Creato da nobileateniese7 il 15/02/2013

nomizo

"....direbbero, io penso, che quell'uomo è fuori di sè, e che, per aver sentito qualcosa da qualche libro, o per aver usato casualmente dei modesti farmaci, ritiene di essere diventato medico, senza avere alcuna competenza dell'arte..." (PLATONE-"Fedro")

 

prova di vanità

Post n°15 pubblicato il 25 Gennaio 2019 da nobileateniese7

 
 
 

del vendere e del comprare

Post n°14 pubblicato il 09 Febbraio 2014 da nobileateniese7

del vendere e del comprare

 dal PROTAGORA di Platone

(313 C- 314 C )

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"..... Il sofista, Ippocrate, non sembra forse una specie di negoziante o venditore delle merci di cui si nutre l’anima? Credo che sia qualcosa di simile".

"Ma, Socrate, di cosa si nutre l’anima?"

"Di conoscenze, certamente. Fai però attenzione, mio caro, che il sofista, lodando quello che vende, non ci truffi, proprio come coloro che vendono gli alimenti per il corpo, cioè il negoziante e il commerciante. Questi infatti delle merci che portano non sanno quale sia utile e quale dannosa per il corpo, ma per venderle le lodano tutte. Non lo sanno neanche quelli che comprano da loro, a meno che non capiti un maestro di ginnastica o un medico. Allo stesso modo anche coloro che portano le conoscenze in giro per le città e le vendono a chi di volta in volta le richiede, lodano tutto quello che vendono, ma forse qualcuno, mio caro, ignora cosa sia utile e cosa dannoso per l’anima tra le cose che vendono.

"Lo stesso succede anche a quelli che comprano da loro, a meno che non capiti un medico dell’anima. Ora, se riesci a sapere quali tra questi insegnamenti risulti utile o dannoso, potrai tranquillamente comprarli da Protagora o da chiunque altro. Al contrario, caro amico, stai attento a non mettere a rischio e a giocare a dadi quanto vi è di più caro. 

 "Si rischia molto di più nell’acquistare gli insegnamenti che non i cibi. I cibi, infatti, e le bevande, una volta acquistati dal venditore o dal commerciante, si possono portare via in altri recipienti. Prima di berli o mangiarli si può, dopo averli riposti in casa, chiedere consiglio, domandare a un esperto se va bene mangiarli o meno, in quale quantità e quando. In questo modo non si rischia molto nell’acquisto. Al contrario, non è possibile portar via le conoscenze in un altro recipiente, ma, dopo aver pagato il prezzo pattuito, acquisito e ricevuto l’insegnamento nell’animo bisogna andar via o con un danno o con un beneficio.

" Esaminiamo dunque queste affermazioni anche con coloro che sono più vecchi di noi. Noi, infatti, siamo ancora troppo giovani per risolvere una questione così importante. Ora, come era nostra intenzione, andiamo e ascoltiamo Protagora e, dopo averlo ascoltato, discuteremo anche con gli altri. Lì infatti non c’è solo Protagora, ma ci sono anche Ippia di Elide - credo che ci sia anche Prodico di Ceo - e molti altri sapienti......".

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Tutti i giorni c'è sempre chi vuole insegnare qualcosa, così come tutti i giorni siè costretti costretti a comprare il cibo per il corpo.

Bisognerebbe  saper ascoltare e poi trattenere ciò che è buono. Si  incappa a volte a trattenere anche il cattivo, ma ci si accorge dopo.

Non è cosa facile capire ciò che è buono, perchè coloro che propinano insegnamenti, alla stregua dei mercanti, lodano le loro parole.

**

 

 
 
 

oro e legno

Post n°13 pubblicato il 19 Maggio 2013 da nobileateniese7

il mestolo d'oro e il mestolo di legno

Platone

da IPPIA MAGGIORE (290 D - 291 E)

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".....................................

....................................

.....SOCRATE: «E allora? L'avorio e l'oro», dirà, «tu che sei sapiente, quando sono usati in modo appropriato, fanno apparire belle le cose e, quando non lo sono, le fanno apparire brutte?».

Negheremo o ammetteremo con lui che parla correttamente?

IPPIA: Ammetteremo questo, che ciò che a ogni cosa si trovi a essere appropriato, la rende bella.

SOCRATE: «Dunque», dirà, «quando uno mette sul fuoco la pentola di cui parlavamo poco fa, quella bella, piena di buon passato, è appropriato a essa un mestolo d'oro o uno di legno di fico?».

IPPIA: Per Eracle, di che razza di uomo parli, Socrate? Non vuoi dirmi chi è?

SOCRATE: Anche se ti dicessi il nome, comunque non sapresti chi è.

IPPIA: Ma ora io so che è un ignorante.

SOCRATE: Ippia, è assai molesto: comunque, che gli diremo? Quale dei due mestoli è adatto al passato e alla pentola? Non è forse chiaro che è quello di legno? Infatti, credo, rende più saporito il passato e nel contempo, amico mio, verserebbe il passato non facendoci rompere la pentola, non spegnerebbe il fuoco e non farebbe restare i banchettanti privi dì un ottimo cibo. Invece quello d'oro causerebbe tutti questi disastri, sicché a me sembra che noi dobbiamo ammettere che è più appropriato il mestolo di legno rispetto a quello d'oro, se non hai nulla da aggiungere.

IPPIA: No, infatti, Socrate, mi sembra appropriato: io certo però non discuterei con un uomo che fa simili domande.

SOCRATE: Dici bene, caro mio: infatti per te non sarebbe conveniente sporcarti con simili parole, poiché sei così ben vestito, hai bei calzari, godi di una buona fama per la tua sapienza presso tutti i Greci. A me, invece, non dà assolutamente fastidio avere a che fare con lui: pertanto istruiscimi prima e rispondi per me: «Se dunque il mestolo di legno è più appropriato di quello d'oro», egli dirà, «non sarebbe forse anche più bello, dal momento che, Socrate, hai ammesso che ciò che è appropriato è più bello di ciò che non è appropriato?». Ippia, non dobbiamo forse ammettere cheil mestolo di legno e più bello di quello d'oro?

IPPIA: Vuoi che io ti dica, Socrate, che cosa devi dire che è il bello per liberarti dai troppi discorsi?

SOCRATE: Certo, tuttavia non prima di avermi detto quale dei due mestoli di cui testé parlavamo io devo rispondere essere appropriato e più bello.

IPPIA: Ma se vuoi, rispondigli che è quello fatto di legno di fico.

SOCRATE: Ora di' quello che poco fa stavi per dire. Infatti con questa risposta, se dico che il bello è l'oro, mi sembra che l'oro non risulterà assolutamente più bello del legno di fico; ma ora, cosa dici essere il bello?

IPPIA: Io te lo dirò. A me sembra che tu cerchi di trovare come risposta a cos'è il bello una cosa tale che a nessuno mai in nessun caso sembrerà brutta.

SOCRATE: Certo Ippia, ora tu comprendi.

IPPIA: Ascolta, dunque, e dopo sappi che, se qualcuno ha qualcosa da obiettare, puoi dire che io non ho alcuna competenza.

SOCRATE: Dillo il più in fretta possibile, per gli dèi.

IPPIA: Io appunto dico che sempre, per ognuno e in ogni dove, la cosa più bella per un uomo è essere ricco, in salute, onorato dagli Elleni, arrivare alla vecchiaia dopo aver dato onorata sepoltura ai propri genitori ed essere sepolto bene e con magnificenza dai propri discendenti.

............................................

................................................"

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 Se ne deduce che adornare il fango con l'oro, non lo rende bello.

Ci vuole coerenza nell'uso del bello.

Non si può suonare Bach in una discoteca

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il culto dovuto agli dei

Post n°12 pubblicato il 07 Maggio 2013 da nobileateniese7

il culto dovuto agli dei

*

(Sequenza dal film " IL DIVO" di Paolo Sorrentino)

 

**

Dalle " Leggi" di Platone

( libro IV, 716D)

 

".....Consideriamo inoltre questo precetto che segue a quelli già detti, e che, io credo, è il più bello e il più vero dì tutti i precetti, secondo cui per l'uomo buono far sacrifici in onore del dio ed innalzare sempre ad essi preghiere e fare offerte e venerarli in ogni modo, è il mezzo più bello, più nobile, e più efficace per conseguire la vita felice, e gli si addice in modo particolare, mentre al malvagio avviene per natura tutto il contrario. Il malvagio infatti non è puro nell'anima, mentre è puro chi ha qualità opposte, e non è bene che un uomo buono o un dio ricevano doni da parte di uno che si è macchiato di colpe: vano infatti è l'enorme sforzo compiuto dagli empi per pregare gli dèi, mentre è assai opportuno quello compiuto da tutte le persone pie. Questo è dunque il fine cui si deve mirare: ma quali sono i dardi per questo fine, e come si possono scagliare? E, ancora, quali cose possiamo portare fra le cose dette come le più giuste? Prima di tutto gli onori, diciamo, che dopo aver assegnato agli dèi Olimpici e a quelli che proteggono la città, assegnamo agli dèi sotterranei: e distribuendo loro in numero pari le parti sinistre delle vittime che sono di seconda qualità, si raggiungerà il fine della pietà nel modo più giusto, mentre le parti destre che a queste sono superiori, in numero dispari, agli dèi che poco faabbiamo menzionato......"

 
 
 

Hellas

Post n°11 pubblicato il 04 Maggio 2013 da nobileateniese7

Hellas

agapi mou

 

 
 
 
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