Parole in confusione

una giornata al mare


Primo TempoCruhhhshscsssh… Sono le 8 di domenica mattina e mi chiedo come mai devo subirmi una radio sveglia che ogni tanto manda musica e altre volte soltanto interferenze, che non sono proprio il piede giusto per iniziare la giornata nel migliore dei modi. Forse anche lei ha i suoi momenti non entusiasmanti… Avrei voluto, veramente, tenere strette le coperte e serrate le ciglia per non so quanto tempo ancora ma la prima giornata di mare, di questa nuova estate venuta a bussare decisamente in anticipo alle porte della primavera, era un motivo sufficiente a subire ben altri sacrifici. In piedi, dunque, con quel po’ di sano stordimento da illuminare con una bella alzata di tapparella da invasione di mille raggi di sole. L’immancabile colazione, il bagno a cui far visita, per togliere un po’ di quell’apparenza all’ “appena sveglio”, lasciandoci comunque un sano fondo di verità, lo zaino già inventariato dalla sera prima, la chitarra e il pallone da basket sgonfio, con un po’ del teatro di Shakespeare da aggiungere in ultima battuta. Direzione Lugo di Romagna, in provincia di Ravenna e più esattamente davanti, ma proprio davanti al portone del condominio da cui aspettare l’ingresso nel buongiorno di Nick e Meli, miei compagni di viaggio e di mare per il resto della giornata. Il traffico è decisamente sopportabile e non lo si può certo attribuire ad una qualsivoglia fortuna del momento, il merito incontrastato va alla levataccia e basta. Marina di Ravenna (RA) e si poteva sospettare qualcos’altro? Snobbiamo il parcheggio servito dalle navette gratuite che fanno la spola col lungomare, utilizzando i bagni come fermate di servizio, per affittarci tra le strisce bianche del piazzale dalla parte opposta, più vicino e comodo alla meta del “Peter Pan” pensata dai miei compagni d’escursione. A dire la verità ho notato che è nell’indole femminile avere preferenze, anche circa i dettagli più o meno insignificanti, come se la buona riuscita della giornata passasse anche da quelle parti. Di certo rimane che alterare il percorso immaginato porterebbe solo a turbolenze evitabili e, proprio per questo, da evitare. Per me e Nick l’importante era essere al mare, dove parcheggiare, quale bagno frequentare non era così rilevante. Dopo il parcheggio e la sicura abbronzatura della lamiera lasciata a picco sul sole, la colazione nel bar vicino assomigliava tanto alla tappa successiva dell’immaginato. Mi lascio offrire un bombolone in miniatura alla crema, con lo zucchero a velo che ci sta proprio bene sopra. La faccia divertita della barista avrebbe infastidito Nick ma le varie riflessioni a riguardo ce la saremmo trascinate solo per un breve tratto verso il bagno. Un lettino per la signorina, il telo del suo ragazzo steso sulla sabbia insieme al mio e la possibilità di una struttura in legno con un ombrellone sullo stesso stile a regalare ombra ai primi arrivati. Mi ci metto sotto e inizio a riempire di accordi tutti quei testi che mi ero portato da casa (in un certo senso mi ero organizzato anch’io) grazie al lettore mp3 e alla chitarra. Sento la mancanza di Giulia ma solo per quello che ha rappresentato. Avrei voluto condividere anche questo con lei, una giornata al mare strappata alla quotidianità del solito lavoro, in compagnia del mio amico e della sua ragazza. Una scelta che accetto mentre attendo quella che mi farà piacere. Ci raggiungono Sara, Fede e un’altra loro amica di cui non ricordo il nome. Decidono di prendere il sole e tutto la giornata che verrà una ventina di metri più avanti, più vicine al mare. Il dubbio che sia per causa mia (considerato il fatto che con la prima della lista non ci parliamo neanche per via dei trascorsi) mi sorge spontaneo anche se Nick provvede a rassicurarmi. Avevano semplicemente immaginato i lettini una ventina di metri più avanti. Distanza indispensabile alla buona riuscita di una domenica di mare. Tra un accordo e l’altro da decifrare mando un messaggio ad Alex che so essere poco più avanti, al “Dolce Lucia”, in compagnia di una discreta rappresentanza della squadra di pallavolo (femminile) di cui è secondo allenatore. Dopo il pranzo, a base di panino, insieme a Nick lo passo a trovare, con una bella camminata in riva al mare nel mezzo. È un piacere sentire le onde portare l’acqua all’attenzione dei piedi. Lo troviamo nella rilassatezza del dopo pranzo. Ci scambiamo qualche battuta e la promessa di uno squillo nelle immediatezze di una partita di Beach Volley a cui sbandieriamo le nostre migliori intenzioni. (quello squillo non è mai arrivato ma so che c’è un motivo che non vedo l’ora di farmi raccontare) Torniamo da dove eravamo partiti. I due innamorati mi lasciano solo, insieme alla chitarra e al lettore mp3, con la funzione ulteriore di guarda-roba (nel senso vero del divorzio dei termini). Resto solo per poco. continua...