Parole in confusione

scorrere


E la vita ha ripreso a scorrere, lenta ma imprevedibile, come un fiume, con qualcosa in più da rendere al cuore. Il pensiero di Giulia è presente, lascia affiorare un po’ di dolore, tristezza, consapevolezza di essersi lasciati alle spalle qualcosa di importante. La vita è anche questo e bisogna ringraziarla per ogni giorno di sole che ci sbatte sulla faccia, senza lasciare che gli inevitabili momenti di pioggia ci coinvolgano al punto di mischiare le nostre lacrime a quelle gocce che un giorno conosceranno la fine. Sono fragile ed ogni piccola vittoria, piccola notizia positiva mi aiuta a trovare appigli per scalare questa pendenza improvvisa e conquistarne la vetta. Ho conservato il mio equilibrio. Forse la storia d’amore, col pegno della distanza che si portava appresso mi ha permesso di non mettere alla prova la mia resistenza lontano dalle braccia della mia amata che, se colmabile, sarebbe stata una dura prova da superare, in nome dell’equilibrio. Ho tante cose da fare e sicuramente aiuta ad affrontare questo terreno emotivamente instabile, i mille ragionamenti e considerazioni. Aiuta a sentirmi accettato, importante per qualcuno, desiderato nonostante il rifiuto di una persona così importante. Passerà questo momento difficile, personale e come il setacciare sulle rive del fiume lascerà affiorare solo una pepita d’oro prezioso, la pietra del ricordo più bello, da portare sempre con me. Non doveva essere così l’inizio delle mie parole ma sono i tasti che hanno fatto tutto da soli. Ho lasciato la direzione nelle mani del pilota automatico di quel sentire viscerale che mi ha portato alla solita isola, profumata, degli ultimi mesi, Giulia. È ora di rimettersi in cammino. Qualcosa di rimasto in sospeso è sicuramente lo spettacolo teatrale di martedì scorso reso più appetibile dalla presenza di Gianmaria Testa, cantautore che ho imparato a conoscere ed apprezzare di recente. Avevo notato sul suo sito la data che lo portava proprio al Teatro dell’Osservanza, a pochi minuti da casa mia e non potevo assolutamente lasciarmelo sfuggire. Visto il mio impegno lavorativo invasivo avevo lasciato a mia madre il compito di procurare il biglietto dalla prevendita, presso la libreria Ipercoop. Ne era tornata a mani vuote perché a loro, un concerto di Gianmaria Testa proprio non risultava. In effetti si trattava di uno spettacolo teatrale ma in quanto alla presenza del cantautore posso vantare di aver avuto ragione da subito. D’accordo che non è un nome così famoso in patria ma si tratta sempre di un artista internazionale che andrebbe pubblicizzato a dovere. La rassegna stampa del teatro a questo punto mostrava tutte le sue carenze. Dopo essere passato a trovare Silvia, nel turbinio del dopo lavoro, a portare il borderò alla “piccola osteria del borgo”, ero finalmente indirizzato verso la mia prima volta al Teatro dell’Osservanza, alla scoperta di un artista e delle sue attitudini a suonare dal vivo. Sono in compagnia di mia madre, e questa già di per se è una notizia, ma non è niente a confronto della presenza, tra le sedie rosse, di mio padre che credo sia tra le persone più lontane dal Teatro che possano esistere. Entriamo e inizio a scorgere il sorriso di una ragazza, la maschera di sala, nella mia direzione. Ho prima il sospetto e poi la certezza, avvicinandomi, che si tratta proprio, con mia grande sorpresa, di Giulia, la mia vicina di casa. Mi chiede come va e le rispondo, prima di offrirle il silenzio, che dovrebbe essere colmato dalla domanda di ritorno, se non altro di cortesia. La penso ma rimango in silenzio, potendo solo immaginare come le gravi condizioni di salute, di una persona cara, le possano lasciare un peso costante e insostenibile da sorreggere sulle spalle. Arrivano anche i miei genitori e quel pensiero mia mamma proprio non riesce a lasciarlo in silenzio. Ci trova i posti e la lascio al suo lavoro con quella piccola torcia elettrica nella tasca sinistra che le chiedo di mostrarmi tutto eccitato. Domanda di mio padre: -“Ma vengono pagate?” Io e mia madre scoppiamo a ridere al pensiero di dover instillare nella sua mente il pensiero che fare la maschera a teatro si tratti di un lavoro, parola che per mio padre ha tutto un altro significato. Madre: -“Certo che vengono pagate perché pensavi che lo facessero per beneficenza?” Padre: -“Ma dai, gli daranno un piccolo rimborso spese…”. È una battaglia persa in partenza combattere le convinzioni delle persone proprio perché sono convinzioni e non possono lasciare spazio a cambiamenti. Credere di vivere nella verità assoluta e riporre cieca fiducia nelle proprie opinioni, lo considero un difetto. Si smette di pensare. Come la serata di ieri sera, passata con la Morgana Big Band al gran completo, stipata nella mia Yaris, nella consueta gita settimanale dedicata alla ricerca di locali per l’estate in cui lasciare un po’ di note. Beppe si era fatto prestare il navigatore satellitare da un amico. Dopo aver appreso il corretto funzionamento del sistema a ventosa avevo iniziato a seguire la voce suadente di donna che intendeva portarmi a destinazione. Ero sempre stato curioso di fare la conoscenza di questo gadget, per molti fondamentale, da viaggio. Ti porta a destinazione, è vero, ma togliendoti tutto il bello che viene prima. Le strade sbagliate che ti fanno ricordare così bene quella giusta. La scoperta e la conoscenza del territorio. È inutile arrivare se non sai come ci sei riuscito. Così è per il pensiero. È inutile averne uno se lo si può sostenere solo con il “così è” della convinzione, togliendo il ragionamento, spuntando ogni possibilità al confronto. Alla fine lo spettacolo teatrale si intitolava “Chisciotte”. Era dedicato a quei tanti invincibili, invincibili perchè si rialzano ogni volta, dopo l’ennesima sconfitta, sapendo che ce ne sarà un’altra ad attenderli ma che proprio per questo motivo non si possono mai dire vinti fino in fondo, invincibili appunto. Gianmaria ha imbracciato spesso la chitarra, accompagnato da un clarinettista e dalla sua voce, eseguendo poesie messe in musica, brani originali e brani di altri. Al centro del tavolo da osteria chi illustrava le storie dei tanti invincibili del nostro tempo o del tempo appena passato. Mi è piaciuto pensare a me, con presunzione, come ad un piccolo Chisciotte del Romanticismo ma forse più che un non essere vinti è un’esigenza che mi fa sempre rialzare in piedi e guardare al futuro, aspettando quella dama che si fermerà, gettando l’orologio, al sole e alla pioggia insieme a me.