La pattumiera

Il peperoncino: una manosanta


Cristoforo Colombo, credendo di essere approdato nelle Indie, sbarco’ invece nelle Americhe passando attraverso una strada nuova dato che la vecchia era onerata dai pedaggi che i portoghesi pretendevano. Ora, è risaputo che chi lascia la strada vecchia per quella nuova sempre in quel posto se lo ritrova e il povero Colombo si sconforto’ moltissimo per la delusione di aver scoperto solo le Americhe, al punto che stava quasi per ricoprirle quando si accorse delle ricchezze che questo continente offriva. Iniziarono cosi’ gli scambi tra i due mondi:  il Vecchio Mondo esporto’ morte, pestilenze, schiavitù, gesuiti, specchietti e perline e ricevette in cambio terre fertili, oro, manodopera gratuita e una gran quantità di prodotti meravigliosi come le patate (poi divenute patatine fritte), il cacao (poi trasformato in nutella), i pomodori (poi congiunti carnalmente agli spaghetti), il tabacco (che poi era meglio se restava li’), melanzane  e soprattutto il …..PEPERONCINO!!!!!Nel Nuovo Mondo Colombo trovo’ qualcosa di simile al pepe, originario dell’isola di Ceylon e all’epoca tanto prezioso da essere usato in sostituzione della moneta corrente. Si trattava appunto del peperoncino, una pianta capace di crescere dappertutto, che richiedeva poche cure, adattissima ad essere coltivata nei paesi del Mediterraneo e che in poco tempo divenne il pepe dei poveri. Si diffuse quasi subito come “alimento medicinale”. Con esso fu possibile dare sprint alla cucina povera, conservare i cibi all’epoca facilmente alterabili e le sue proprietà disinfettanti erano un rimedio infallibile per le popolazioni di paesi caldi e poveri. Ancora ai nostri giorni il peperoncino piccante è largamente utilizzato nella medicina tradizionale indiana ed è accettato dalla medicina ufficiale, tant’è che  il capsicum in esso contenuto rientra nella composizione di molti medicinali. Oggi scienziati e gastronomi si sperticano in lodi al peperoncino che contiene tra l’altro valori di vitamine A, B e C più alti di qualsiasi altra verdura. E’ ricco inoltre di vitamine E e PP, oltre che di sali minerali, lecitine, pectina, acidi grassi, capsaicina, capsicina e capsicolo.
Fu proprio analizzando gli effetti del peperoncino sull’organismo umano che lo studioso ungherese Albert Szent-Györgyi individuo’ la vitamina C, meritandosi l’attribuzione del premio Nobel nel 1937 (epoca in cui i Nobel venivano assegnati per meriti reali e non come  ultimamente che viene dato a ignoranti e assassini). Rispetto a tutti gli altri vegetali il peperoncino ha il più alto contenuto di vitamina C: 100 gr ne contengono 229 mg contro i 50 dell’arancia e del limone, anche se – devo ammetterlo – sgargarozzarsi 100 gr di peperoncino risulta pesante. Se usato a crudo, ne conserva intatte le proprietà: una spolveratina di peperoncino garantisce l’apporto giornaliero di difese dalle infezioni, dalle malattie da raffreddamento e dai disturbi cardiovascolari, mantiene elastici i capillari e accresce la capacità di ossigenazione del sangue. E mica é finita qui .... seeee ... hai voglia te! Continuo domani, che ora é tempo di cucinare (con il peperoncino, naturalmente)