Parole in confusione

Nicole e Diletta


Secondo TempoDue ragazze piombano al mio fianco. Sono Nicole e Diletta. La prima ha toccato i 7 anni e suona il violino mentre la seconda le sta appena dietro. Sono piacevolmente sorpreso. Iniziano a farmi quelle domande piene di un’innocente curiosità di cui sono capaci solo i bambini. Mi chiedono di suonargli qualcosa e devo mettermi sulla difensiva, avendo volontariamente lasciato a casa quei due quaderni pieni di canzoni e accordi, per evitare la possibilità di un’esibizione di cui non avevo voglia. Volevo starmene tranquillo a tirare giù quei brani a cui mi volevo dedicare già da un po’ e l’offerta che potevo permettermi era molto limitata. Gli chiedo se preferiscono qualcosa in italiano o se può andare bene anche l’inglese. Scelgono la strada straniera e così inauguro prima “Last request”, con una bella performance, aiutata nel trasporto dalla platea, e poi, all’ennesima richiesta, chiudo con “Rewind” sempre di Paolo Nutini. Nick e la sua bella arrivano in quei momenti e, mentre lei ritorna a fare il rettile sul lettino, l’amico viene a darmi una mano nel gestire questo piacevole imprevisto. Iniziamo a fare un po’ di giochi, ad inventarceli anche se sappiamo di non inventarci niente. Nick inizia col richiedere qualche figura a corpo libero, verticale, ruote, capriole… dandone anche dimostrazione pratiche e stupendomi per questa attitudine che non sapevo gli appartenesse. A pensarci bene è difficile sapere se qualcuno è in grado di camminare sulle mani, anche in un’amicizia come la nostra, bisogna trovarsi davanti ad una dimostrazione pratica. Il gioco successivo lo escogito io, introducendo anche l’uso della palla da basket gonfia. L’arbitro lancia lontano l’oggetto del contendere, chi riesce a conquistarne prima il possesso deve riuscire a tornare al punto di partenza senza farsi toccare dall’altro. Scateniamo Nicole e Diletta sulla sabbia senza aspettarci il rovescio della medaglia che mette anche noi maggiorenni in competizione. Nessuno riesce a spuntarla e l’unica cosa certa rimane il fiatone di cui le nostre compagne di giochi non ne subiscono neanche il sospetto. Poi passiamo ai mestieri da indovinare, sicuramente più tranquillo. D’improvviso Nicole: -“Io vado dai giochi”. Senza nessun imbarazzo o bisogno di far sembrare la propria esigenza “carina”, come dovrebbe essere sempre e come invece non ritrovo quasi più. Ho paura che perderà questo dono con l’età, che in compenso le donerà, ne sono sicuro, il piacere della bellezza che un giorno sboccerà. È il momento dei saluti e mi ha fatto veramente piacere avere queste due belle pennellate di colore sul quadro della prima giornata di mare della stagione. Dobbiamo tornare alla macchina con quella “fame fotonica” che inizia a montare nel pancino, reduce dal solo panino del mezzogiorno. Nick e Meli si cambiano. Io rimango a guardarli con la stessa roba addosso, avendo pensato a portarmi dietro qualcosa di più adeguato per il “dopo mare” ma avendo ceduto alla pigrizia di lasciare tutto quanto nell’armadio. I miei capelli sono proprio un disastro, mi sento a disagio. Cerco di correggerli alla meno peggio approfittando della sosta per un goccio sulla strada verso il chiosco di piadine decantato come il migliore di Marina. Lo specchio è impietoso. Raggiungo gli altri per l’ordinazione. Condimento a base di salsiccia, peperoni e cipolla per me e una coca da versare nel bicchiere di plastica trasparente. Le mie papille gustative esultano dal piacere. Veramente all’altezza delle aspettative, nessuna delusione, come rischia spesso di capitare. Raggiungiamo non so quale bagno dove il sovraffollamento è eccessivo e la musica a base di Metallica e derivati vari. Rivedere tutte quelle All-star e orecchini vari mi fa tornare indietro negli anni. Alla fine cambiano solo le cose che si indossano. C’è sempre una moda a cui fare riferimento, che si sia “fighetti” o “sfattoni” ed è triste. il posto non mi piace e la mia faccia espressiva ne porta tutti i segni. Cambiamo aria e raggiungiamo il “Dolce Lucia”. L’area destinata alla pista da ballo è praticamente deserta ma la musica è confortante così insieme a Nick decido di lasciarmi andare. Ogni nuovo brano selezionato dal deejay è l’occasione per farsi prendere sempre più. Arriva a mettere su perfino Ray Charles con quella “Shake your tail feather” su cui avevo proprio voglia, senza saperlo, di muovermi. Credo di essere imbarazzante nello stile ma non me ne frega granché. La rappresentanza femminile non si unisce a noi e così dopo qualche pezzo, senza alcuna pressione da parte sua, sconfiniamo nella “La duna degli orsi”. Si ritorna a musica commerciale più contemporanea e un’abilità decisamente più costretta ma sono sempre carico come mi fa piacere e l’ultimo pezzo prima di pensare al ritorno è proprio un chicca di quelle lasciano soddisfatti: “Time is running out” dei Muse. Sul ritornello non posso non saltare! Stiamo guadagnando la via d’uscita quando una conoscenza offre il motivo per una sosta a base di discorsi indefinita nei tempi. Il bancone è li a fianco e la voglia di una coca cola alla spina con ghiaccio incontra il favore di rivolgere parola alla barista. Pago l’ordinazione e mi tolgo una curiosità. Me stesso: - “Scusa ma quanto sei alta? Cioè senza il bancone e i tacchi…” Barista: - “Non sono tanto alta” Me stesso: - “Quanto?” Mi porta la voce vicino all’orecchio destro. Barista: - “ 1,79cm” Fortuna che non era alta. Torno ad aspettare la fine delle comunicazioni ma nel mentre il mio gesto porta subito allo scoperto una leggera vena allusiva circa la mia interlocutrice e la sua avvenenza. Meli: - “Secondo me fa la modella…” I pareri maschili erano sufficientemente discordanti per creare una curiosità a cui dover dare una risposta attendibile. Glielo domando.Aveva ragione Meli. Nessun problema al rientro ma anche questa volta non lo dobbiamo alla casualità.