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Le maghe dei sogni

Post n°26 pubblicato il 08 Marzo 2013 da fenice1963

 

Sono loro... le maghe dei sogni

 

 

 

I sogni delle donne sono quasi sempre umidificati dalle lacrime che li accompagnano.


 Le donne piangono di felicità quando, con la tenacia, il coraggio e la determinazione che le caratterizzano, riescono a dar vita a quel sogno che portavano in grembo.


Una donna piange di gioia perchè l'emozione più forte è quella di sentirsi madre del proprio sogno.

 

                           (fenice) 

 

 

 

 

 Il sogno di Natalia

 

 

Io, Natalia, mi sentivo completamente felice in quel momento, credetemi! Le ultime parole mi erano uscite dalla bocca come fiori che spuntano da una terra di campo, spontaneamente, nella loro semplicità, eppure destarono stupore:

 

Il mio amore volerà con lui,

silenzioso ma intenso,

ancora più vero quando non lo vedrà più al suo fianco:

sarà amore autentico che non gli vola accanto

ma che gli vola dentro.


 


Un breve ma intenso attimo di silenzio le aveva seguite. Un momento magico, anche quello. Poi, scroscianti, finalmente, gli applausi. Durante la lettura dell'opera avevo sudato non poco per mantenere integra la mia voce. 

Grazie anche alla brevità del racconto, c'ero riuscita. Solo in qualche punto, particolarmente significativo per me, si era leggermente incrinata. Anche le mani avevano tradito la mia emozione, lasciando tremare impercettibilmente i fogli. Non avevo mai alzato gli occhi da essi. L'inchiostro scuro sul loro candore mi dava forza, coraggio. 

Non volevo cedere all'emozione, ma viverla intensamente sì. Ora potevo anche guardare quel pubblico che aveva ascoltato per parecchi minuti, in rispettoso silenzio, la mia opera. Ora potevo godere in pieno del suono più esaltante che ci possa essere: quello degli applausi, la melodia di cui vivono gli artisti. E ora potevo considerarmi anch'io un'artista, avevo il riconoscimento ufficiale, ero lì alla presentazione dell'ottava edizione del Concorso Nazionale di Narrativa "La voce delle donne". Avevo dato lettura della mia opera e ora ricevevo, direttamente dalle mani della presidente della giuria, il premio riservato alle vincitrici.

 

 

Ho potuto finalmente far sentire anche la mia voce dissi mentalmente alla platea, gustando una lacrima salata che, senza che me ne accorgessi, mi era colata lungo la guancia fino alla bocca. In quel momento di gloria mi accorsi che le lacrime di gioia, pur restando salate, sono saporite.


 

 Sì, lo sono.

Sono l'espressione sublime dell'emozione.


 

 

 

 

 

 

 Il sogno di Lorenza

 

 

Lo specchio mi rimandò un'immagine... incredibile!

Talmente bella da non poterla descrivere in alcun modo. E' come quando i sogni ti cadono addosso, lievi e soavi come i fili d'angelo sull'albero di Natale, le illusioni si depongono fra le tue mani e splendono come stelle, le favole ti si intrecciano fra i capelli rendendoti bella tra le belle. Così mi sentivo quel giorno.

Rimasi parecchi minuti a rimirare nello specchio quel gioco di sogni, favole e illusioni su di me.

Poi, con atteggiamento regale, volsi le spalle allo specchio e uscii finalmente dalla camera. Fui accolta da un caloroso applauso, così spontaneo da provocare immediato un groppo alla gola. La mia emozione poteva tradirmi, farmi piangere, anche farmi svenire... non avevo alcun timore. Era un giorno in cui l'emozione diventa la regina della vita.

Anche nello sguardo degli invitati coglievo una leggera emozione e i loro volti mi comunicavano approvazione e ammirazione: mille mani mi toccavano, tante e tante braccia mi stringevano, una miriade di baci si depose sulle mie guance, leggermente incipriate. Io sorridevo come una bimba beata, o semplicemente come una sposa radiosa, così come mi aveva definito mia sorella maggiore. Sorrisi anche a lei, poi ci abbracciammo e per un lungo attimo i nostri cuori batterono all'unisono. Sciogliendoci dall'abbraccio, le vidi qualche lacrima sul viso ma vi lessi anche l'immenso sollievo di vedermi finalmente dirigere verso una meta sicura. La mia vita amorosa era stata tormentata. Fino a quel momento. Mia sorella, con il suo sguardo mi ricordò tutto quanto e, contemporaneamente, mi proiettò verso il futuro.

 

 


Mio padre mi aspettava ai piedi delle scale, aveva l'aria conpiaciuta e un atteggiamento rilassato. Viceversa, mia madre mostrava in pieno la sua agitazione, correndo da una parte all'altra della casa, dando le ultime disposizioni, aggiustandosi in continuazione il vestito. Ne indossava uno bellissimo. Ero felice di vederla finalmente così bella ed elegante. Mia madre!

Nei miei occhi lesse una muta richiesta e si accomiatò dagli ospiti. Ci concedemmo un breve ma intenso momento, fatto di silenzi e parole, sguardi e sorrisi. Poi mi lasciò sola, per l'addio alla casa, a quello che era stato per anni il mio mondo. L'abbracciai con lo sguardo mentre si chiudeva la porta alle spalle.

Sempre con lo sguardo carezzai ogni oggetto, mestamente e col cuore già gonfio di nostalgia, sebbene il mio non fosse un distacco doloroso.

Lasciavo quella che sempre mi era sembrata una prigione, ma era la mia casa. Lasciavo un luogo carico di sofferenze, ma erano le sofferenze della mia giovinezza. Sì, provavo un misto di sollievo, euforia, malinconia e nostalgia. Nel mio cuore c'era di tutto. poi il sorriso tornò a regnarmi sovrano sul volto.

Mi muovevo come in un sogno e la Chiesa mi sembrò come un castello fatato verso cui mi dirigevo quasi volando.

Lì, il mio principe mi aspettava e, quando delicatamente ma con estrema sicurezza, il suo braccio si sostituì a quello di mio padre, avvertii quel calore che avevo sempre cercato.

Le porte del Paradiso mi si spalancarono davanti. Gli angeli cantavano con le loro voci armoniose la struggente canzone dell'amore. E il mio sì sgorgò dal più profondo di me stessa.

 

Sì all'amore

all'amore di una vita

di una vita viva!


 


La vera al dito brillava come la stella più lucente dell'Universo, rimirandola ne restavo abbagliata e per un attimo credetti di morire: il mio cuore mi sembrò troppo piccolo per quella felicità che mi esplodeva dentro.

C'era stato posto per tutto nel mio cuore prima di quel sì, ma forse non arrivava a contenere quella felicità immensa. 

 


 Se anche le stelle dovessero spegnersi una a una, quella che ho quì all'anulare rischiarerebbe anche le tenebre.

 

 

 

 

Il sogno di Melissa

 

 

La magia è la naturalità delle cose. Io vivevo un momento veramente magico lì, supina sulla barella con gli occhi puntati al soffitto. Ero stata "parcheggiata" tra la sala travaglio e la sala parto ma, come Lorenza, mi sentivo in Paradiso. Avevo dato vita ad un angelo. Un angelo col corpicino sporco, insanguinato, fradicio, tremante ma... bellissimo! Per un attimo lo avevo avuto tra le braccia, proprio così, prima ancora che lo lavassero. Mi era sembrato di aver raggiunto il cielo. Natalia dice di aver toccato l'apice del successo, Lorenza quello della felicità, io credo di non aver toccato alcuna vetta. Avevo toccato mio figlio ed ero volata così in alto da stare al di sopra di tutto. Il mio spazio infinito era l'estasi.

Sentivo le voci concitate delle infermiere e quella dell'ostretica che incitava un'altra partoriente. Pregavo per quella donna che neppure conoscevo, pregavo davvero col cuore. Avevo sperimentato quanto possa essere dolorosamente bello mettere al mondo un bambino e quella esperienza mi aveva ulteriormente umanizzata. E' l'unico evento della nostra vita in cui il dolore e la gioia rimangono indissolubilmente uniti. Viverli così profondamente mi aveva mosso qualcosa dentro, trasformandomi in una donna ancora più donna.

Mi cullavo nelle immagini tenere che mi si affollavano nella mente: manine che avrebbero accarezzato il mio volto, sorrisi teneri che mi avrebbero allargato il cuore, boccuccia rosea avida del mio latte. Ero ansiosa e paga della mia ansia: lui era lì. Le infermiere lo stavano lavando, gli avrebbero messo la sua prima tutina e me lo avrebbero finalmente portato perchè dal mio seno sgorgasse il suo nutrimento.

Ero eccitata anche al pensiero di Carlo, domandandomi se lo avesse già visto. Me lo immaginavo con il naso appiccicato al vetro, estasiato dinanzi a suo figlio. E i nonni? Se lo sarebbero conteso e chissà quante smorfie avrebbero fatto per divertirlo! Cominciai a ridere di nuovo immaginando la scenetta: tutti noi attorno al bambino a fare le facce più strane e ridicole per divertirlo e mio figlio stralunato a guardarci come fossimo matti.

Finalmente anche l'altro vagito si udì nella sala e un'altra donna viveva il miracolo della vita. Così ora mi portavano fuori dalla sala e, lungo il corridoio, mi si parò davanti Carlo con un sorriso smagliante per quel bambino bellissimo che avevo messo al mondo.

Le lacrime cominciarono ad accarezzarmi il volto mentre il cuore mi si colmava di gratitudine.


 

 


Il mio Grazie era veramente grande.

 


Grazie a Dio che mi aveva concesso quell'enorme dono.

Grazie a mio marito che aveva condiviso il mio desiderio più profondo.

Grazie alla vita che mi aveva voluto donna.

Grazie a mio figlio che mi aveva reso madre.

Grazie al mondo che lo avrebbe visto crescere. 

 


 

 

 

 


 

 

Una solenne marcia nuziale vibra nell'aria mattutina...

Un applauso forte e scrosciante risuona nella piazza deserta...

Il vagito di un neonato sovrasta ogni altro suono...

 

 

 


Forse sono sogni realizzati, forse sono ancora sogni e resteranno tali, ma avranno colorato la nostra vita, perchè i sogni sono come i fiori: gialli, bianchi, rossi... talmente belli che spesso vengono lasciati nel prato dei desideri, senza che si osi coglierli.

La più atroce delle rinunce dà ragione al rimpianto: non amo che il fiore che non colsi....

Io vorrei coglierli e inebriarmene:

amo tutti i sogni che ci sono nel mio cuore!


 

 

Un applauso risuona nella piazza, la magia di un organo vibra nel mattino, il vagito di un bambino irrompe nel silenzio...


 

Amo tutti i sogni che sono nel mio cuore di donna.

(Mina La Prova, Spero di desiderare un sogno, Edizioni Il Filo)

 

 

 

 

 

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