Parole in confusione

Nero su giallo


Prima ParteDi fondo i primi due album dei Pearl Jam, suggeriti dall’Annalisa in occasione della cena a base di spaghetti al sugo e varie, rimasta in sospeso nelle vesti di promessa dal suo ultimo ritorno da Lione. Mi hanno accompagnato anche ieri in occasione della trasferta abbastanza impegnativa per consegne sulla strada che da Faenza (RA) si spinge fino alla bella Firenze. Il lettore mp3 aveva bisogno di un ricambio di contenuti a cui prestare attenzione e a cui lasciare l’onere e il piacere del giusto sottofondo. Mettersi alla guida del camion è sempre motivo di pensieri vari e sensazioni sempre inattese a cui cercare di dare adeguata risposta. La strada affrontata dentro il limite dei 70km/h, per lo più, è sempre terreno di riflessione. Solo con me stesso, con la maglietta gialla ereditata da quei mesi passati al servizio di un’impresa di pulizie, l’mp3 al collo e auricolari nelle orecchie, pacchetto da scartare dello scorso Natale, dono di Giulia, la macchina fotografica a portata di mano e una bella giornata dove il sole battente si lascia mitigare volentieri da un bel vento fresco che agita il paesaggio. Nei momenti d’ispirazione mi lascio tentare anche dal cellulare aziendale per telefonate esclusivamente personali e il sospetto di non essere un attento osservatore del codice della strada inizia a diventare una gran bella verità. La velocità di crociera e la strada sgombra mi aiutano a difendermi. Del tubo sui 6mt di lunghezza e dai vari diametri e un bancale da consegnare oltre il comune di Brisighella (RA), appena passato il ponte dopo la frazione di Casale. Le indicazioni mi bastano. Penso alle mie serate dell’imminente fine settimana a cui levare la solita, scomoda incognita. La sensazione è sempre quella di avere qualcosa da rincorrere. Un’amicizia, l’Amore, una nuova esperienza… Non sono quel che si dice, un “animale sociale” (se è un’affermazione che può avere un senso). Preferisco da sempre i rapporti che coinvolgono non troppe persone. L’alternativa è una sensazione di disagio del tutto spontanea che mi costringe a cercare rifugio nel mio silenzio e nell’isolamento, nella ricerca di uno spazio che sia solo mio. Non è una cosa che mi impongo ma che ho sempre cercato di superare imparando, con l’esperienza, ad accettarla, più o meno, serenamente non gradendo i fallimenti. È sempre importante conoscere i propri limiti, nel canto ti evita una bella figuraccia da stecca, nella vita sociale ti aiuta a ricercare le situazioni piacevoli e a tamponare, non solo con la prevenzione, quelle spiacevoli. Un idraulico a banco mi ha detto che ho una bellissima mimica facciale. Che si capisce immediatamente quello che sto pensando. L’ho ringraziato, prendendolo come uno dei migliori complimenti estetici che mi avessero fatto fino a quel giorno ed esternando un bel sorriso… visto che era effettivamente quello che stavo pensando. Mi è sempre mancato un gruppo fisso di persone con cui fare qualcosa. È sempre stato e lo considero ancora un dispiacere. L’immediato venerdì sera aveva ancora un punto interrogativo, nonostante la rassegna Jazz del Sax Pub di Lugo (RA), l’alternativa rock del Gold Win di Imola (BO) e il concerto di beneficenza, da rock psichedelico dei Magentha, da raggiungere al Teatro Ristori di Forlì (FC). Era abbastanza per essere indeciso sulla scelta definitiva che avrebbe abbattuto le altre, ma sentivo il bisogno di una spalla, nonostante la certezza di trovare sul posto qualcuno con cui scambiare due chiacchiere. Forse ho solo bisogno della ragazza giusta con cui condividere la vita. Arriverà. Il sabato era ancora peggio anche se l’opportunità di assistere finalmente ad una rappresentazione teatrale della Denise non me la volevo lasciare sfuggire. Nell’attesa dell’ignoto facevo il mio lavoro. Al ritorno avrei optato per una strada mai battuta prima. Una carreggiata a due corsie di marcia a fare da collegamento, sulle colline del nascente Appennino Tosco-Emiliano, tra il comune di Brisighella e quello di Riolo Terme (RA), ultima tappa della mattinata. Inizio a scattare foto a ripetizione, affascinato dalla posizione panoramica, un po’ alla cieca, dovendo rispettare quel groviglio di asfalto in salita e discesa (che sono sempre la stessa cosa, dipende da dove le guardi) che sento affidarmi abbastanza responsabilità circa l’incolumità, mia e del mezzo, da preservare. Questa nuova fetta di paesaggio, da gustare ad ogni nuovo assaggio, mi mette decisamente di buonumore e me accorgo su un breve rettilineo, mentre i Pearl Jam intonano “Black” e la maglietta gialla e tutto il resto offrono tutto lo scarto possibile. Arrivo, dopo una breve sosta da un cliente di Isola (RA), nel centro della città termale. Mi accorgo che il parcheggio a cui mi ero abituato nelle precedenti edizioni sarà più difficile del solito da conquistare. Un camioncino dei surgelati infatti era stato lasciato sulla destra, occupando tutto il lato della strada stretta mentre sulla sinistra, quegli splendidi alberi dal colore affascinante, garantivano un ostacolo per l’altezza del mezzo in mio possesso. Mi ero deciso ad aspettare che l’omino col contatore, utile alle ordinazioni di altri surgelati, si decidesse a girare la chiave e a lasciare libero il campo ma, dallo specchietto laterale, potevo immaginare che l’automobilista in coda non avrebbe condiviso ancora per molto quella scelta. Avanti, allora, a piccoli passi. Gli alberi soffrono e l’ultimo è una vera agonia. Cerco di fargli meno male possibile ma è come cercare di partorire, in un modo o nell’altro di lì bisogna passare. Mi parcheggio e constato i danni. Beh, pensavo peggio. Dopo la consegna decido di fare una foto alle mie care “nature morte” e l’idraulico insieme alla moglie, che in questi casi ricopre sempre la parte amministrativa, si interessano a questa anomalia. Con una punta di soddisfazione mi descrivono quelle uniche piante di prugno selvatico di cui si preoccupano di esaltare il periodo della fioritura, a proposito del piacere della bellezza. Gli credo sulla parola. continua...