Parole in confusione

Trasferta nel cortile


Sveglia precoce quella di sabato mattina tesa col pensiero alla trasferta di Padova dell’immediato dopo pranzo. Nessuna questione di cuore ad attendermi ma solo la mia musica da portare, in compagnia di Livio e il suo pianoforte, sul palco organizzato dal comune in occasione della “Giornata Mondiale della Poesia”. Un’opportunità che devo a Carlo, il presidente dell’associazione “Musica Infinita” che mi ha voluto ancora davanti ad un microfono ad interpretare altre parole. All’appuntamento delle 13, nel parcheggio fuori dal casello di Imola (BO), arrivo puntuale, aspettando l’arrivo di Livio da Forlì (FC) seduto sulla custodia della chitarra, da unire allo zaino nel pieno del mio bagaglio. Tarda 5 minuti e intanto capisco ancora una volta quanto entusiasmo mi metta in corpo il pensiero di dovermi esibire, da lì a poco. Partiamo e lo convinco a prendere l’autostrada a Ferrara, da raggiungere attraverso la mia esperienza personale, tralasciando Bologna e quel bivio ancora chiuso per lavori. Ascoltiamo musica, parliamo di musica ma anche di tutto il resto. La conversazione è piacevole e i chilometri scorrono veloci, regalandomi una strana sensazione mano a mano che quella strada mi passa dal finestrino, riportandomi a quell’unico pensiero, Giulia, dipanato in innumerevoli direzioni. "Chissà se la rivedrò?" Capisco di spaccarmi a metà nella scelta di cosa desiderare veramente. Sono pessimista ma assomiglia tanto al mio solito esorcizzare l’inutilità della speranza. Ho iniziato a regalarle quell’insensibilità, quella freddezza che riesco a riconoscere così bene alle donne e che mi ha sempre fatto paura. Dare fiducia ad una persona significa essere pronti a soffrire per lei ma sono sentimenti impossibili da governare senza seppellire il cuore ed io questo credo che non riuscirò a farlo mai. Avevo paura che sarebbero arrivati questi giorni piovosi, glielo dicevo spesso i primi tempi, e da quell’ultimo mercoledì le mie previsioni erano diventate orribile realtà da sopportare, da portare come un macigno, ancora una volta, per un pezzo indefinito sul cammino della vita. Livio aveva acceso il navigatore, inserito nel cellulare, e quella voce maschile cercava di dare un senso compiuto alla nostra ricerca del parcheggio ad ore di Via Venti Settembre. Un valido aiuto da usare con parsimonia e da sottoporre al proprio senso pratico perché, come recita la sua battuta che mi ha fatto ridere e trovare perfettamente d’accordo: -“Il navigatore è come andare in giro con uno che conosce la strada ma non se la ricorda tanto bene”. Ci troviamo di fronte alla certezza di dover abbattere il muro della zona a traffico limitato, presidiato da minacciose telecamere pronte a fotografare targhe senza protezione. La telefonata per risolvere il problema mi ricorda di essermi dimenticato della possibilità di evitare la multa lasciando il numero della targa una volta arrivati al garage. Finalmente possiamo far sfogare il navigatore e iniziare a pensare alla camminata, gravata dal peso degli strumenti, e al verso buono da darle al primo tentativo. Il tempo intanto, partito con un sole rassicurante e infastidito solo dal vento freddo, si stava guastando rapidamente, facendo esprimere più di una perplessità a proposito del suo trattenere la pioggia. Raggiungiamo il cortile all’interno del comune e ritrovo Carlo. Ci sono dei ritardi nell’allestimento del palco e possiamo permetterci una camminata alla ricerca di un bar “non allineato”come lo vuole Livio. Dopo aver evitato il primo e sconsigliato il “Graziati” per esperienza personale, troviamo finalmente pace in riva alle bancarelle, vicino alla fontana. Mi sembra così strano ritrovarmi li, senza Giulia, con tanti ricordi da consumare a proposito di una realtà così lontana dalla mia. Piazze e luoghi che non mi appartengono ma che riesco a sentire bene, estranei ed intimi nello stesso momento. Approfitto del bagno mentre lui si concede a due tramezzini con acqua gasata e caffè, per rimediare al pranzo saltato. Ritorniamo ad attendere quell’ora di inizio concerto che continua a slittare. Siamo i primi. Veniamo anche prima del saluto delle autorità e non è che mi dispiaccia così tanto non dover aspettare nessuno. Lascio al fonico un po’ scorbutico la cura del minidisc che metto in registrazione prima di salire sul palco. Partiamo e mi sento carico e mi diverto, aprendo gli occhi ogni tanto, senza ritrovarmi in quelli di chi vorrei. Recito anche qualcosa a memoria perché mi va e perché sono parole che mi fa piacere avere sempre con me. I tempi sono stretti, visto il ritardo a cui cercare di porre rimedio e in una mezz’ora finisce la nostra esibizione, alternata tra brani originali e rivisitati. Smontiamo e salutiamo Carlo, che sbriga subito anche la questione economica. Mi piacerebbe continuare la nostra collaborazione e altrettanto vorrei ricambiare il favore e glielo dico. Aspettiamo il futuro. Il ritorno ci fa arrivare al parcheggio provati dal peso della tastiera da sopportare insieme lungo il tragitto. Aspetto Livio sul marciapiede, con la roba pronta per essere caricata. Mi passa davanti una ragazza vestita di dubbio gusto, con gli occhiali da sole mentre promette pioggia, col lettore mp3 in bella vista e il mento puntato verso l’alto. Deve essermi venuta spontanea un’espressione così eloquente da strappare una risata alla tipa alla guida della Yaris che stava guadagnando l’ingresso del parcheggio. Torniamo a casa ma invece che ad Imola, decido di farmi scaricare a Lugo (RA), a casa di Nicola, con cui mi sarei dovuto incontrare da li a poche ore. Mangiamo insieme e ci prepariamo al dopo cena con qualche partita a pro evolution. Improvvisamente suona il telefono e qualche minuto più tardi il campanello, che fa scattare come sempre Kurt, il cane del padrone di casa. Ritrovo Seba dopo tanto tempo, dopo quell’ultima, maledetta cena bolognese e il trio è di nuovo formato. Non so se riuscirà più ad essere la stessa cosa, certi strappi sono veramente difficili da ricucire ma provarci non può certamente far male. Organizziamo un campionato del mondo a 32 squadre, scegliendo in base ai gusti e simpatie personali, salvando tutto su memory card, in vista della prossima volta. Doveva essere la serata del Caffè Sant’Angelo ma l’arrivo di Seba, la pioggia che aveva preso a scendere copiosa e la stanchezza dovuta ad una giornata passata sempre a fare qualcosa toglieva molti stimoli alla trasferta bolognese. Usciamo ed altri si uniscono alla compagnia che decide, su suggerimento di Nicola, di passare il resto delle ore prima del sonno al “forum” di Imola. Posso riprendere la macchina e durare la bellezza di 5 minuti nel locale. Un po’ triste e soprattutto stanco decidevo di non volermi divertire a tutti i costi in una pista sovraffollata, in un mondo che non mi appartiene così tanto e a cui riesco a dare un significato solo in certe occasioni. Anche se il pensiero di arrendermi così non poteva lo stesso farmi piacere.