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VITA SU MARTE. IMMAGINI INEDITE DEL PIANETA ROSSO

Post n°7 pubblicato il 16 Maggio 2010 da marco.mini1979
 
Tag: MARTE

SECONDO GLI ESPERTI NASA IL PIANETA ROSSO POTREBBE OSPITARE VITA!!

Il dibattito attorno all’ormai celeberrimo ALH84001 ha comunque stimolato nuovi studi e ricerche.

A prescindere dalla presenza o meno di tracce di vita fossile sul meteorite alcuni ricercatori si sono domandati se, almeno in linea di principio, è possibile che microrganismi vivi riescano a superare le mille difficoltà di un viaggio interplanetario a bordo di un meteorite. Principalmente gli eventuali microrganismi dovrebbero resistere al calore generato dall’impatto che provoca il distacco dalla superficie marziana del meteorite, dovrebbero riuscire a sopportare migliaia di anni di permanenza nello spazio e infine dovrebbero riuscire a superare indenni il passaggio attraverso l’atmosfera terrestre.

Alcuni studi mostrano che, in particolari condizioni, il distacco da Marte e l’arrivo sulla Terra possono essere meno traumatici di quanto si possa pensare; per quanto riguarda la permanenza nello spazio è stato dimostrato che i batteri terrestri sono particolarmente resistenti sia alle basse temperature che all’esposizione di radiazioni.

Ma una volta che un frammento di roccia si è staccato dalla superficie marziana ed è finito nello spazio che probabilità ha di raggiungere la Terra? Simulazioni al computer indicano che il 7,5% delle rocce espulse da Marte arriva sul nostro pianeta, una percentuale analoga piomba su Venere, il 38% finisce la sua corsa sul Sole, il 9% ritorna su Marte e il resto si disperde in direzione di Giove e dello spazio esterno. I tempi di permanenza nello spazio accertati vanno dai 16 milioni di anni di ALH84001 ai 700 mila anni di EETA79001 ma le simulazioni al computer indicano, in condizioni particolarmente favorevoli, anche tempi di “soli” 16 mila anni. È possibile che microrganismi riescano a sopravvivere per tutto questo tempo nello spazio?

Se prendiamo come riferimento i batteri terrestri la risposta potrebbe essere affermativa. Infatti i batteri nostrani sembrano avere sette vite come i gatti; spesso gli archeologi scoperchiano tombe e scoprono spore batteriche risalenti alla loro costruzione e sono stati ritrovati microrganismi vivi nello scheletro di un mastodonte vissuto 11 mila anni fa. In condizioni di freddo estremo i tempi di sopravvivenza sono molto più lunghi: nel permafrost (7) della Siberia sono stati scoperti microrganismi risalenti a tre milioni di anni fa e sono state diffuse notizie di batteri conservatisi per centinaia di milioni di anni in strati di sale.

Se il viaggio nello spazio di microrganismi vivi è teoricamente possibile si aprono nuovi orizzonti ricchi di affascinanti prospettive.

 

 
 
 
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