Parole in confusione

tè e cubetti di ghiaccio a galleggiare e sciogliersi


La casa è vuota. I miei genitori sono tornati sul camper questa mattina, lasciandomi qualche raccomandazione circa le piante da dissetare in terrazza e le tapparelle da assicurare in caso di maltempo. L’unico sottofondo al mio da fare, porta le scarpe dei Doctor 3, in concerto alla “Casa del Jazz”, in una registrazione gentilmente prestatami, nelle spoglie di cd, da Fabio. Lo sono andato a trovare ieri sera, ed era un incontro che ci trascinavamo dietro da un po’ di tempo. L’occasione di un martedì sera qualunque quindi, non potevamo lasciarcela sfuggire. Lo raggiungo a casa nei paraggi delle 22. È riuscito a trovare il tempo per “mangiare un boccone”, come dice lui e mettermi a mio agio, anche se non ce ne sarebbe bisogno, mi viene ancora più facile. Dopo la prima scelta musicale della serata, che inizia subito a cancellare quella strana sensazione di fruscio dalla sala, come se il silenzio fosse quello da nastro magnetico senza più canzoni, iniziamo a parlare di tutti quegli argomenti che attendevano di essere spiegati. Gli parlo di quella rassegna Jazz che dovrei organizzare per la stagione invernale, in un locale dell’imolese e a cui regalo tutto il peso della mia inesperienza. So di poter trovare l’aiuto che mi serve nel nostro dialogare, per affrontare tutte le sfaccettature che un impegno del genere può offrire e che mi troverò presto a fronteggiare senza troppe difese. Fabio non mi fa mancare nulla (nemmeno il solito tè con qualche cubetto di ghiaccio dentro), mettendomi di fronte a tutto quello che significa soddisfare la mia voglia. Arriva a portare in dote, non solo il suo aiuto, del quale ero certo, ma addirittura tutto il peso dell’associazione che dirige e che sul territorio, da oltre 20 anni, si occupa di curare gli eventi più significativi a livelli jazzistici.  Mi dimostra stima e fiducia, la stessa che provo per lui e il suo lavoro, improntato sulla serietà e la passione, che dovrebbero sempre accompagnare ogni intenzione e, insieme alla sorpresa inaspettata, lo ricambio con un profondo onore nell’accettare la sua proposta. Affrontiamo anche qualche riflessione sulla stanca e critica situazione legata agli eventi dal vivo, ai problemi che il pubblico moderno ha nell’ascoltare qualcosa come una rassegna cantautorale, un’idea e un desiderio arrivato sul momento, che gli butto lì e a cui mi farebbe piacere dedicarmici un giorno. Ritorno sull’argomento “giornalismo”, un‘esperienza che mi piacerebbe tastare, a livelli “amatoriali”, nell’ormai prossimo periodo di traghettamento in vista dell’università. Gliene parlo vista la sua conoscenza del settore, al quale offre settimanalmente diversi articoli sul versante culturale, e per ricevere qualche indicazione su come fare a muovere i primi passi. Non so a quali risultati potranno portare tutte queste nuove strade, forse saranno tutti vicoli ciechi, ma percorrerle per un po’, sono sicuro che mi farà piacere. Lo saluto rinnovando l’offerta ad Anna, sua moglie, e tolgo il disturbo, lasciando qualche cd masterizzato, pensato per il loro gusto musicale, e la promessa di risentirci presto, anche in vista dell’inizio degli appuntamenti al Caffè della Rocca, di cui cura la rassegna. Mi aspetta la notte verso gli ultimi sgoccioli del lavoro.