Creato da nuovomondo3 il 05/12/2010
"E' tempo di pensare al Nuovo Mondo." Questo blog nasce con l’intento di mettere a disposizione della rete l’abc dell’Insegnamento, spesso definito anche con il termine “Saggezza Eterna”. Chi scrive è poco più che un modesto studente. Dunque, nessuna pretesa di presunta autorità da parte mia, ma certamente la genuina offerta di ciò che per me ha rappresentato e rappresenta la base strutturale della mia stessa vita.

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Novilunio della Vergine – 5 settembre 2013 (ore 13.37 – ora italiana)

Post n°207 pubblicato il 01 Settembre 2013 da nuovomondo3
 

Amiche, amici, unitevi alla celebrazione del Novilunio della Vergine – un evento “soggettivo” celebrato su scala mondiale – ed invitate i vostri amici a fare altrettanto.
Collegandovi alla pagina “Facebook” di Nuovo Mondo, potrete inserirvi tra i partecipanti all’evento, e trovare tutti i dettagli relativi a questa ricorrenza.
Se, poi, volete interagire con noi, cliccate “mi piace” sulla pagina stessa, e potrete lasciare i vostri commenti.

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Santi e peccatori

Post n°206 pubblicato il 26 Agosto 2013 da nuovomondo3
 

Sono più che certo del fatto che chiunque studi e segua in qualche misura l’Insegnamento, si trovi pressoché quotidianamente a “fare i conti” con se stesso o, come si usa dire, con la propria coscienza.
Certo, questa è una caratteristica che accomuna tutti gli esseri umani; ma quando il “termine di paragone” con cui ci si confronta è rappresentato dai precetti dell’Insegnamento, il quadro che se ne ricava può essere difficile da gestire e, soprattutto, da sostenere.

Infatti, un conto è confrontarsi con la “morale”, così come comunemente intesa e vissuta nella società, forti dei mille piccoli e grandi stratagemmi che noi esseri umani adottiamo per sopravviverle, per lo più illusorie scuse ben confezionate; altra cosa è misurare i propri comportamenti, la propria esistenza con precetti che non lasciano spazio ad interpretazioni, indicandoci una via ed intimandoci di seguirla con tutto il cuore, cioè senza compromessi!
Il rischio, come è facilmente intuibile e comprensibile, è quello di “buttarci giù”, cioè di cadere vittime della frustrazione; in alcuni casi, la terribile conseguenza di tale stato d’animo può essere quella di “abbandonare” il cammino, sentendoci inadeguati rispetto a quanto richiesto e/o non in possesso delle qualità necessarie per affrontare il Sentiero. Che poi, volendo toccare brevemente l’argomento, è esattamente quanto si augurano coloro che, nell’ombra, tramano contro l’evoluzione “spirituale” dell’Umanità Una!

E dunque, cosa fare? Come reagire? Dovremmo forse aspettare di diventare “santi” prima di poterci sentire davvero in grado di collaborare alla realizzazione del Piano sulla Terra? Poiché di questo stiamo parlando! Ciascuna/o di noi è pienamente responsabile della quota di Umanità che le/gli è affidata in modo diretto: se stessa/o! Così come lavorare al proprio giardino abbellisce l’insieme del panorama del quale esso fa parte, lavorare alla costruzione del proprio carattere accresce il livello di consapevolezza del tutto, dell’Umanità Una, di cui siamo un atomo!
Dice la Blavatsky: “Niente, pertanto, può colpire una nazione o un uomo senza colpire tutte le altre nazioni e tutti gli altri uomini. Questo è tanto certo ed ovvio, quanto lo è il fatto che un sasso gettato in uno stagno metterà in moto, prima o poi, ogni singola goccia d’acqua in esso contenuta”. (La Chiave della Teosofia, 52)
Se poi al lavoro “diretto” a noi stessi aggiungiamo anche una qualunque altra forma di Servizio rivolta ad altri, ecco che siamo certi di aver iniziato a porre i piedi sul Sentiero e di averne iniziato a percorrere i primi… “metri”.
Dunque, anziché aspettare di sentirci “adeguati” a prestare la nostra collaborazione, preoccupiamoci di fare ciò che sentiamo giusto e procediamo con fiducia! Così come nei bimbi che “giocano” a fare lezione e/o a costruire case ci sono gli insegnanti e gli ingegneri di domani, così nei cuori di coloro che si impegnano nel servire e nel lavorare al proprio sviluppo è presente la prima, tenue fiammella del fuoco che, un giorno, riscalderà molti altri cuori!

Come è ovvio che sia, dobbiamo comunque impegnarci nel riconoscere i nostri limiti, “scoprendoli” se necessario e comprendendoli a fondo, confrontandoci con essi, senza timore di rimanerne schiacciati! Per quanto mi riguarda, posso affermare senza ombra di dubbio che il vero lavoro su se stessi lo si compie non pensando a se stessi! In altre parole, nel momento in cui ci si impegna a studiare e far propri i precetti dell’Insegnamento, a meditare in modo “attivo” e, soprattutto, a servire come e quanto meglio si può, si sta di fatto lavorando al proprio sviluppo senza, però, essere concentrati su di esso!
Lo so che può sembrare strano e folle – una “scempiaggine”, come una persona ha sottolineato di recente qui su Facebook – ma è esattamente così! È uno degli assiomi dell’Insegnamento!
Del resto, se così non fosse, risulterebbe difficile dare credito (e senso!) alle seguenti affermazioni: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda ogni giorno la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la salverà. Infatti, che serve all'uomo guadagnare tutto il mondo, se poi perde o rovina se stesso?” (Lc 9: 24)

Un’altra piccola considerazione. Quando si costruisce una cosa, una qualsiasi cosa, c’è bisogno del lavoro di tutte/i coloro che, in un modo o in un altro, possano apportare il proprio contributo… anche di chi si preoccupi di preparare un caffè per coloro che stanno lavorando al progetto e lo stanno realizzando.
Con tutto il rispetto che nutro per i Maestri, mi sentirei enormemente realizzato se potessi preparare Loro il caffè mentre fossero riuniti in una stanza attigua, intenti a prendere decisioni circa il futuro dell’Umanità! Lo ripeto con enfasi: mi sentirei enormemente realizzato! E voi?
Dunque, non facciamo l’errore di “buttarci giù”! Nel peccatore di oggi, c’è il santo di domani! È una realtà indiscutibile, che deve essere la nostra forza, il nostro coraggio, il nostro sprone a non mollare, a non lasciarci affossare dalle piccole sub personalità, come Assagioli definiva le mille maschere di cui ci rivestiamo nel “giocare” i diversi ruoli che la vita ci richiede! Proseguiamo e doniamo tutto ciò che possiamo donare, per quanto piccolo possa essere (o sembrarci!), certi che raggiungeremo l’obiettivo, poiché così è scritto!
E se ci viene richiesto di preoccuparci di preparare il caffè… beh, sentiamoci orgogliosi del fatto di poterlo fare!

Vi abbraccio, con Amore fraterno, e vi invio pensieri di Luce!

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Il piccolo sé e l’Insegnamento

Post n°205 pubblicato il 19 Agosto 2013 da nuovomondo3
 

Chiunque abbia veramente a cuore l’Insegnamento e in Esso si riconosca con tutto se stesso, avrà di sicuro sperimentato – e in più di una occasione – il senso di frustrazione nel doversi confrontare con qualcuna/o che non si riconosca nei medesimi ideali.

Si tratta di uno degli eventi che, solitamente, segnano l’evoluzione spirituale degli aspiranti, in modo particolare di coloro che sono governati in qualche misura dal 6° Raggio, quello della Devozione e dell’Idealismo.

Ebbene, nonostante questo, una simile reazione non è appannaggio di una coscienza che abbia già raggiunta la propria meta… tutt’altro! Infatti, dietro questo tipo di atteggiamento si cela una forma – talvolta blanda, ma comunque presente! – di “fanatismo”, i cui effetti nefasti sono eloquentemente evidenti ovunque nel mondo!

“Sulla via della conoscenza non c’è posto per settarismo e fanatismo” afferma il Maestro dell’Agni Yoga (Fratellanza, 188) e, dunque, ogni tipo di reazione che ad esso possa essere in qualche modo collegata è senza dubbio da cercare di evitare: come la frustrazione, per l’appunto.

 

So che qualcuna/o avrà storto il naso nel leggere le mie ultime parole, ma cerchiamo di analizzare alla “fredda luce della ragione” da che cosa nasce la frustrazione: essa è il prodotto dell’attaccamento. Senza espandere troppo il concetto, nel momento in cui crediamo in qualche cosa fermamente e con passione, ma questo “qualche cosa” non è ancora del tutto parte di noi stessi, di fatto viviamo un binomio che, nel nostro caso, è rappresentato dal (nostro) piccolo sé e dall’Insegnamento. In altre parole, quando qualcuno attacca ciò in cui crediamo, se la nostra coscienza non ha ancora fatto del tutto propri quegli ideali, subiamo una frustrazione, derivante soprattutto dal fatto di non veder riconoscere (da altri!) ciò che crediamo buono, vero e giusto! Scatta, dunque, una difesa aprioristica della “fede” alla quale abbiamo aderito.

Ma c’è anche un’altra ragione alla base di una simile reazione: una certa forma di “insicurezza”! Infatti, sentir mettere in discussione ciò in cui abbiamo fede, talvolta si trasforma in un sentirci mettere in discussione a nostra volta, semplicemente per il fatto di credervi!

Infine, elemento da non sottovalutare, viviamo in un periodo in cui il “nuovo” domina e, dunque, siamo spesso portati a pensare di essere portatori di una qualche “novità” che, in quanto tale, “non può non incontrare il favore di chiunque ne venga a conoscenza”! Anche questo è un segno dei nostri tempi.

Invece, come insegna il Maestro dell’Agni Yoga, “ogni decennio rivela un nuovo approccio al sacro Insegnamento. Mezzo secolo fa lo si leggeva in modo del tutto diverso; rispetto ai lettori odierni, si accentuavano altri concetti. Non si dovrebbe mai parlare di un nuovo Insegnamento, se la Verità è una sola! Nuovi dati, e altre maniere di percepirli dimostrano la continuità della conoscenza, e chiunque la ostacola commette un crimine antiumano. I seguaci del sacro Insegnamento non intralciano mai l’apprendimento.” (ibidem)

Dunque, possiamo affermare che i “principi” dell’Insegnamento sono presenti ovunque… vi sia un essere umano! E questa è una consapevolezza che facciamo nostra nel momento in cui siamo in grado di concepire il fatto che Insegnamento e Vita sono sinonimi!

La forma di Insegnamento che propongo in queste modeste pagine è solo “una forma”, per l’appunto, che non è detto debba (o possa) andare bene per chiunque. Ciò che conta è l’essenza che si può percepire alla base di una qualsiasi “forma”, ed è su questa “essenza” che ci si può incontrare, anche tra linguaggi e metodi diversi. E permettetemi di sottolineare il termine “linguaggio” dal momento che proprio di questo si tratta! Immaginate tre esseri umani, ciascuno proveniente da un differente angolo di mondo, che osservino un bicchiere colmo d’acqua; se chiedeste loro che cosa stanno osservando, ciascuno vi risponderebbe nella propria lingua: acqua, agua, eau, water, wasser e così via. Ebbene, direste che sono in disaccordo tra loro? Oppure che solo uno di loro ha ragione, o “più” ragione rispetto agli altri?

Così è per l’Insegnamento.

Ciononostante, per amore di sincerità, sarei un ipocrita se negassi che, per me, “questa” forma di Insegnamento è la sola nella quale io mi possa riconoscere davvero! Pur tuttavia, sono felice di aver fatta mia la possibilità di lasciare al “prossimo” la facoltà di scegliere ciò che ritiene più giusto per sé, trasformandomi, per così dire, in una semplice “vetrina”, piuttosto che – come sovente capita di vedere – in un “piazzista”!

 

Per tornare al nostro “piccolo problema” di reazione personale, quando si può dire di aver superato definitivamente questa condizione? Semplice quanto arduo: quando si giunge al punto di incarnare l’Insegnamento in prima persona, in altre parole quando si diventa tutt’uno con Esso! È solo allora che si può scorgere realmente e consapevolmente “l’unità nella diversità” e, anzi, si è in grado di apprezzarne i vantaggi e comprenderne il perché.

E ancora: come si raggiunge una simile condizione? Molto semplice, ma anche questo arduo, poiché richiede una grande forza di volontà, oltre ad una fede incrollabile: applicando su se stessi i principi dell’Insegnamento, ottenendo così un decisivo e rapido progresso nello sviluppo interiore. Questo conduce ad un reale contatto con il Sé, dunque con l’Anima, comportando la naturale cessazione di ogni forma di dualismo, dal momento che – come ci viene… insegnato! – l’Anima “ha” coscienza di Gruppo!

È solo allora che si cessa di esistere un “io” separato dall’Insegnamento e si può divenire reale espressione di quella Vita Una Che si manifesta per mezzo di mille differenti sfaccettature.

È quanto Alice Bailey ha tradotto con le seguenti mirabili parole: “Quando si è appreso a cancellare dalla coscienza noi stessi come figura centrale del dramma della vita, allora e soltanto allora si è all’altezza delle nostre reali capacità di servitori del Piano.” (Psicologia Esoterica II, 146)

Già, poiché Insegnamento e Servizio sono sinonimi!

 

“Cancellare noi stessi come figura centrale del dramma della vita”: diamine, sono parole davvero profonde, e assai pesanti per una coscienza che si riconosca ancora “solo ed esclusivamente” quale protagonista unico di un dramma personale, nel quale “tutti gli altri” sono – nella migliore delle ipotesi – delle comparse!

Ecco, pretendere che chi è ancora alle prese con i “piccoli” problemi quotidiani del “piccolo” sé, e non ha la benché minima percezione del Sé, comprenda la necessità di… “mettersi da parte”, è a dir poco sciocco! Dunque, perché prendersela tanto?

 

Pensieri di Luce.

 

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Aiutati, che Dio t’aiuta!

“È necessario tener presente che non spetta a noi stabilire la data, né che dobbiamo aspettarci aiuti spettacolari o strani fenomeni. Se svolgeremo il lavoro dovuto, Egli verrà al momento stabilito e opportuno. Come, dove e quando non ci riguarda. Nostro compito è di fare il massimo e su scala più vasta possibile per attuare giusti rapporti fra gli uomini, poiché la Sua venuta dipende dal nostro lavoro. Ognuno di noi può fare qualcosa per porre fine all’attuale terribile situazione mondiale e prepararne una migliore.”
Queste parole sono estratte dalla conclusione di uno dei testi più affascinanti e controversi di Alice Bailey, Il Ritorno del Cristo (pag. 188-9) in cui, poco oltre, si aggiunge: “Via via che si stabiliscono giusti rapporti umani (fondamentale necessità mondiale) seguendo il metodo della buona volontà, il Cristo e i Suoi discepoli si avvicinano sempre più all’umanità. Se si accetta la premessa iniziale che il Cristo sta per venire, gli uomini orientati verso lo spirito, i discepoli e gli aspiranti inevitabilmente lavoreranno; ma è necessario che la premessa venga accettata perché l’incentivo si dimostri adeguato alla necessità.” (189)
Ammesso che la “premessa venga accettata” – cosa che, in un modesto post come il presente, non posso che dare per scontata – qual è il vero senso di queste parole? Quale la loro fondamentale importanza?
Volendo sintetizzare con un motto preso a prestito dalla saggezza popolare, si potrebbe dire: “Aiutati, che Dio t’aiuta!”.
Già, poiché il senso che queste poche parole trasmettono è proprio quello di un lavoro “preparatorio” che deve essere compiuto dall’Umanità stessa prima che essa possa ricevere l’aiuto sperato (e promesso). Del resto, come ci ricorda la Bailey, “il Cristo e la Gerarchia spirituale, per quanto sia grande la necessità o importante il fine, non infrangono mai il divino diritto degli uomini di prendere le proprie decisioni, di esercitare liberamente il proprio libero arbitrio e di conquistare la libertà combattendo per essa su scala individuale, nazionale e mondiale.” (ibidem 164)
Spetta a noi fare la prima mossa e contribuire a compiere i passi necessari affinché un simile evento planetario possa divenire finalmente realtà. Così come non si può pretendere che un treno giunga a destinazione senza che sia stata costruita una strada ferrata, non ci si può aspettare che il Cristo ed i Maestri “impongano” la loro presenza ad una Umanità che non sia pronta – almeno in parte – ad accettarne non solo il ritorno, ma anche – direi soprattutto – l’Insegnamento.
E non ci si lasci spaventare dalla portata di quello di cui il mondo ha bisogno per poter essere redento, dal momento che, come dice Alice Bailey, “non è essenziale né necessario che tutti questi obiettivi siano fatti compiuti prima che il Cristo ritorni.” (ibidem, 165)

Uno degli “strumenti” più potenti che, da molti decenni, collaborano alla realizzazione delle basi necessarie è costituito dal Nuovo Gruppo dei Servitori del Mondo, grazie al lavoro del quale “l’umanità si risveglia progressivamente alle nuove possibilità che l’attendono.” (ibidem 184)
Ho già parlato di questo gruppo di uomini e donne, votati al servizio dell’Umanità e quotidianamente impegnati nella diffusione di valori e ideali quali giuste relazioni umane, retta condivisione (o distribuzione) delle risorse, giustizia sociale ed equità, il tutto seguendo il metodo della buona volontà, indicato molto chiaramente da Alice Bailey.
Collaborare all’opera di questo Gruppo è semplice quanto… il decidere di farlo! Chiunque, infatti, sia mosso da sani impulsi che lo spingano a servire il mondo, può aiutare nel lavoro di preparazione; questo genere di impulsi è stato definito da Alice Bailey come un “movente impellente del bisogno del mondo” (Raggi e Iniziazioni, 210), da sostituire al “desiderio di sviluppo, di conseguimento e di liberazione” (ibidem) che, di norma, spinge all’azione il comune aspirante.
E si può essere certi che ogni piccolo gesto – oggettivo o soggettivo – potrà contribuire ad avvicinare sempre più il Cristo all’Umanità… permettetemi di ripeterlo: ogni piccolo gesto!

Sono certo che alcune/i riterranno inaudite le cose fin qui dette, poiché sinceramente convinti che il Ritorno del Cristo avverrà “con la pompa e le cerimonie descritte dalle chiese per tale evento, dimostrando il proprio potere divino, dando prova convincente dell’autorità e della potenza di Dio, e in tal modo concludendo il ciclo di angoscia e dolore” (Il Ritorno del Cristo, 163), dunque senza essere preceduto da alcunché di “umano”.
Come è mia abitudine, lascio a ciascuna/o trarre le proprie conclusioni, ma non posso fare a meno di abbozzare un’altra piccola immagine, che non ritengo poi così lontana dalla realtà: quella di una delegazione diplomatica. Di solito, infatti, la firma che suggella gli accordi internazionali, firma che viene apposta da chi guida gli Stati interessati, arriva solo a conclusione di lunghe trattative che non sono mai condotte dai Capi di Stato, ma dal loro “staff”. Dunque, perché meravigliarsi del fatto che l’avvento di cui stiamo parlando debba necessariamente essere preceduto da un lavoro di preparazione svolto dagli esseri umani? Cioè da tutti noi, indistintamente?

“Cercate di concentrare la vostra ferma intenzione di servire e di diffondere amore nel vostro ambiente e rendetevi conto che, nella misura in cui potete far questo, tentate di mescolare la vostra volontà personale con la Volontà divina.”
Così recita uno dei passaggi che compongono la “Meditazione per la riapparizione del Cristo”, che ogni giovedì viene svolta da milioni di coscienze in tutto il mondo, e di cui potete trovare lo schema al seguente link: http://lucistrust.org/it/arcane_school/meditation/two_redemptive_meditations.
Ed ecco che, ancora una volta, un argomento astratto e, per alcuni, astruso come il Ritorno del Cristo, viene “magicamente” trasformato in un insegnamento dai risvolti talmente pratici da sembrare persino ovvi! Un altro mirabile esempio di come l’Insegnamento e la Vita – anche quella “vissuta” – siano essenzialmente… una sola cosa!

Pensieri di Luce.

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Vita verticale ed orizzontale

Post n°203 pubblicato il 05 Agosto 2013 da nuovomondo3
 

Una delle difficoltà maggiori che l’aspirante moderno si trova ad affrontare, è quella di conciliare la sua innata aspirazione – che, quando rettamente vissuta, si traduce in una specifica attitudine spirituale nei confronti della vita – ed il rispetto degli impegni assunti nei confronti della vita stessa.

Per dirla in altri termini, stiamo parlando del rapporto tra la vita spirituale (o verticale) e quella oggettiva (od orizzontale). Se l’accostamento di questi due termini (verticale ed orizzontale) vi suscita un’immagine ben nota, cioè quella della croce, siete sulla buona strada! Il discepolo, infatti, è colui che riesce ad “essere nel mondo senza essere del mondo”, dunque a vivere “contemporaneamente” due realtà (solo apparentemente) avulse tra loro, divenendo un punto focale delle energie “spirituali” che, per suo mezzo, possono diffondersi sul piano oggettivo.

Cosa c’entra questo con la croce? È presto detto. La croce rappresenta il raggiungimento del controllo da parte dell’Anima della personalità, che è finalmente messa a “tacere”, essendole impedito di “agitarsi”, di saltare da un oggetto del desiderio ad un altro; ed è solo quando tale condizione di “silenzio interiore” è ottenuta e mantenuta che la coscienza è in grado di farsi interprete nel mondo dell’energia superiore, una condizione che – bene inteso – nulla ha a che spartire con la morte, il dolore e/o il sacrificio, almeno non con la drammatica accezione cattolica di questi stati di coscienza!

È in questo momento che l’aspirante-discepolo inizia a vivere la cosiddetta “duplice vita”, di cui molto ha parlato Alice Bailey, e di cui si è interessato anche Roberto Assagioli.

 

Sono molte le cose che potrebbero essere dette a proposito di questo aspetto dell’Insegnamento: dalle crisi che la precedono e l’accompagnano, alla sintesi cui essa tende; dalla meditazione che ne favorisce il raggiungimento e, poi, il mantenimento, alle inevitabili modificazioni interiori che ne conseguono, e molto altro ancora.

Ma c’è un aspetto di questo argomento che più di tutti mi preme sottolineare, aspetto che è sintetizzato da alcune parole di Alice Bailey, citate da Assagioli nel brano “La vita duplice del discepolo” contenuto nella raccolta “Le vie dello spirito”.

“Voi dovete comprendere in modo nuovo e dinamico la vostra doppia vita del discepolo. Il campo del vostro servizio e quello dei vostri doveri karmici non devono mai escludersi a vicenda, ma voi dovete apprendere ad assolvere entrambi in modo efficiente”.

E ancora: “il discepolo deve vivere una duplice vita: con una parte della sua riflessione e della sua coscienza concentrata nella vita della Gerarchia spirituale e con l’altra parte della sua percezione mentale concentrata sulla vita dei tre mondi e ciò simultaneamente.”

Vivere, cioè “agire”, in modo spirituale, cioè come “aspirante al quinto regno di natura”, non comporta il distacco o l’alienazione rispetto a ciò che nella vita oggettiva si è prodotto e posto in essere fino a quel momento. In altri termini, gli impegni e gli obblighi che abbiamo contratti nei confronti delle persone a noi vicine, così come quelli nei confronti della società, vanno onorati e rispettati, vissuti fino in fondo.

Anzi, l’obiettivo primario dovrebbe essere quello di vivere tali impegni ed obblighi in modo “diverso” da come fatto fino ad ora, dimostrando – nelle piccole cose, prima che nelle “grandi” – di essere in grado di agire in modo “corretto”, almeno secondo i principi dell’Insegnamento.

 

Credo che a chiunque di noi piacerebbe essere messo nelle condizioni di potersi dedicare “anima e corpo” – perfetto modo di dire! – ai propri interessi di studio, ma non dobbiamo dimenticare che siamo sottoposti ad una legge che si chiama Karma, e che – è bene tenerlo a mente – reagisce in modo esattamente conforme alle nostre azioni! Dunque, se le condizioni che abbiamo attorno a noi non ci consentono di vivere “esattamente come desidereremmo”, ecco che dobbiamo essere in grado di vivere questa “duplice vita” in modo completo e, permettetemi di dirlo, coraggioso!

Al tempo stesso, quanti tra noi potrebbero asserire, con assoluta certezza, di essere davvero pronti a vivere una vita fatta “completamente” di studio, di meditazione e di servizio? Interroghiamoci con onestà e… teniamo per noi la risposta!

La “duplice vita” rappresenta un obiettivo di non poco conto, il cui raggiungimento dovrebbe essere sufficiente ad inondarci di gioia. Desiderare di più, almeno al nostro livello di comuni aspiranti, sarebbe una forma di orgoglio bella e buona!

 

Per concludere, permettetemi di affermare ancora una volta un “fatto” che ritengo di fondamentale importanza: non dobbiamo commettere l’errore di considerare le nozioni dell’Insegnamento come qualcosa di avulso dalla nostra vita di tutti i giorni, dal nostro quotidiano, dall’ambiente nel quale siamo normalmente immersi. Infatti, non esiste parola dell’Insegnamento che non possa essere “agita” nel “tumulto della vita quotidiana”: se così non fosse, allora non farebbe parte dell’Insegnamento!

Vivere una duplice vita significa esattamente questo: mettere in pratica l’Insegnamento, trasporne i valori nel quotidiano, diventarne coraggiosi “testimonial”, piuttosto che inconcludenti fanatici… in altre e più semplici parole, incarnarlo!

 

Pensieri di Luce.

 

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