Parole in confusione

la Sorpresa di un'esibizione


Ieri doveva essere mare. Non è potuto essere così. Il pomeriggio assolato richiedeva la presenza della Morgana Band in quel di Bologna, per presenziare all’audizione sul palco del Tour Music Fest. Il concorso nazionale faceva tappa per tre giorni nel capoluogo emiliano-romagnolo e, scarichi della presenza di Davide (chitarra), che rendeva possibile la speranza di sopravvivere in una macchina sola, a bordo della mia grigia metallizzata iniziavamo a ripercorrere la strada conosciuta per la città. “Queen – Greatest Hits II” come colonna sonora, nonostante l’aver capito di privilegiare gli anni ’70 del gruppo, e aria condizionata obbligata, per contrastare la certezza di arrivare bagnati come salviettine rinfrescanti senza essere aromatizzati al limone. Dopo una breve deviazione collinare, per cui devo ringraziare la mia voglia di non correre il rischio di essere fermato da una pattuglia della polizia, appostata sulla via Emilia, riprendo il dritto. Poi gli stradelli, la tangenziale, l’uscita 7, quindi i viali e a destra su via De’ Crescenzi. Siamo puntuali, nonostante i vari ritardi sulle nostre intenzioni e posso permettermi di parcheggiare davanti al numero civico indicato come punto di arrivo. Iniziano ad arrivare altri gruppi, con le varie custodie al seguito, ma l’attesa sembra fine a se stessa, visto l’anonimato in cui versa il civico in questione. Un sms dell’organizzazione, distribuito tra i miei colleghi rappresentanti, non mi coinvolge direttamente ma mi permette di capire che l’ingresso, a cui dobbiamo rivolgere le nostre attenzioni, fa bella mostra di se sulla confinante via Berti. Prendo a mano la mia Gibson e guido la carovana verso il probabile traguardo. Un bel manifesto ci accoglie e lo stesso fa il ragazzo che porta la maglietta dai lineamenti identici. Ci indica la porta dentro cui scomparire e trovare riparo dal caldo estivo del primo pomeriggio. Sono il primo a prendere posizione davanti al banchetto, dove la ragazza si preoccupa di annotare l’ordine di arrivo dei partecipanti al concorso. In pochi minuti tocca a noi. Scendiamo le scale e ci fermiamo nella stanza che funge da anticamera. Un gruppo sta subendo lo scatto dal ragazzo addetto all'affare "fotografia" e subito dopo è la nostra sorte. I miei capelli sono qualcosa di invivibile, destinati a tutte le direzioni possibili. La sala utilizzata per l’audizione si libera. Tocca ancora a noi ma adesso si fa sul serio. La strumentazione è buona, a parte le casse per la voce e i tom della batteria. Eseguiamo quell’unico brano richiesto dal regolamento, sotto i quattro minuti ed è già il momento di staccare il jack. Altra stanza per il verdetto. Siamo passati. Il 18 Settembre ci aspettano a Roma per la semifinale e subito, nel pensiero, inizio a sfregarmi le mani pensando a quei giorni di cui potrò approfittare per godere della città imperiale. Versiamo la quota d’iscrizione e torniamo in superficie. La via Emilia verso Imola (BO). Passiamo da Toscanella (BO) e l’idea di festeggiare alla gelateria a cui sono più abituato riesce a coinvolgere anche i miei compagni di promozione. Ritrovo le facce che avevo lasciato nei miei ricordi e anche il frappè al cioccolato che ordino sulla stessa onda. Buono, come in quella leggera nostalgia. Sono a casa. Mi preparo per uscire. Dovevo vedere Nick, forse un’escursione a Marina di Ravenna (RA), forse qualche cosa di diverso. Seba si unisce alla serata e mi fa piacere. I piani cambiano. L’idea del cinema però non mi coinvolge. È estate e l’idea di chiudermi in una sala per due ore non riesco proprio a farmela piacere. Non sarò della partita, preferisco rimanere a casa. Ma a casa c’è il caldo di troppi giorni di sole che trasuda dalle pareti e non resisto più di tanto. Prendo la bici e vado a fare un giro per il centro. Una sosta al Caffè della Rocca, dove trovo con piacere la stampa dell’edizione annuale di “Imola in Musica”, poi all’Elio’s e dritto dentro al centro. Ad ogni pedalata inizio a capire che c’è qualcosa che non va. La quantità di persone riversata nelle strade è decisamente superiore alla media e il primo spettacolo di cabaret non può esserne sicuramente l’unica ragione. Sotto l’orologio sono costretto ad abbandonare la bici. Una piccola folla di passanti si è inchiodata davanti ad un concerto “a batteria” di musica celtica. Parcheggio e mi avvicino incuriosito. Scopro Coch imbracciare il contrabbasso e ne rimango sorpreso. Cerco di avvicinarmi ancora un po’ e finisco per defilarmi sulla destra. Non mi sembra vero. Alla chitarra, seduto, dietro la prima fila di fisarmonica e cornamusa c’è Sebastiano. Rimango a battere le mani fino all’ultimo, reprimendo la voglia di unirmi, nel ballo, alle ragazze dalle facce note sul versante punk. Con Nick al mio fianco non avrei avuto esitazioni. Il dispiacere di non poter condividere insieme a lui questa sorpresa si fa sentire ma negli occhi rimane la felicità di Coch e Sebastiano che suonano insieme. Dopo tre bis di questo progetto chiamato “Dimondi” (http://www.myspace.com/5dimondi) posso finalmente unirmi a qualche discorso insieme a questi due musicisti che oltre a stimare considero anche persone a cui voler bene. Coch mi parla del progetto, levandomi non poche curiosità riguardo a questa stupenda sorpresa che mi sono ritrovato davanti agli occhi anche se il meglio, come sempre lo tengo per ultimo. Da quando Sebastiano si è trasferito a Bologna i contatti si sono inevitabilmente diradati fino a scomparire del tutto. La promessa di andarlo a trovare non ero ancora riuscito a mantenerla ma sapevo che l’avrei afferrata, prima o poi. Mi presenta Ilaria, la ragazza con cui praticamente convive e finiamo per approfondire l’argomento conservatorio a cui è iscritto come pianista. I capelli tagliati e la figura ordinata erano solo la proiezione esteriore di quello che sentivo arrivare così limpido. Una sensazione di maturità e pace conquistata che non gli avevo mai potuto riconoscere in quegli anni passati insieme, in qualche modo. Non ritaglio troppo spazio. Saluto e riprendo la via di casa con la bicicletta dal fanale rigorosamente rotto. Mi ha fatto piacere, lo sento evadere dagli occhi, tanto piacere.