Parole in confusione

2 tappe


Seconda parteCartina alla mano, vista la mia ignoranza del territorio, cercavo di capirci qualcosa un po’ prima di arrivare nell’urgenza della scelta. Credevo di essere giunto alla conclusione di qualcosa ma non avevo proprio ragione. Il buio e la disposizione emblematica dei cartelli col nome delle strade scritto sopra mi costringevano ad andare a tentativi, senza trovare nemmeno più riscontri nella cartina (a metà) in mio possesso. Quella capacità di trovare indirizzi, tanto decantata, mi faceva pensare ad un dono perso con l’andare del tempo, di cui avvertivo la mancanza. Finalmente rientravo sulla fotocopia e riuscivo a far corrispondere la carta alla realtà. Via Mameli, finalmente, e solo quelle due vetrine illuminate, con le valvole a segnare sul vetro il marchio “Cicognani”, la passione di Guglielmo. La prima volta che lo conobbi correva l’anno 1998. Un negozietto su via Maglioni, a Brisighella, piccolo, dove quel consumo eccessivo di sigarette veniva bilanciato dall’aranciata che metteva a disposizione di chi passava di li. Costruiva amplificatori ma faceva anche riparazioni e il mio fender aveva proprio bisogno di quelle. Da quella volta passarlo a trovare diventò un’abitudine, larga nelle maglie del tempo ma costante, compatibile con gli impegni e la distanza. Parlava una lingua tutta sua, piena di termini sulla sponda elettronica e valvolare della musica, che imparai a decifrare solo negli anni. Arrivò il primo trasferimento, dove i metri quadri si moltiplicavano e l’ambiente era sicuramente più adatto alle nuove esigenze e alla crescita della sua piccola attività di artigiano dell’amplificatore. Non riusciva più a stare dietro alle richieste dei negozi e dei clienti che ricercavano i suoi apparecchi, del cui suono si erano innamorati come avevo fatto io. Io che mi ero già messo in tasca, in tempi non sospetti, quella Dragon Screamer, testata+cassa che soddisfava le mie pretese sonore da professionista di belle speranze. Infine quest’ultimo cambio di residenza che lo portava ad essere più accessibile, nonostante il suo non fosse mai stato proprio un punto di vendita al pubblico come lo si puo’ pensare. Busso alla porta a vetri e toglie la faccia, come sempre, da una testata aperta, offrendomi un bel sorriso. Ritrovo Guglielmo e di tempo, dall’ultima volta, ne è passato un po’ troppo. Parliamo, come sempre, di un po’ di tutto, con la musica ad occupare il baricentro, mentre continua con le saldature e collegamenti vari, posando i cavi con cura e attenzione all’interno della macchina. Mi racconta del grande passo che ha fatto, cedendo il 50% del proprio marchio e di quanto sia contento di questo, al di là delle immediate e future prospettive economiche. Della possibilità di fare, finalmente, solo quello che aveva sempre voluto fare: la progettazione dei suoi apparecchi. Al nuovo partner il compito di costruire, consegnare, occuparsi della distribuzione a livello mondiale. Lo trovo nell’imminente viaggio che lo aspetta l’indomani per la presentazione a Francoforte del suo lavoro, della sua passione. Sono contentissimo per lui. Tutto il tempo, le energie che ci ha messo gli sono state riconosciute e ad una persona a cui si vuol bene è la più bella cosa che si può augurare. Lo lascio al suo lavoro con la promessa di rivederci presto per scambiare altre due di quelle chiacchiere alle quali ci siamo abituati. Vado in cerca della seconda meta della serata, lo “Zingarò”. La via non è contemplata nella mia cartina ma un’occhiata su internet nell’ufficio di Guglielmo mi aveva fatto intuire il suo collocamento sul globo terrestre. Mi perdo di nuovo e sono costretto a chiedere informazioni. Arrivano e sono giuste, non sono molto lontano. Parcheggio e m’incammino nelle strade sconosciute e poco frequentate, battute solo da un vento di aria fredda che mi arriva in faccia. L’insegna è quella buona. Sto per fare il mio ingresso quando una coppia sulla quarantina esce per sfruttare l’anticamera, tra il locale e la strada, in una pausa sigaretta. Esce immediatamente la persona che stavo cercando, Michele, il direttore artistico. Gli ricordo chi sono, il nostro incontro al Dev studio e gli lascio il cd sperando che nella prossima programmazione possa fare un pensierino anche a me. Intanto la donna con la sigaretta in bocca mi rivolge la parola: - “Io ti ho già visto ma non ricordo dove.” La stessa impressione l’avevo avuta anch’io ma per quanto mi sforzi non riesco a saltarci fuori. Esce Mirkone per le solite esigenze di fumo. Mi ero dimenticato che il mercoledì, giorno di concerti, è sempre qui per il servizio fotografico. Iniziamo a parlare ed è sempre un piacere. Scopro che c’è anche Matteo “Zac” dentro e congedandomi dalla sconosciuta conosciuta finalmente oltrepasso quel limite per entrare nel locale. Lo trovo al bancone, in compagnia della sua ragazza. Incontri inaspettati che mi fanno piacere mentre il concerto sta per riprendere col secondo set. Batteria, contrabbasso e voce, pianoforte e sax, quattro elementi e l’atmosfera è quella giusta. I classici dello swing italiano e internazionale eseguiti in maniera veramente accattivante, per rendermi conto di quanta gente brava ci sia in giro e quanto mi tremino le gambe pensando al mio debutto orfano di un minimo tempo per le prove. Poco dopo l’esecuzione del più famoso tra i brani di Carosone prendo l’uscita, col vento alle spalle che fa scordare il freddo, con la macchina che mi riporta a casa. È l’1 di domani e avrei voluto non avere orario. Tu vuò fa L'Americano Puorte o cazone cu 'nu stemma arreto 'na cuppulella cu 'a visiera alzata. Passe scampanianno pe' Tuleto camme a 'nu guappo pe' te fa guardà! Tu vuò fa l' americano! mmericano! mmericano siente a me, chi t' ho fa fa? tu vuoi vivere alla moda ma se bevi whisky and soda po' te sente 'e disturbà. Tu abballe 'o roccorol tu giochi al basebal ' ma 'e solde pe' Camel chi te li dà? ... La borsetta di mammà! Tu vuò fa l' americano mmericano! mmericano! ma si nato in Italy! siente a mme non ce sta' niente a ffa o kay, napolitan! Tu vuò fa l' american! Tu vuò fa l' american! Comme te po' capì chi te vò bene si tu le parle 'mmiezzo americano? Quando se fa l 'ammore sotto 'a luna come te vene 'capa e di:"i love you!?" Tu vuò fa l' americano mmericano! mmericano siente a me, chi t'ho fa fa? tu vuoi vivere alla moda...Renato Carosone ascolta...