Parole in confusione

Tra il caffè e la pineta


Prima ParteLa serata di ieri prevedeva un’uscita dal sapore antico, con Nicola, Seba e Annalisa, appena tornata da Lione, verso la riviera adriatica. L’occasione era dettata dall’inaugurazione di un nuovo locale nel centro di Ravenna (RA) dove xxxxxxxxx, un personaggio decisamente sopra le righe, si inseriva come azionario di minoranza o più precisamente, socio al 25%. L’appuntamento era fissato per le 19.15 sotto casa di Nicola visto l’orario previsto per l’inaugurazione, le 18, molto probabilmente dettato dalla posizione centrale del locale. Mi riduco all’ultimo a far tutto, come succede spesso nei giorni non lavorativi che non prevedono la presenza di Giulia, a questo giro impegnata con la scuola e il karate. Devo andare in palestra e così ne approfitto per rifornire l’esiguo serbatoio della punto di un bel rabbocco di metano, utile alla trasferta. Arrivo a casa e il cellulare mi fa notare che l’ennesima gita organizzata a Mantova, in compagnia di Corinna, è saltata. Non ci rimango così male, si vede che deve essere così. Quando il destino si diverte a metterti così tanti bastoni tra le ruote vuole significare qualcosa e l’esperienza mi ha portato a non intestardirmi troppo e a non restarci troppo male, ad accettare, in definitiva, la situazione. Poi la telefonata di Annalisa che devo restituirle vista la mia assenza. Come prevedevo non sarà della serata perché non sta ancora molto bene e non se la sente di andare e tornare per Lugo (RA) da sola. Un altro imprevisto che però mi lascia la strada libera per un’eventuale prolungamento della serata insieme a Nicola. Il margine di tempo per la puntualità si restringe ancor di più e uscito dalla doccia devo risicare ogni istante per essere fuori di casa il prima possibile. Riesco comunque ad accumulare un piccolo ritardo di cui però Nicola non è risentito. All’appello manca anche Seba e mi dispiace visto che sarebbe stata una buona occasione per chiarire finalmente l’insignificante episodio che ci ha allontanato. Ufficialmente non manca per causa mia ma ufficiosamente qualche dubbio continuo a conservarlo. Poco male, la serata parte comunque, con chi ci vuole essere dentro. Arriviamo a Ravenna e raggiungiamo a piedi il locale, quasi di fronte al Teatro, dopo il solito parcheggio. Il Caffè xxxxxxxx ci apre le sue porte verniciate di fresco con il fugace benvenuto di xxxxxxxxx impegnato nelle dispersive relazioni pubbliche. Gli spettatori non mancano e, conoscendo il personaggio, si poteva facilmente prevedere un’adeguata partecipazione femminile, apprezzabile sia nella quantità che nella qualità. Muoviamo i nostri primi passi, incerti, visto il consueto spostamento in spazio ristretto delle due correnti di pensiero non regolamentate dal codice pedonale. Due stanze. La prima caratterizzata dal bancone e le sue bariste dalle minigonne inguinali, la seconda dal bianco dei vari tavolini, sedie e candele sorrette da candelabri. Il tutto in uno stile molto fine settecento francese accompagnato dal giallo, tendente all’arancione, delle pareti che mi fa piacere. In fondo il gruppo dei “Miamania” a cui è stata affidata la parte live per andare sul sicuro. Non faccio molto caso al concerto e seguo Nicola al bancone per una bevuta, da calice di bianco per lui e rigorosamente analcolica (per quello che è stato possibile) da parte mia. La barista riesce a sorprendermi con un bel pezzo di vetro guarnito di ghiaccio con cui lanciarmi sul buffet. Maccheroncini piccanti, spaghetti al pesto, pizza e fragole ricoperte di cioccolato che non possono che farmi bene. Conosco finalmente anche il resto della famiglia di questo piccolo principe del foro (il doppio senso è squallido farlo notare ma tant’è), dottore in legge e viveur del ravennate. La sorella e i genitori ma anche molti dei partecipanti a questo mondo che è palesemente distante dalla mia realtà. Dobbiamo tornare nell’entroterra a prendere Melissa, la ragazza di Nicola, rimasta a lavoro fino a tardi e doppiare la motorizzazione disponibile con la mia macchina, per assicurare a tutti un indipendente ritorno a casa. Il dopo serata è previsto al Pineta di Milano Marittima (RN) e la mia resistenza in certi ambienti è molto imprevedibile anche se, come sempre, è la compagnia e non il locale a farti divertire. Siamo di nuovo nel cuore di Ravenna e, nell’attesa di partire per il tavolo destinato agli amici (i valori sono alterati) del Caffè xxxxxxxx, ho l’occasione per conoscere un’amica (i valori rimangono alterati) di xxxxxxxxx. Una signora sulla quarantina dal fascino intatto, una “bella donna”, come la definisce Nicola, con cui mi intrattengo piacevolmente a parlare. continua...