Creato da nonobepi il 04/12/2007
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Toquinho - Acquarello (Italiano)

Post n°9 pubblicato il 19 Giugno 2009 da nonobepi
 

 
 
 

Oggi sono proprio felice - Differenziamo piů dell'80%

Post n°8 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da nonobepi
 
Foto di nonobepi

Tareséta e la so boteghéta

Oggi, 11 dicembre 2008, mi sento uno degli ottomila concittadini modello. Cerco di spiegarmi velocemente.

Piove e sto provvedendo a riempire la legnaia, prevedo che sarà bene alimentare la mia stufa. Arriva la postina che mi porge la posta, ringrazio.

Sistemo la legna e alimento la stufa, mi siedo, apro la prima busta, sorpresa! Una lettera firmata dall'Assessore all'Ambiente e dal Sindaco. Leggo e sono lusingato dai risultati ottenuti dalla nostra Comunità, un po meno per il conto, fa niente, vige la regola del "Paga Pantalon, Paga!".

Vengo al dunque. Da un po di tempo ho preparato questo blog e mi sembra il momento adatto per inserirlo, lo inserisco: il mio pensiero corre al mio paese natio anni sessanta, al negozietto di una donnina che con i tacchi misurava non più di un metro e sessanta, da qui il nome Tareséta ovvero Piccola Teresa.

Gestiva un negozio di generi alimentari. Adesso, all'americana, lo chiameremmo un minimarket, ma proprio mini che più mini non si può.

Cinquanta, sessanta metri quadrati in tutto. Pavimento in legno che ad ogni passo scricchiolava come il pavimento di un saloon calpestato da John Wayne.

Qua e là qualche foro creato da topolini di gran marca, affamati da prima della seconda guerra mondiale. Era il tempo dei "gardùs-s" che Dante chiamerebbe maggiolini, noi bòce andavamo per prati a raccoglierli li portavamo nelle vicinanza del municipio, ci davano qualche liretta e li buttavano nella vasca delle latrine comunali. Erano i tempi dei films romani dove le servette parlavano il veneto da ignoranti. Con il passare degli anni poi ci siamo civilizzati ed istruiti, pian pianino siamo diventati democristiani, insomma a farla breve: "gente de Cesa".

Qualche anno dopo addirittura, sempre studiando, magari anche alle scuole serali abbiamo fatto il salto di qualità ci siamo trasformati in: razzisti, xenofobi e ignoranti con laurea. Ne abbiamo fatta di strada.............lavorando............mentre altri aspettavano e aspettano tutt'ora la manna cadere da Nord. "Pore noi, cargàdi de fioi, la màre màta e 'l pàre ke no 'l ghe 'n ciàpa."

Torniamo a Tareséta. Due plafoniere, di colore nero sopra e bianche sotto, forse smaltate, appese al soffitto, davano quel po di luce sufficiente per non scontrarsi....con i topolini,

Appoggiato alla parete un gran scaffole, naturalmente in legno.......naturale, alla distanza di un metro circa il bancone in legno, anch'esso naturale: dove i pochi clienti potevano aspettare per essere serviti. Alla base dello scaffale, quattro o cinque cassettoni dove la Tareséta infilava i sacchi di pasta, riso, pane, farina e altri generi di prima necessità. Sopra, all'altezza di un metro circa, un po di spazio per mettere: i vasi di conserva di pomodoro, di marmellata di più specie, vasoni di tonno e sgombro da servire incartati per benino nella carta oleata (carta velina, non quella di Canale 5), si si, nella carta "velina". Dimenticavo, non poteva mancare il "scopeton", pesce essiccato e salato. Altro che al giorno d'oggi, entri al supermercato e devi metterti gli occhiali da sole, tanta è l'intensità luminosa dei banconi, tutti illuminati scientemente con luce calda o fredda a seconda degli ultimi studi eseguiti nelle università del consumo, la merce illuminata scientificamente, in modo da invogliare il cliente a riempire il carrello alla sveltina senza fare tante domande, altrimenti le commesse perdono tempo.

Riempito il carrello: cassa, scanner, conto e fuori dalle balle, dietro c'è un sacco di gente in fila, quindi........

Il bello arriva a casa, che hai capito! Si, si, quando cominci a spacchettare gli acquisti: polistirolo, carta, plastica, bottiglie, bottigliette e bottigliucce di tutte le misure, di plastica, di vetro di svariate forme e colori adatte a confondere le idee al consumatore. Mi son fatto una idea, che per fabbricare tutta la roba da buttare ci vogliono le fabbriche, nelle fabbriche ci vogliono gli operai e se c'è qualcuno che dice o che scrive che di operai ce ne sono pochi meglio farli arrivare e se arriverà la crisi, o meglio se è già arrivata cosa facciamo?

Per il momento prendiamo : polistirolo, carta, plastica, bottiglie, bottigliette e bottigliucce e paghiamo lo smaltimento, quindi paghiamo un'altra volta.

Ma non andava meglio ai tempi di Tareséta?

Meditate gente, meditate, "se non avete il mal di testa".

Parola di nonobepi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Aprile, dolce votare

Foto di nonobepi

Sono agitato, ma agitato, no! No! Agitatissimo.
Qualche notte non riesco a prender sonno.
Penso a quei parlamentari che non potranno piů godere di qualche piccolo contributo statale per tenere in vita il giornale di partito.
Penso a qualche giornalista prezzolato che non avrŕ piů il padrino per potersi comprare la penna per scrivere..... sotto dettatura.
Penso a coloro i quali non ricevranno i 144 mila euri l'anno.
Penso alle segreterie ...... senza segretarie.
Penso, anzi no meglio che non penso altrimenti mi scoppia la capa.
Ah, se potessi tornare indietro, sono sicuro farei il politico. Si il politico. Avrei fatto un corso accelerato di "politichese", avrei imparato almeno tre lingue, avrei studiato la geografia e la storia, avrei preso il brevetto da pilota e avrrei potuto pilotare gli aerei di stato. Ma che dico, adesso mi viene in mente che ho una paura da matti di volare. No, no il brevetto da pilota no, quello proprio no.
Penso alla monnezza, quella per le strade delle cittŕ e a quella nei palazzi.
E pensare che mio nonno regalň la propria vita per scacciare l'invasore.

Nonno, nonno cosa hai fatto mai!

parola di nňnobčpi

 
 
 

Estate 2007 - Siora Gina, la zecca e la verruca.

Post n°3 pubblicato il 28 Gennaio 2008 da nonobepi
Foto di nonobepi

Il fatto č una storiella che sembrerebbe una favola tra l'irreale e l'invenzione.
Purtroppo č realmente accaduta da queste parti. Adesso rido assieme ai protagonisti, perché tutto č finito in gloria, ma......
La voglio scrivere in dialetto, perché ha un sapore piů genuino, come sono reali e genuini i protagonisti.
Ecco il dialogo:

Sióra Gina - Paola, fŕme 'n piŕzser, vardéme kuŕ da drio, su la skéna, cňs-sa ke ň!
Paola la vŕrda - Gina, kuŕ la ŕ na zséka, mejo ke 'ndón 'l Pronto Socórso.
Sióra Gina - Distu su 'l sčrio Paola?
Paola - Si, si, la me crede Gina.


Paola e Gina salgono in macchina e giů al Pronto Soccorso. Entrano e subito dal medico di Guardia.


Il Dottore - Cos'ha Signora?
Sióra Gina - Dotór ň na zseka kuŕ de drěo, su la skéna!
Il Dottore - Si spogli Signora.
Sióra Gina - Subito Dotór, subito, čkome.
Il Dottore - Ecco fatto, Signora. Tutto a posto.
Siora Gina - Grazsie Dotór, grazsie.


Paola e Gina salgono in macchina e fanno ritorno a casa.
Dopo cena Siór Marco, il marito, vuol dare un'occhiata alla schiena. Sióra Gina, la moglie, non era tanto convinta che la zecca fosse stata estirpata del tutto.


Sióra Gina - Marco, fŕme 'n piazser, vardéme 'n cěn la skéna.
Siór Marco - Tira sů ke ghe dae na ociŕda.
Sióra Gina - La tira sů.
Siór Marco - Gina, la zseka la é ankóra kuŕ, ali fŕt ke pó la dó? I te ŕ tirŕ via 'l pňr e i te ŕ lasŕ lŕ la zséka!
Sióra Gina - Dai Marco distu ke? Nó te sarŕ mia mat! Dai ke 'ndón 'n altra ňlta a 'l Prónto Socórso, dai Marco, movéte!

Gina e Marco salgono in macchina e ritornano al Pronto Soccorso. Entrano.

Il Dottore - Signora, ancora lei?
Sióra Gina - Si Dotór, són ankora mi!
Il Dottore - Come mai?
Sióra Gina - Al varde Dotór ke 'l me ŕ kavŕ 'n pňr, ma la zséka, nň. La zséka la é ankora lŕ, dove ke la čra anka prima.

Dopo l'ispezione la zecca finalmente č stata tolta e Sióra Gina e Siór Marco hanno fatto ritorno a casa con un "pňr" e una zecca in meno.

parola di nňnobčpi



 
 
 

3 Bulbi d'aglio Cina Padova

Post n°2 pubblicato il 17 Dicembre 2007 da nonobepi
 
Foto di nonobepi

Oggi 13 dicembre 2007, sono strafelice. Il motivo č semplice semplice: dopo 50 giorni dimettono la mia "vecéta".  50 giorni sono tantissimi, quindi potrai immaginare la mia felicitŕ.

Parto da Ponte nelle Alpi, alle ore 8,30 circa, tutto pronto, carta geografica e due fogli scritti a computer, ho usato un programmino che acquistai anni orsono e che mi aiuta quando debbo fare dei viaggi particolari.

Oggi č un viaggio superparticolare, sciopero dei camionisti e per questo motivo voglio fare la strada statale. A dire il vero, non č solo per questo motivo, l'altro č la mia avversione a cacciare i denari a quei tipi che ci sono alla uscita dell'autostrada, ho un'allergia incurabile. 15,2 euri per fare poco piů di 220 km mi fanno venire il mal di testa.

Arrivo a destinazione, Colli Euganei, dopo 3 ore e mezzo, ho sbagliato strada almeno dieci volte. Credo che, a parte la mia incapacitŕ di girare per strade, ho notato l'assoluta mancanza di una segnaletica decente per raggiungere la zona dei Colli Euganei. Forse gli amministratori locali pensano che le strade padovane siano percorse solo da padovani. Pazienza, credo che se dovrň avventurarmi in quelle zone mi attrezzerň con un navigatore satellitare da pensionati. Ok?

Arrivo in clinica, la mia signora era giŕ prontissima, tutta la sua roba vicina all'uscita, partiamo. Felice come un fringuello innamorato. Facciamo qualche chilometro e decidiamo di fermarci per fare un po di scorta di frutta e verdura. Mi ero giŕ fermato in quel negozio, mi sembra  giganteggi una scritta che dovrebbe essere all'incirca: "Frutta e verdura dal campo " o qualcosa di simile. Facciamo le provviste. Poi via come razzi.

Arriviamo a casa, scarichiamo bagagli e compere. Sorpresa delle sorpese, il mio occhio cade sulla etichetta dell'aglio, io sono un ignorantone, comprendo benissimo il bellunese, comprendo anche l'italiano, leggo tutte le lingue ma non ci capisco un tubo.

Non credo a quello che leggo: EXTRA WHITE GARLIC ORIG.: CHINA = AGLIO BIANCO ORIG.:CHINA. C'č scritto anche altro, non lo metto per mancanza d'inchiostro.

Rňbb de matt, perfino l'aglio andiamo a comperare in Cina. Tu non ci credi vero? Allora vieni qua e guarda l'etichetta che conservo gelosamente e appena riuscirň a sistemare lo scanner la metterň online.

Siamo un popolo che oramai non ha nemmeno voglia di "fabbricarsi" l'aglio? Io credo che se non ci diamo una regolata cadremo sempre piů in basso e  poi ci vorranno secoli prima che ritorneremo ad essere un popolo serio. Meditate gente, meditate; se non avete il mal di testa.

nňnobčpi

 
 
 
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