La Taranto onesta

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TARANTO ; BOMBA ECOLOGICA

Post n°72 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da cucuzzone

Rifiuti e rigassificatore: hanno la stessa iniziale le emergenze ambientali al centro della mobilitazione dei comitati di cittadini sorti negli ultimi mesi a Taranto.Il 20 gennaio, in occasione della presenza in città di Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il comitato contro il rigassificatore di Taranto e i comitati jonici che da anni affrontano a livello locale il problema dei rifiuti, organizzano un’iniziativa attraverso cui vogliono richiamare l’attenzione del Governo centrale e delle istituzioni locali sui gravissimi problemi ambientali della città. La questione ambientale di Taranto si declina attraverso una penosa articolazione di situazioni che comprendono, tenendo conto soltanto degli ultimi mesi, il potenziamento dell’area a caldo del siderurgico Ilva; la previsione del raddoppio dell’attività di raffinazione del greggio negli stabilimenti dell’Eni; la previsione della costruzione di un impianto di rigassificazione a soli 775 metri dalle cisterne Eni con conseguente rischio di “effetto domino”; la circolazione, nel porto di Taranto, di naviglio pericoloso (petroliere e sommergibili); la riapertura dell’inceneritore, prevista per il 20 gennaio prossimo. E non è tutto. Ci sono anche il rischio per la salute e l’incolumità della popolazione causato dall’emanazione di nanoparticelle provenienti dagli altoforni del siderurgico e dall’inceneritore stesso «e lo sversamento in mare di 90.000 tonnellate di rifiuti tossici nocivi provenienti da tutta Italia a opera della ditta Hydrochemical», spiega una nota dei comitati che accusano il gruppo Riva per «la deliberata volontà dell’Ilva di non allinearsi con i provvedimenti previsti dal Protocollo di Kyoto riguardo la riduzione di emissioni nocive e il vergognoso ricatto occupazionale che ne è conseguito, con la minaccia di licenziamento di 4.000 unità lavorative». Taranto è stata dichiarata con Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 30 luglio 1997 come «area ad elevato rischio di crisi ambientale». Annovera sul proprio territorio la presenza di dieci impianti industriali definiti, secondo il decreto legislativo n.334 del 17 agosto 1999, «a rischio di incidente rilevante»; vede il suo porto militare ufficialmente riconosciuto «a rischio nucleare». Secondo i dati del Registro delle emissioni inquinanti dell’Unione europea, Taranto è, dopo Seveso, la città a più elevato rischio di diossina (il 30 per cento delle emissioni in Italia, l’8,8 di tutta Europa). L’Ilva di Taranto si posiziona al secondo posto in Europa per le emissioni di Co2 e produce il 10 per cento di Pm10 di tutta Europa. Taranto è, stando all’ultimo Rapporto congiunto Legambiente/Sole-24Ore, ultima tra le province italiane per qualità ambientale.

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