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Oggi sono proprio felice - Differenziamo più dell'80%

Post n°8 pubblicato il 11 Dicembre 2008 da nonobepi
 

Tareséta e la so boteghéta

Oggi, 11 dicembre 2008, mi sento uno degli ottomila concittadini modello. Cerco di spiegarmi velocemente.

Piove e sto provvedendo a riempire la legnaia, prevedo che sarà bene alimentare la mia stufa. Arriva la postina che mi porge la posta, ringrazio.

Sistemo la legna e alimento la stufa, mi siedo, apro la prima busta, sorpresa! Una lettera firmata dall'Assessore all'Ambiente e dal Sindaco. Leggo e sono lusingato dai risultati ottenuti dalla nostra Comunità, un po meno per il conto, fa niente, vige la regola del "Paga Pantalon, Paga!".

Vengo al dunque. Da un po di tempo ho preparato questo blog e mi sembra il momento adatto per inserirlo, lo inserisco: il mio pensiero corre al mio paese natio anni sessanta, al negozietto di una donnina che con i tacchi misurava non più di un metro e sessanta, da qui il nome Tareséta ovvero Piccola Teresa.

Gestiva un negozio di generi alimentari. Adesso, all'americana, lo chiameremmo un minimarket, ma proprio mini che più mini non si può.

Cinquanta, sessanta metri quadrati in tutto. Pavimento in legno che ad ogni passo scricchiolava come il pavimento di un saloon calpestato da John Wayne.

Qua e là qualche foro creato da topolini di gran marca, affamati da prima della seconda guerra mondiale. Era il tempo dei "gardùs-s" che Dante chiamerebbe maggiolini, noi bòce andavamo per prati a raccoglierli li portavamo nelle vicinanza del municipio, ci davano qualche liretta e li buttavano nella vasca delle latrine comunali. Erano i tempi dei films romani dove le servette parlavano il veneto da ignoranti. Con il passare degli anni poi ci siamo civilizzati ed istruiti, pian pianino siamo diventati democristiani, insomma a farla breve: "gente de Cesa".

Qualche anno dopo addirittura, sempre studiando, magari anche alle scuole serali abbiamo fatto il salto di qualità ci siamo trasformati in: razzisti, xenofobi e ignoranti con laurea. Ne abbiamo fatta di strada.............lavorando............mentre altri aspettavano e aspettano tutt'ora la manna cadere da Nord. "Pore noi, cargàdi de fioi, la màre màta e 'l pàre ke no 'l ghe 'n ciàpa."

Torniamo a Tareséta. Due plafoniere, di colore nero sopra e bianche sotto, forse smaltate, appese al soffitto, davano quel po di luce sufficiente per non scontrarsi....con i topolini,

Appoggiato alla parete un gran scaffole, naturalmente in legno.......naturale, alla distanza di un metro circa il bancone in legno, anch'esso naturale: dove i pochi clienti potevano aspettare per essere serviti. Alla base dello scaffale, quattro o cinque cassettoni dove la Tareséta infilava i sacchi di pasta, riso, pane, farina e altri generi di prima necessità. Sopra, all'altezza di un metro circa, un po di spazio per mettere: i vasi di conserva di pomodoro, di marmellata di più specie, vasoni di tonno e sgombro da servire incartati per benino nella carta oleata (carta velina, non quella di Canale 5), si si, nella carta "velina". Dimenticavo, non poteva mancare il "scopeton", pesce essiccato e salato. Altro che al giorno d'oggi, entri al supermercato e devi metterti gli occhiali da sole, tanta è l'intensità luminosa dei banconi, tutti illuminati scientemente con luce calda o fredda a seconda degli ultimi studi eseguiti nelle università del consumo, la merce illuminata scientificamente, in modo da invogliare il cliente a riempire il carrello alla sveltina senza fare tante domande, altrimenti le commesse perdono tempo.

Riempito il carrello: cassa, scanner, conto e fuori dalle balle, dietro c'è un sacco di gente in fila, quindi........

Il bello arriva a casa, che hai capito! Si, si, quando cominci a spacchettare gli acquisti: polistirolo, carta, plastica, bottiglie, bottigliette e bottigliucce di tutte le misure, di plastica, di vetro di svariate forme e colori adatte a confondere le idee al consumatore. Mi son fatto una idea, che per fabbricare tutta la roba da buttare ci vogliono le fabbriche, nelle fabbriche ci vogliono gli operai e se c'è qualcuno che dice o che scrive che di operai ce ne sono pochi meglio farli arrivare e se arriverà la crisi, o meglio se è già arrivata cosa facciamo?

Per il momento prendiamo : polistirolo, carta, plastica, bottiglie, bottigliette e bottigliucce e paghiamo lo smaltimento, quindi paghiamo un'altra volta.

Ma non andava meglio ai tempi di Tareséta?

Meditate gente, meditate, "se non avete il mal di testa".

Parola di nonobepi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Commenti al Post:
ilcarlett
ilcarlett il 13/01/09 alle 11:21 via WEB
Ciao nonobepi, bèll e gustus..bello e gustoso quadretto d'altri tempi....almeno la Tareséta aveva i topolini...Nei magazzini dei supermercati trovi le pantegane, i prodotti cinesi, i prodotti ai quali hanno cambiato la scadenza, il peso netto fatto con l'acqua delle confezioni più che dalla reale massa del prodotto...Sì, preferivo la Tareséta, il tonno era quello vero siciliano, non il "pinna gialla" dell'atlantico, la marmellata era con frutta "nostra", non con i marciume dell'est europa. Anche la pasta, nella confezione di carta blù, era di grano italiano e non quello russo contaminato dalle radiazioni....Le uova duravano un mese e più, fuori dal frigo,ed erano buone. Non è mai morto nessuno, le galline mangiavano bene e noi mangiavamo buone galline..italiane, mica cinesi come pure i conigli....Ma ormai nùmm sèmm vècc, noi siamo vecchi, mi spiace per i giovani. Bravo nono, là mè propri piasuda sta storia... Buona giornata. Carlo
 
amicizzia
amicizzia il 21/01/09 alle 18:03 via WEB
Ciao Nonobepi complimenti per i tuoi video musicali ,ne hai uno più bello dell'altro, dici il vero nel tuo blog, mi fai ritornare a quando ero bambina , buona serata un abbraccio roberta
 
 
nonobepi
nonobepi il 21/01/09 alle 23:45 via WEB
Ciao "il carlett" e ciao "roberta". Vi ringrazio entrambi per avermi scritto. Il carlett per il "bèll e gugtus e ..... roberta per i complimenti sui miei video. L'artista è Davide Van De Sfroos è paesano de il carlett. Salutoni da nònobèpi
 
NonnoRenzo0
NonnoRenzo0 il 04/02/09 alle 13:35 via WEB
A ben po, a to "Teresèta" a sè tae uguae aea "Néna" nostra, a gavemo fato na rimpatriada e a me ga fato ben. Tempi duri ma bei forse parchè gerimo pì zovani. A chi che diso mì ghe faria provar queo che gavemo passà, i deventaria più boni. A proposito varda el cason dove se nata me mama ciao duri banchi Renso
 
gallovil
gallovil il 19/01/10 alle 18:17 via WEB
Bellissimo mi hai ricordato uN, pasSato che credevo fosse scoMparso dal mio cuore , invece TUcosi' intelligente da ricordarmelo GRAZIE SEI UN GENIO UN ABBRACCIO VILMA
 
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