Parole in confusione

Mantova, finalmente


"good lovers make great enemies..." (Ben Harper)Prima ParteÈ una giornata, quella di oggi, che ho regalato al pessimismo e la voglia di lasciarsi andare alla sola luce della bajour, sul comodino, e all’ultimo di Damien Rice per cui devo ringraziare Silvia, ha avuto ragione su ogni altra cosa. Sento la vita scorrermi addosso, non dentro e qualcosa che non andava l’ho avvertito dalla sveglia di questa mattina, a cui sono arrivato con un dormiveglia trascinato a fatica, dove i minuti sembravano pesanti come macigni. Non so cosa sta cantando Damien in questo istante, quali parole sta pronunciando ma mi lascio trasportare, adatta colonna sonora, perché mi piace come lo dice. La sensazione di una malinconia tenuta insieme nella strofa che riesce a sfociare in un mare tranquillo, il ritornello, di pace assoluta a cui pensare come ad un ricordo concreto toccato con mano poco prima. Mi sta cullando dolcemente e glielo lascio fare. Ieri, una domenica di Marzo, mi svegliavo con tutte le sensazioni al posto giusto. Ancora senza i genitori a cui fare caso per la sveglia puntata, padrone di quelle otto di mattina che mi sembravano già uno splendido regalo. Finalmente la trasferta di Mantova potevo toccarla con mano. Potevo dosare l’attesa tra la colazione, la barba e un senso di ordine, a cui rinunciare subito, da dare ai miei capelli. Le speranze di Corinna a proposito del tempo venivano spazzati via da un sole che non lasciava spazio a possibili ripensamenti, per quanto il tempo sappia essere imprevedibile. Alle 9.30 sono di nuovo a pensare all’autostrada e ad una meta da raggiungere, con una ragazza parcheggiata da qualche parte e questa situazione non mi sembra poi così tanto originale. Corinna, la sua idea, era tornata prepotentemente alla ribalta con quel desiderio espresso al concerto di Ben Harper, a cavalcare un’opportunità offerta da Silvia, e poi avveratosi quando il mio cuore non si poteva più dire libero. Lasciarle la sua canzone era una voglia innocente, alla fine senza di lei non sarebbe esistita e non chiedevo nient’altro che cantargliela quando il destino lo avrebbe permesso. Nel frattempo la notizia della sua storia d’amore interrotta che mi dispiaceva, quel suo iniziare a farsi sentire che mi faceva pensare in grande e qualche accenno di Silvia che non poteva che incoraggiarmi a percorrere una strada impercorribile, per la storia con Giulia e a tutto quello che significava, in cui riuscivo e volevo credere così tanto. Non era piacevole quel sassolino nella scarpa che se ne stava li a disturbare tutto quello che Giulia poteva significare per me. Non riuscivo a rimanere con il pensiero di qualcosa fermo li ad aspettare, di non chiaro, non risolto, in sospeso da così tanti anni, dalla prima volta che mi scontrai col suo sorriso. Desideravo conoscere realmente Corinna, quella ragazza dal nome così bello, la ragazza su cui mi ero impegnato a dipingere così tante belle speranze con tanti colori importanti, senza però averla mai vissuta nella realtà. Era un paesaggio della Toscana che non so se c’è ma che riuscivo ad immaginare così bene che doveva esistere. Rappresentava l’ideale, quella speranza di cui armarsi per combattere tutte quelle battaglie perse in partenza, offerte dalle solite delusioni di donna. Giulia era riuscita a lasciarmi in bilico sul dubbio del “sogno o stupenda realtà” e io quel sogno volevo continuare a viverlo e per farlo dovevo spogliare Corinna di quell’ideale, restituendole quei difetti (ai miei occhi) e la sua verità. Il rischio di un incontro poteva portare però anche dall’altra parte. Alla consapevolezza di un’emozione che solo lei, col suo profumo e la sua anima avevano saputo accendermi. Mi piace giocare le partite che contano e questa si faceva sentire importante. Non contava l’essere ricambiato, non la convenienza ma l’onestà di un sentimento a cui rendere conto. I vari tentativi di organizzare la trasferta erano falliti, per inconvenienti più o meno incredibili e per un po’ avevo accantonato l’idea di arrivare ad una risposta definitiva. Due settimane e Giulia non c’era più. Il calendario regalava così una domenica improvvisamente libera da dedicare alla domanda più lontana, rimasta nel cassetto, in attesa di risposta. Il sole non mancava e potevo incontrarla, finalmente. Alle 11 avevo appuntamento nel primo parcheggio, sulla destra, dell’Outlet mantovano, appena fuori dal casello sud. Arrivo in anticipo e mi metto a suonare qualcosa con quella chitarra che continuo a portarmi appresso. Corinna mi raggiunge ma non sento arrivare quello che mi aspettavo. Non capisco, sono entusiasta di trovarmi lì ma la ragazza che guida al mio fianco mi sembra così distante, come non lo era mai stata in questi tre anni in cui i nostri incontri erano talmente rarefatti da sembrare accaduti per sbaglio. Realizzo di non conoscerla, lo sapevo anche prima, ma esserne consapevoli è diverso. Ha prenotato un ristorante appena fuori Mantova, al “Capriccio” e nome migliore non poteva suonarmi in testa. continua...