nordsudovestest

sette


Il countdown è cominciato alle 9,45. Sono arrivati puntualissimi, valigetta, fiamma ossidrica, scatolina di legno con viti in ottone dalla capocchia arrotondata. Siamo rimasti soli, tu ed io insieme a loro. La stanza si è improvvismente svuotata come un lavandino colmo d'acqua quando si rimuove il tappo. A dire il vero lo zio è rimasto in piedi vicino a me col suo completo nero che non ha fatto altro che accentuare il capo canuto. Non me lo ricordavo così bianco. Comunque la sensazione era che ci fossimo soltanto noi due.La saldatura all'ossidrogeno ha catturato la mia attenzione come fossi una bambina di otto anni che cresce a pane e curiosità. La rosa in rilievo sulla copertura di zinco, invece, mi è sembrata un orpello inutile. C'era qualcosa che strideva in quella rosa con la testa lievemente reclinata verso destra. Non chiedermi cosa. Non saprei risponderti. Tu amavi le rose. Quelle vere.Hanno proceduto silenziosi. Ogni tanto si scambiavano qualche parola veloce. Sembravano chirurghi all'opera chini sul paziente. Hanno spalancato la finestra a causa dell'aria intrisa di uno strano odore metallico. L'odore della fine di tutto, mi sono detta.Poi è venuto tutto il resto. A dire il vero di tutte le persone che sono venute a salutarti, non ho visto nessuno. Cioè, le vedevo, senza vederle. Che me ne sia passata innanzi una o nessuna o centomila tutto ciò ha avuto per me scarsa importanza.Cosa è importante alla fine? Questo mondo mi sta stretto nonno. Non è la taglia giusta. E' troppo grande per me. O forse troppo piccola. Da qualche parte ho letto che è buona norma pensare sempre, al mattino e alla sera, alla morte. Qui gli uomini non sanno fare altro che esoricizzarla. Che dici? Sarà questione di allenamento? O il significato sta tutto in un tatuaggio?