarmi le gambe e interno cosce, mentre mi possedeva avevamo mani ovunque, e più vedeva la gente eccitata e più i suoi colpi si facevano intensi, non lo so quante volte arrivai all'orgasmo, so solo che uscendo dal locale ero piacevolmente sfinita. Il taxi ci stava riportando in albergo e lui per un po' non disse nulla, aspettavache fossi io a parlare ed era certo che lo avrei fatto prima del nostro arrivo. ma cosa mai avrei potuto dire, cosa poteva esserci ancora da aggiungere ad una serata simile. Bussai al vetro dell'autista, chiesi se era possibile bere qualcosa di fresco. Uscì il carrello dello champagne nel ghiaccio fluosforescente e dopo aver allungato a lui un calice dissi solo un banale "grazie"Vuoi scendere a fumare? Perché no risposi, una sigaretta ci stava bene! Fumammo mentre il sole iniziava a sorgere e una volta risaliti in auto gli chiesi come mai avesse avuto un'idea così e specialemente perché dopo quel che pensava di me fosse stato certo che la mia reazione non sarebbe stata diversa. "vivo d'istinto" fu l'unica sua risposta, forse a pensarci bene era la più ovvia. In quel momento compresi che il mio istinto lo avevo fatto tacere da tanto e che forse avrei dovuto capireche di solo lavoro non si vive, mi avvicinai a lui, sbottonai la sua patta e presi ad accarezzare il suo pene, poi scesi con la bocca sulla sua erezione e liberai la mia lingua sul suo glande, assaporando ogni suo nervo e vena, la mia gola era riempita del suo prepotente desiderio e sentire la sua mano spingermi sulla testa mi eccitava da impazzire. Scendevo e salivo sul suo arnese famelica, il suo odore mi rendeva come indiavolata, più scendeva dentro alle pareti della mia bocca e più desideravo sentirlo sprofondare sino all'ugola, mi piaceva sentire il vuoto del respiro, quel senso di strozzatura che mi portava a dover risalire per riprendere aria, come una ossessa continuavo a succhiarglielo, e desideravo di poter finalmente assaggiare il suo sperma dalla prima all'ultima goccia.Il taxista aveva rallentato la corsa, io accellerato il ritmo su di lui, era ormaiquestione di poco, la sua cappella stragonfia e quasi violacea annunciava l'esplosione quasi imminente della sua copiosa lavala, la sua mano a quel punto fece per farmi risalire, segno che oramai era pronto a godere, ma io non volli togliermida dove stavo, e nel sentire il suo liquido in gola provai la stessa sensazione di un orgasmo, da quella sera io e Maurizio dormimmo nella stessa camera, forse dormire non era la parola più giusta,non tornammo più al locale, ma di certo avevamo trovato il modo per presentarci più sereni ai nostri incontri di lavoro, qualche volta in pubblico mi dava rientrando in Italia pure del tu, ma era nulla in confronto a quello che mi diceva tra le lenzuola.