Parole in confusione

metereopatico


Prima parteSono giunto alla conclusione di essere leggermente metereopatico ed è arrivata grazie all’ultimo colpo di coda di un inverno pressoché assente, che assomiglia moltissimo ad un autunno fuori stagione, con quelle secchiate d’acqua buttate dall’alto che preparavano il terreno per la sorpresa inestimabile regalata da un bellissimo sole della prima mattina di ieri. Sul solito daily mi scoprivo a sorridere a guardare quella campagna di pianura che pian piano si prendeva la sua rivincita su quella collina dal sapore di Toscana. Un sorriso di piacere e di pace pronto ad infiltrarsi in ogni anfratto della mia anima facendolo risplendere con la luce brillante dell’entusiasmo più sincero. Arrivano quei giorni in cui niente ti può abbattere ed è bello viverli ed è strano avvertire quella sensazione, paragonarla a quei giorni antagonisti, scoprire che la felicità e la tristezza sono due facce di quella medaglia che portiamo sempre al collo e che offre ora un verso, ora un altro solo per il suo inevitabile ciondolare lungo il cammino. Il mio spirito di novello invincibile mi portava a vivere l’ennesima serata, la prima della settimana, a base di musica. Questa volta mi aspettava un posto riservato ai piedi del palco, in occasione di una tappa dell’ennesima rassegna a base di Jazz curata da Matteo. Ceno a casa e, dopo l’obbligato della doccia sono in forma smagliante per l’uscita. La scelta del mezzo l’indirizzavo alla Punto a metano, tornata già a far parte del parco macchine della famiglia da circa un mese (per la modica cifra di 5023euro), e da quel lettore cd che tratteneva Ray Charles in un silenzio crudele e che non potevo permettermi assolutamente di lasciare aspettare troppo. Prendo la strada per Faenza (RA) che poi è sempre la via Emilia. Le indicazioni di Matteo mi facevano tenere alto il livello di attenzione appena oltrepassato Castel Bolognese (RA), con l’indicazione “Campo Moto Cross” a cui interessarsi particolarmente. Esco dalla strada maestra e subito i conti con l’asfalto iniziano a farsi più ridotti. I cartelli si ripetono mantenendomi sulla giusta rotta, confermandomi la presenza di quel “Ristorante Monti Coralli”, vera meta della serata. La strada prende a salire leggermente ma con il bene della costanza e all’ennesima curva mi ritrovo a stupirmi di un piccolo paesaggio di luci offerto dalla pianura che ha la sua partenza proprio da poco più in basso. Ray Charles continua a cantare e a farmi immaginare unendo due mondi così distanti, portandomi la voce di un’altra vita, quei suoni di un posto lontano, che non esiste più, nella forza dirompente della musica. Arrivo al parcheggio e sono pronto ad affrontare l’ennesimo ingresso in società. La sala è piena e tende, per atmosfera, a far pronunciare aggettivi da osteria. Il pianoforte è abbandonato al suo riposo forzato mentre gli fanno compagnia il contrabbasso sdraiato, un sax e un microfono lasciati senza fiato. Il concerto non è ancora cominciato e il tempo delle forchette e nel suo pieno splendore. Ritrovo subito Matteo, il tavolo che lo circonda e la compagnia della serata. Saluto la sua compagna, e, prendendo posto, mi ritrovo davanti agli occhi Jessica, la sorella maggiore di Melissa e Sara, che non rivedevo da quella sera al Sax Pub e che non potevo ritrovare, se non grazie alla casualità. continua...