Parole in confusione

tra il Pink Red e qualche briciola


1. La sveglia di ieri mi porta giù dal letto. “È venerdì” penso, combattendo con l’ottimismo quella voglia di prendere a martellate la fonte sonora “domani potrò dormire”. Tutta la solita trafila e arrivo a varcare le porte automatiche. “Buongiorno”. Ivan mi guarda stranito. -“Tu cosa ci fai qua? Mi aveva detto Daniele che non c’eri.” Rimango interdetto. Do un’occhiata al calendario e mi accorgo di quell’appunto che avevo lasciato per i miei colleghi e che io non avevo più considerato. Me stesso: -“Devo andare a fare la lettura!”. Saluto tutti con un’indisposizione crescente dovuta a quel risveglio traumatico, inutile. Arrivato a casa mi getto sul letto, spostando la sveglia un po’ più avanti ma non riesco a prendere sonno. Non ci riesco mai. Mi alzo e inizio a fare due cose a computer, lasciandomi sfiorare da un piccolo dubbio. Guardo il foglio dei concerti e la lettura è segnata per lunedì prossimo. Chiamo Tiziana che me lo conferma. Ho sbagliato a compilare il foglio dei permessi! Chiamo Daniele e gli chiedo se posso essere li per le 9.30 e recuperare quell’ora e mezzo mancante lunedì così da mettere una pezza al casino che ho messo in piedi con le mie mani. La sua disponibilità è accompagnata da una risata a cui non do sostegno al pensiero di quella solita sveglia puntata sulle 7.32 da sopportare una volta in più. 2. La consegna ad Osteria Grande (BO) mi porta a farmi aprire dalla badante, in servizio presso l’abitazione adiacente al magazzino dell’idraulico. Non capivo le ragioni della presenza di un aiuto così eccessivo, avendo conosciuto la nonna, ancora lucida e indipendente. Farmi firmare il documento di trasporto avrebbe svelato il vero motivo. La ricerca della biro, la mia l’avevo lasciata nella cabina di guida, mi faceva accomodare all’interno della casa. Una signora dai capelli bianchissimi mi guardava seduta sulla poltrona. Sono curioso e la domanda di circostanza mi porta alla sorpresa dei 103 anni di Cesira, portati ancora con importante lucidità. Mi lascio coinvolgere della matematica e sconvolgere dal pensiero che i miei 26 anni lei li ha vissuti nel 1930. Più ci penso e più mi sembra incredibile. 3. La serata di ieri doveva essere l’ultimo atto che avrebbe visto i “Morgana” salire sul palco del concorso indetto dal Mamilù cafè. Avevamo invitato i nostri sostenitori a non presentarsi per esprimere, attraverso le consumazioni, quelle preferenze che ci avrebbero permesso di continuare nelle selezioni e al gestore di riempirsi le tasche, sfruttando la nostra genuina passione per la musica e la loro amicizia, dando a questo concorso farsa una connotazione ancora più gretta e meschina. Avrei preferito non presentarmi proprio ma, essendo parte del gruppo, ero pronto a piegarmi a quella maggioranza che aveva deciso per l’esibizione asettica. L’imprevista proposta di “Cico” però, m’invitava a ricoprire un buco nella sua programmazione musicale per la serata stessa, con un preavviso veramente inconsistente. Avrei dovuto rispolverare un repertorio da chitarra e voce e l’idea di ricevere anche un compenso per fare questo non è che mi dispiacesse più di tanto. Prima di confermare la mia presenza comunico al gruppo dell’offerta su cui non vorrei sputare sopra. Beppe capisce e mi lascia libero di non presentarmi a fare la comparsa con la chitarra in mano. Dopo la cena, la doccia e un passaggio dalla saletta, per raccogliere qualche elemento utile alla buona riuscita dell’esibizione inaspettata, arrivo a Villa Eccentrica. Ho con me il minimo indispensabile e preparare il palco è questione di pochi istanti. Aspettiamo il pubblico e nell’attesa mi lascio coinvolgere da un analcolico, il “Pink red”, che sembra prestarsi bene nel riuscire a soddisfare la mia voglia. Non mi lascia per niente insoddisfatto. Le 23 si avvicinano e il locale è praticamente semideserto. “Cico” è dispiaciuto e sorpreso, considerato anche il pienone fatto appena sette giorni prima. Non sono deluso. Può capitare. Recupero le mie cose e salgo in macchina col pensiero rivolto ai miei compagni e alla possibilità di salire sul palco del Mamilù cafè insieme a loro. Passo davanti all’ingresso in cerca di un parcheggio e trovo Amedeo, il bassista. Devono ancora iniziare e allora mi faccio accompagnare nel viaggio verso a casa per sostituire il “ferro” acustico con quello elettrico. Pochi minuti e sto scendendo le scale del locale. La sorpresa è generale ma niente se paragonata alla mia nel trovare sul palco due minorenni assolutamente rock’n roll accompagnati da un batterista. Mi affascinano nella capigliatura in stile Lenny Kravitz e nella presenza scenica, anche se sul fronte della qualità c’è ancora molto da fare. Il piacere lo provo però ritrovandomi di fronte tutta quella passione debordante che ho lasciato alla loro età, quando abbracciavo l’elettrica all’amplificatore e mi sentivo invincibile ed è una sensazione impagabile. Tocca a noi e dopo cinque brani il locale si svuota. La finiamo li, regalando a Marco il piacere di cantare quella “Balliamo sul mondo” con cui lo accontentiamo così di rado. Il bilancio della serata fa pensare, su due concerti, ½ riuscito. 4. Daniele mi chiama nel suo ufficio. Ha comunicato a chi di dovere la mia intenzione nel non proseguire il nostro rapporto di lavoro. Purtroppo non può tenermi fino a fine giugno e mi rinnoverà il contratto solo fino a fine Maggio. Non accolgo la notizia con disperazione. 5. Mi metto a sistemare i tubi in solitaria. 1/2/3mt le misure da abbinare ai vari diametri. Mi piace restare in compagnia dei miei pensieri, molto spesso, e sbrigare una faccenda così poco intellettualmente impegnativa all’aperto, con la benedizione della primavera, era un motivo in più per dedicarmici. Improvvisamente il verso di un uccello mi fa precipitare nell’amarezza più nera. Non ho nessuna base di ornitologia ma sapere il nome della causa di una mattina annegata nella tristezza non m’importava poi così tanto. Uguale, identico al verso dei primi istanti di “Breathe” da quel “Dark side of the moon” che non può significare nient’altro che Giulia per me. Non sono ancora in salvo da una sofferenza che sento così aspra e inutile, per le ragioni che hanno provato a giustificarla, dentro di me. La felicità che m’investiva, il sole che mi baciava, la vita con un sorriso, strappati come se non valessero così tanto, scomparsi in un momento. BreatheBreathe, breathe in the air Don't be afraid to care Leave but don't leave me Look around and choose your own ground For long you live and high you fly And smiles you'll give and tears you cry And all you touch and all you see Is all your life will ever be Run rabbit run Dig that hole, forget the sun And when at last the work is done Don't sit down it's time to start another one For long you live and high you fly But only if you ride the tide And balanced on the biggest wave You race towards an early grave (Waters, Gilmour, Wright)