Parole in confusione

Immerso, sui pedali


Ieri, l’ultimo giorno di riposo prima del ritorno alla solita tabella da rispettare. Fortunatamente quel dolore al collo, sulla parte sinistra, post-incidente, aveva subito deciso di lasciarmi solo e l’unica cosa a resistere restava quella mancanza di fiducia a proposito della guida, da combattere col tempo e la pratica. Apro gli occhi appena dopo le 8.00, nonostante l’indipendenza dalla sveglia, e subito avverto il bisogno di tornare a dormire visto il debito non saldato durante la notte. Me lo impediscono gli arresti domiciliari delineati dall’I.N.P.S. (10.00-12.00 / 17.00-19.00) e le cose da fare prima di quel limite. Mi alzo con la consapevolezza di quella stanchezza che mi porterò dietro fino a sera. Una colazione veloce e il cappotto, nonostante la bella giornata di sole, pur sempre invernale. Prendo la bici fuori dal garage e mi accorgo di quanto fosse distante nel tempo quel semplice gesto. Raggiungo il centro, in compagnia di mia madre e parcheggiamo davanti alla sede della CGIL. Ho capito in che direzione muovere i passi a proposito del mio futuro. L’unica condizione di stabilità che posso accettare è quella dell’essere felice e senza avere tempo da dedicare alla mia passione la vita non può apparirmi che sotto forma di un costante sacrificio, quindi inaccettabile. Non avendo la possibilità di vivere della mia Arte, perenne speranza a cui dedicarsi ogni giorno, devo trovare accomodamento tra le braccia di un lavoro fisso che mi garantisca la copertura economica del mio sostentamento. Salendo al II° piano della sede sindacale andavo in cerca di una fonte inesauribile di concorsi pubblici su cui investire le mie ricerche nel dopo-lavoro. Mentre aspetto di parlare con il responsabile preposto mia madre ritrova Sandra, una sua ex-collega dei tempi dell’Ipercoop, passata dopo la rappresentanza sindacale in azienda ad un ufficio stabile sulla via Emilia. Le parlo della mie esigenze e delle mie reiterate domande per ricoprire il ruolo di commesso rigettate ogni volta. “A te andrebbe bene il reparto di Pane e Pasticceria. Un turno unico. Al Pane iniziano anche alle 4.30/5.00 mentre alla Pasticceria fanno dalle 7.00 alle 13.00”. Mi sono illuminato. “Ci farei la firma immediatamente” è stato il pensiero più immediato e le parole non hanno tardato più di tanto a raggiungerlo. L’idea di avere tutto il resto della giornata da dedicare alla vita, anche su due-tre turni, non poteva essere minimamente intaccato dall’idea del sabato lavorativo o dalla non ordinaria sveglia. Galvanizzato dalla certezza di aver trovato un obbiettivo, chiaro e definito, ora non mi aspetta altro la strada che porterà inevitabilmente alla conquista o al fallimento. Sono sempre stato convinto che se veramente si vuole una cosa e non ci si risparmia per ottenerla alla fine ogni sforzo viene ripagato. Adesso, con la maturità dovuta all’esperienza, non so se è un ottimismo indotto dai cartoni animati e dalle pellicole cinematografiche in genere ma mi fa piacere pensarla in questo senso. La fiducia in se stessi porta sempre a realizzare qualcosa e provarci, in ogni caso, lo considero già una vittoria. Dopo la chiacchierata in amicizia e la promessa di tenermi in considerazione, in caso di una possibilità di infiltrazione, potevo stringere la mano al mio omonimo e depennare anche la voce “concorsi pubblici”. Qualche sito utile a cui attingere la conoscenza in piena autonomia e i saluti in prossimità dello scadere della mia libertà temporanea. Sono di nuovo all’aria aperta e la giornata è sempre investita da uno splendido sole su sfondo azzurro cielo. A piedi raggiungo la sede del “Corso Bacchilega”, salendo le scale dalla larghezza imponente, che mi fanno pensare a un tempo antico di nobili e ricevimenti. La segretaria si dimostra cordiale e con un largo sorriso, prima e dopo le telefonate a chi di dovere, fino a quando rimanda la mia proposta editoriale alla metà di Aprile. Un saluto a Roberto e poi a casa, spingendo tranquillo sui pedali. Una sensazione meravigliosa mi sbatte sulla faccia. È l’aria di un inverno molto mite e del sole che manda i suoi raggi in ogni direzione, illuminando la mia pelle e quel sorriso di pura felicità che non riesco o voglio proprio trattenere.