Il tramonto è immobile sull’orizzonte mentre ad un soffio da me, una libellula morente vibra le ali negli ultimi piccoli spasmi di vita. Forse voleva solo finire il suo volo nell’abbraccio del mare, ma le sue ali l’hanno tradita a pochi centimetri dalla meta.
Ha chiuso gli occhi guardando il cielo e per questo, la sua morte, ne rimpiangerà in eterno i colori.
< Dimmi dove riposeranno le tue ali così che possa portarti la strofa di una poesia …>
La sfioro ma non mi sente più.
All’orizzonte, il sole è sempre immobile sulla soglia del mare.
Sento un pianto e poi un grido, ed il dolore esplode in un boato assordante , come fosse una mina su cui ho posato inavvertitamente un piede, o un ricordo… o forse solo un pensiero.
Mi trovo in frantumi.
Miliardi di piccole schegge di carne che si artigliano ai fragili granelli di sabbia nella vana speranza di non essere spazzate via dal primo soffio di vento.
Mi raccolgo e mi lascio cadere sul palmo screpolato di un desiderio.
Voglio correre. Fuggire via. Prima che un altro boato mi distrugga le vene.
Ma resto immobile, incapace di liberarmi da quel tramonto che mi fissa con la pietà e la superbia di chi non conosce paura.
L’acqua freme, si agita, allunga la scia fino a lambirmi i piedi con la sua fredda mano e per un attimo spero che voglia farmi dono di una carezza. No. E’ solo venuta a pretendere il corpo senza vita della libellula, come se sapesse che gli appartiene di diritto, per portarlo dove il sole non sorge mai, e per questo neppure muore.
Stringo i denti come a trattenere un peccato che se ne vuole andare, poi strappo una lacrima e la crocifiggo al sole.
Evapora lanciando un lungo lamento, ma il sole tace e ancora non si muove.
Pare voglia far durare questo tramonto in eterno così che l’orizzonte resti un immenso tizzone ardente e continui a bruciare… bruciare…
Come la mia pelle, come il mio sangue.
Come la rabbia e il dolore.
Come l’amore.
Come un'anima bastonata per ferirne il cuore.
Un ultimo singhiozzo e poi il silenzio.
Dio quanto silenzio! Quasi una benedizione. Un unguento da spalmare, da ingoiare, da masticare…
Da deglutire insieme ai gesti, alle parole, a questa maledetta angoscia che non se ne vuole andare.
E che tutto taccia finalmente!
Mi tuffo tra le onde per raggiungere questo ostinato tramonto che non vuole morire. So che non ci riuscirò.
Ma solo così, quando il giorno spegnerà il suo falò dietro l’orizzonte, la notte mi nasconderà nell’oscurità del mare.
E nel suo abbraccio non sentirò più alcun rumore…
Inviato da: caranj
il 19/01/2010 alle 12:42
Inviato da: caranj
il 19/01/2010 alle 12:41
Inviato da: nulla_o_te
il 05/09/2007 alle 11:49
Inviato da: road_to_mandalay_AN
il 02/09/2007 alle 13:09
Inviato da: nulla_o_te
il 02/09/2007 alle 12:53