Parole in confusione

sotto il concerto


Seconda parteMi siedo in tempo per l’ordinazione ma devo astenermi per non doppiare la cena. Matteo sfrutta subito la situazione per farmi viaggiare, proprio sotto il naso, prima l’antipasto, a base di piadina fritta, formaggi e affettati vari e poi strofinandomi addosso un po’ di quelle costolette di agnello che mi ricordano la più mitica mimica Simpsoniana. Resisto a fatica, lasciandomi ammaliare dal pensiero di ordinare, nonostante i 7euro di listino, un promettente flan (parola molto estrosa) al cioccolato. Non sapevo che fosse il compleanno di ben due ospiti dell’ormai “nostro” tavolo. I più anziani, estimatori del Jazz dai capelli bianchi che si stavano già cimentando con il consueto rituale dello spegnimento della candelina, idealizzazione di un anno che è passato. La torta di mele che ci stava sotto era una creazione di Lucia, la ragazza di Matteo e non potevo proprio esimermi dall’assaggiarne almeno tre fette, con un po’ di prosecco per bagnarmi la bocca. Il concerto intanto stava per iniziare. Scambio due parole con Tiziano, il contrabbassista, prima che si dedichi allo strumento da stringere tra le mani e lascio Deborah, la cantante, a quel saluto da tavola a tavola di qualche momento prima. Con il sax il trio è al completo e si può cominciare ad ascoltare. A fianco, la tavolata più affollata riesce a ridursi quasi al silenzio, eccezione fatta per due donne che non riescono proprio a smettere di ciarlare neanche per prendere fiato. Il set continua con un logico calo di attenzione anche se le prime sedie rimangono gremite di fedelissimi e attenti amanti del genere. Al nostro tavolo si unisce una coppia anche se tra i due rimango colpito, ne subisco sempre il fascino, soprattutto da lei e dai suoi lontani lineamenti orientali. Il concerto scivola nel sottofondo con qualche sprazzo di attenzione e ci lasciamo andare alla passione per la fotografia di cui, anche la ragazza straniera, subisce il richiamo. Riesco a trattenermi dal dedicarle uno scatto, nonostante l’ispirazione offerta da una sua espressione, assorta nelle note considerata l’imminente presenza del tipo che non mi fa essere spregiudicato fino a questo punto. Dopo qualche sguardo ben assestato ci pensa lei ad azzardare l’inquadratura puntandomi addosso l’obbiettivo e scaricandomi addosso quel flash accecante, ladro di luci ed ombre morbide. La mano è stata tesa e mi sento in diritto di ricambiare il gesto. Quella certezza che mi ero preso adesso sentiva il bisogno di una conferma, reclamata a gran voce da quella vocina del dubbio venuta a farmi visita. Matteo ridipinge l’identikit del sospettato che le sta a fianco, facendolo tornare ad essere quello che è sempre stato, un semplice amico e lasciandomi finalmente un tranquillo pezzo d’asfalto da dedicare allo spazio di manovra. La musica finisce come i numeri di telefono finiscono uno nella rubrica dell’altro. Posso scambiare anche qualche parola con Deborah, il motivo portante della mia presenza a questa rassegna spersa nelle prime colline di Castel Bolognese. L’impressione di non esserle proprio indifferente e la mia condizione di novello single potevano solo condurre a ritrovarsi alla prima occasione disponibile. M’invita a seguirla nella trasferta concertistica di Carpi del giorno dopo, in cui però non posso spendere alcun gettone presenza a causa dell’orario di partenza da Bologna, inconciliabile con l’uscita dal lavoro e delle prove col gruppo fissate in vista della serata di mercoledì. Improvvisiamo un venerdì sera con la promessa di risentirci per i dettagli. A questo punto posso rincasare e toccare il letto sempre oltre l’una, sapendo che la sveglia del dovere non farà tardi, purtroppo.