Parole in confusione

Nero su Giallo


Seconda ParteIl pomeriggio porta a qualche altra consegna e al messaggio di Nick, che riesce a commutare la promessa domenica al mare in un venerdì sera da passare insieme. L’occasione, di cui mi aveva già accennato in precedenza, era la cena esclusiva per avvocati e dottori in legge da consumare in quel di Marina di Ravenna (RA), la sera stessa. L’aggettivo sarebbe dovuto bastare per capire che non avrei potuto vantare nessun diritto in proposito, e solo quei caratteri messi in fila a formare la giustificazione “ma tanto noi Andrew ce ne freghiamo” sarebbero stati sufficienti a tuffarmi di prepotenza su quell’invito allungato di straforo. Arrivo in magazzino con un sorriso raggiante, tanto da indurre Max a chiedermene il motivo o, per lo meno, a farmelo notare. Siamo in dirittura d’arrivo per la settimana del dovere e ai blocchi di partenza per il week-end delle opportunità, è arrivata la soluzione per il mio venerdì e non posso non portarne i segni addosso. Arrivo a casa, mangio qualcosa, mi faccio una doccia e non ricordo in quale ordine. Mi vesto, in ultima battuta, di questo sono sicuro, e prendo, in ritardo, la strada per Lugo (RA). Sono le 20 appena passate e il sole è sull’orlo dell’orizzonte, in aperta campagna. Come una gigantesca palla infuocata, carica di colore, ci sta affondando dentro ed è sempre uno spettacolo per cui ne vale la pena ricercare un’ultima fotografia. Sono in ritardo, siamo in ritardo. Bisogna prendere l’autostrada, quella non a pagamento che si prende a Cotignola (RA) e ti scarica a Ravenna e forse oltre, non lo so. Iniziamo a parlare, mai di cose banali. Quando vogliamo esserlo andiamo sul sesso, anche se non lo considererei un argomento banale… forse “leggero”, che arriva a farci compagnia solo e come sempre al ritorno, quando la stanchezza inizia a demolire la voglia di ergere nuovi muri di riflessioni. Ma questa è l’andata e siamo belli carichi, nonostante il lavoro di entrambi e quell’antipatica nostalgia che mi ha preso repentina, e non capisco perché. Me ne devo liberare, è scomoda. Dobbiamo condividere qualche chiarimento. La prima domenica al mare, passata insieme, ha portato a galla un problema che merita attenzione. Blindiamo sempre la nostra amicizia, c’è questa necessità reciproca di metterla al sicuro che mi fa piacere. La mia intuizione si era rivelata esatta. S*** non si era unita a noi, decidendo di prendere il sole 20mt più avanti con la scorta delle amiche, non per chissà quale benefico influsso o organizzazione preventiva dalla felicità ma proprio per causa mia. Meli, la ragazza di Nick, nonché sua sorella era rimasta così esiliata sul suo lettino. Sentivo una mia responsabilità o comunque la voglia di mettere a posto quella ridicola situazione che tanto leggera non era. Aver condiviso con S*** un po’ di lingua, qualche anno fa, aveva portato col tempo, a parte l’effimero piacere, ad un domino di eventi terminato con la conclusione di ogni tipo di interazione, eccezione fatta per quei “ciao” di contorno da imputare all’educazione (“mica siamo animali” Paul Sorvino – Quei bravi ragazzi) . Il gesto di S*** non significava niente. La voglia di passare del tempo con una persona di cui puoi conoscere solo le parole, che sai andare in tutt’altra direzione rispetto al pensiero, non può esistere e nemmeno l’avvenenza fisica, a cui riconosco essere molto sensibile, può fare qualcosa contro la mancanza di fiducia guadagnata con tanta autorevolezza. Non significa niente per me ma se crea problemi alla sorella, ragazza del mio migliore amico, allora bisogna adoperarsi per risolvere la situazione. Avevo proposto di togliere il disturbo. Le opportunità di andare al mare, con Alex, Denise o Tiziana non mancavano e anche l’idea di passare la domenica a casa non mi spaventava, in ogni caso. Ma questa proposta rischiava di suonare come il voler approfittare di una scusa per sganciarmi dalla compagnia di Nick. Non era così e avevo bisogno di approfondire ogni centimetro della situazione. Nick: -“A Meli non interessa e io voglio andare con te. Non farti problemi Andrew.” Situazione infantile risolta. Continuo a guidare con la solita calma che mi prende quando mi fa compagnia sul sedile del passeggero. La strada come per incanto perde di pesantezza e di interesse circa l’arrivare a destinazione il prima possibile. Il viaggio diventa un piacere e la possibilità per scambiare punti di vista a proposito delle situazioni che la vita ci sbatte sotto al naso, in una specie di salottino su quattro ruote e due cuori. Arriviamo all’”Hook” con mezz’ora di ritardo. La puzza di pesce intasa l’aria guastata dai cassonetti. Saliamo le scale. Il primo piano è deserto. Altre scale in legno per il secondo piano. C’è vita. La prima tavolata è quella giusta, quasi una trentina di nuove conoscenze ad elevata incidenza femminile. Inizio a stringere le prime mani ed i primi sorrisi, che sembrano sempre una scusa anticipata per lo scarso interesse del gesto e del nome che ci si scambia nel frattempo. Mi prometto di fare attenzione per combattere questa consuetudine legando a quei nuovi volti qualcosa del mio passato. Arrivano presto a travolgermi: - “Cristina, piacere” (D’Avena, ha interpretato così tante canzoni incredibili). – “Agnese, piacere (“la locanda dell’Agnese” di Castel Guelfo) – “Sara, piacere” (Qui ho solo l’imbarazzo della scelta) Il destino dimostra ancora scarsa fantasia circa le targhe dei miei nuovi incontri. Finiamo all’estremità della tavola ed è il sesso la caratteristica che impone la disposizione. Ritrovo Simone, conosciuto in occasione della serata organizzata per festeggiare il titolo di avvocato conseguito da Nick e mi fa piacere. Gli unici 5 uomini della serata sono tutti lì, a parte una sede distaccata, in avanscoperta nel territorio femminile. L’anomalia della mia presenza viene presto fuori alla domanda più gettonata della serata a base del bivio significativo tra la qualifica di Avvocato o Dottore in Legge. Posso offrire Musica e l'imminente scelta universitaria come risposta.La rappresentanza femminile è imponente ma è la qualità, come sempre, quella che conta e non la quantità. Inizio a scambiare qualche sguardo con Agnese, sapendo che non porterà a niente, come piacevole, malizioso, intrattenimento. La provocazione può essere un passatempo piacevole. La cena trascina in avanti le lancette e quando si ritorna al piano terra le defezioni sono imponenti. Rimaniamo in pochi. Ci incamminiamo verso il centro che inizia a darsi da fare per aumentare le occasioni di interesse e la sua offerta di sguardi lasciati cadere durante la caccia. Siamo davanti al Matilda e la spaccatura è vicina. Dopo tanto penare poso gli occhi su una bella sconosciuta che suscita il mio interesse. Mentre Nick si preoccupa di discutere con gli altri dell’imminente futuro decido di andarmi a presentare. Me stesso: - “Ciao. Non ti voglio disturbare, ti volevo solo dire che ti ho vista e mi hai colpito. Ah, io sono Andrea..” Lei mi porge la mano: -“Piacere, Giulia.” Un’altra occasione persa dal destino per dimostrare qualcosa circa l’imbarazzante mancanza di fantasia. Me stesso: - “Sei una bella ragazza, prendilo come un complimento. Buona serata, ciao.” Giulia. – “Grazie, ciao.” Ci sono cose che devo fare anche se sono assolutamente inutili. La compagnia intanto si è divisa tra la discoteca e l’idea del Mo-Wa street bar. Con Nick e i pochi superstiti m’incammino verso quell’ultima tappa della serata con l’umore già predisposto per l’ennesimo fuori posto a cui dedicarsi. Non riesco a trovare nemmeno una ragazza che possa interessarmi e su cui fantasticare un po’. Non è il mio mondo, ne avverto tutta l’inutilità. Si è soli in mezzo ad un imponente sovraffollamento di anime sconosciute disposte solo a mettersi in mostra e ad atteggiarsi. Non c’è nient’altro a parte il bere e la voglia di divertirsi. Sento freddo ma è l’umidità a cui il mio maglioncino blu scuro non può offrire protezione. Non premo per andare, sono ancora in piedi e questo basta. Lasciar vivere lo considero un mio grande pregio derivato dalla comprensione che impegno ogni volta. Tornare a casa comunque non lo si può evitare e ci arriviamo prima o poi. Ci rifugiamo su quell’argomento “leggero”, che arriva a farci compagnia solo e come sempre al ritorno, quando la stanchezza inizia a demolire la voglia di ergere nuovi muri di riflessioni. Sono le 3 di notte e giro la chiave per far scattare la serratura. Mi scordo di fare lo squillo del “sano e salvo” a Nick ma so che ha fatto altrettanto.