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Geek è un termine di origine anglosassone di etimo oscuro (forse storpiatura del termine inglese gecko – in italiano geko - come antonomasia per la particolare abilità dell’animale di incollarsi agli oggetti o in riferimento alla sua vita notturna). Indica una persona solitaria che è affascinata dalla tecnologia e dalla fantasia. Il significato di geek non coincide con quello di nerd.
Link: Test per vedere quanto geek sei: http://www.innergeek.us/italiano.html |
In inglese ci sono innumerevoli neologismi che fanno riferimento ai blog. The Urban Dictionary ne elenca più di 200: molti sono ancora gergali ma altri sono ormai entrati nell’inglese standard e da lì sono arrivati in italiano, spesso come prestiti, ad es. blogroll. Tra i calchi l’inglese blogorrhea e l’italiano blogorrea (la tendenza a scrivere post prolissi e spesso incoerenti, oppure molto frequenti ma privi di contenuto interessante) mi piacciono non solo per l’efficacia con cui esprimono il concetto ma anche perché li trovo un tipico esempio di parole in lingue diverse che solo in apparenza sono del tutto equivalenti. Per confermarlo ho fatto un piccolo esperimento con una trentina di persone che hanno familiarità con i blog, metà italiane e metà di madrelingua inglese. Ho mostrato loro la parola blogorrhea o blogorrea (nella propria lingua) e ho chiesto di indicarmi il significato e l’origine. Tutti hanno riconosciuto il concetto e capito che era una parola macedonia ma, come prevedevo, l’interpretazione “etimologica” è stata diversa in inglese e in italiano. In inglese blogorrhea è stata analizzata come parola composta da blog e dal suffisso rrhea che fa pensare soprattutto a diarrhea (non a caso in inglese esiste anche il concetto opposto, blogstipation), ma anche a gonorrhea, e quindi può evocare immagini alquanto negative. In italiano, invece, tutti hanno visto un unico riferimento a logorrea, un concetto più astratto e spesso usato ironicamente. Ecco quindi che non c’è una completa equivalenza nelle due lingue perché non coincidono le connotazioni legate alle parole. Difficile dire se le sfumature di significato siano influenzate dalla maggiore o minore frequenza di certe parole nella lingua (in italiano logorrea è un termine tecnico entrato nel lessico comune e quindi più riconoscibile di logorrhea in inglese) oppure dall’ortografia (in inglese rrhea è una combinazione usata raramente al di fuori del linguaggio scientifico, familiare forse solo proprio per diarrhea). Non so se esista un termine per descrivere le differenze di percezione dovute al diverso impatto visivo delle parole scritte, in ogni caso credo si possa usare questo esempio per ricordare che nella scelta di termini molto visibili, di nomi di prodotti e di nomi di domini (!!) si dovrebbe sempre verificare che non contengano sequenze di caratteri o altro che possano conferire connotazioni negative non volute: chi traduce dovrebbe avere la sensibilità per individuare queste differenze. |
Ho sentito dire, a proposito di una persona, "non ha l’algoritmo per processare queste informazioni". Il tono era ovviamente spregiativo ma l’ho trovata un’espressione molto efficace e la conferma che il termine algoritmo non è più ristretto ad ambiti specializzati ma, dopo essere stato adottato in espressioni colloquiali “da informatici”, ora sta entrando nel linguaggio comune dove viene usato, spesso ironicamente, come sinonimo di procedura o metodo, ad es. “il mio algoritmo per scegliere un film è…”. |
Inviato da: bepobalote
il 23/07/2009 alle 05:27
Inviato da: tomb.raider_1969
il 11/07/2009 alle 12:11
Inviato da: jack_perdonami
il 09/07/2009 alle 12:26
Inviato da: jack_perdonami
il 09/07/2009 alle 11:27
Inviato da: jack_perdonami
il 09/07/2009 alle 11:26