Il rifugio

La diritta via era smarrita.

Non devi far altro che pensare a te per riuscire a ottenere qualcosa nella vita, che possa portarti a soddisfazioni e gioie personali.

Gli altri... Gli altri... Pur essendo le persone più vicine a te, con il loro egoismo, ti distraggono (con la scusa del bene che dicono di volerti) portandoti in discorsi, situazioni logorati, privi di senso e logica, per un appagamento fittizio delle proprie esigenze, capricci di un attimo.

Ho imparato attraverso la mia ancora breve esperienza di vita, che il "NON PENSARE" è la soluzione ai mali che si presentano.

Estraniarsi.

Diventare indifferenti.

Di ghiaccio. Anzi no, di pietra.

Indossare una corazza per potersi difendere è un'idea non del tutto da trascurare perchè la sua usabilità quotidiana può aiutarti nella battaglia giornaliera di quei piccoli avvenimenti che possono sembrare irrilevanti ma che si accumulano a quel malloppo di carte accatastate nell'angolo più remoto, ma sempre presente, della tua mente e soprattutto, della tua anima stanca.

Sì, stanca... Stanca di sopportare questa gente.

Di andare avanti.

Il mio IO, ormai demotivato alla vita, mi conduce ad un'apatia perenne.

Non sò più dove voglio andare e cosa voglio.

Penso solo a cosa sia più giusto fare, per gli altri. Non per me. Ma questo perchè si è scatenato dentro me un meccanismo di soddisfazione dell'altro inesorabile da travolgermi in un vortice dove l'uscita è diventato un terno a lotto!

Da due anni la mia vita... La MIA VERA VITA è in paralisi, in coma.

Fino a qualche anno fa, nonostante le situazioni coinvolgenti e le continue giornate in balia del vento non pensavo che tutto quello che stessi vivendo potesse influire così tanto nella scelta della strada da percorrere per la mia esistenza.

L'insicurezza sta diventando per me un male silenzioso.

Questo è il risultato di una famiglia dove la mandre è soffocante e ii un padre è per la maggior parte della vita assente.

Investita sempre di ruoli non di mia competenza.

A pro di cosa?

Solo continua sofferenza. Ma una sofferenza diversa dalle altre volte, non più pianti, continui pensieri e tristezza ma una dolorosa, lenta agonia tacita che parte dal profondo del mio io...

Mi preoccupo ma cerco di mantenere il controllo. Il controllo di me. Sono razionale ma anche irrazionale. Sento di avvertire le emozioni moltiplicate per 100. Mi sento sensibile alle parole dette. Agli sguardi, ai comportamenti di tutta la gente intorno a me. Cerco approvazioni anche se poi faccio di testa mia.

Mi riprometto ma non mantengo.

Avverto di vivere una tale confusione che non mi concede di vederci chiaro, capire chi è nel bene e chi nel male e se anch'io sia nel mezzo.

Mi sento sola con me stessa.

Le urla laceranti dentro me non riescono a uscire, se non attraverso quelle finte risate e giornate spensierate, che poi alla fine, dentro me, di spensierato non hanno niente.

Vivo giorno dopo giorno come se ogni cosa che faccessi avesse un significato ben preciso.

Non lascio nulla al caso. 

Tutta la mia vita andrebbe decifrata per riuscire a risolvere un difficile codice segreto...

...Io... e ...la mia vita...

A voi lascio i miei pensieri come testimonianza di un richiamo alla vita.

Buonanotte! Viandanti, esploratori di questa "valle oscura che la diritta via era smarrita".