Ispirami o brama di potere
ciò che dentro le tue braccia si rifugia
quando gli amanti indecisi recidono
l'unione furtiva che li conduceva
tra i sospirati talami
Nel mentre che la notte
cede l'incauto passo alla prima luce
si risveglia l'alma dell'infante piacere
di torcere anche il più piccol
capello alla dignità prima
vogliosamente sopita
E quando la tua ira cieca
ha sconvolto le antiche dolcezze
tu sfili sontuoso tra i ricami argentei
colmo di un lustro che neppur ti attendevi
e tuttavia desideroso
di averne sempre più
La gioia annullata
la serenità decapitata
cedon il passo a Te
divino amore di ciascun misero mortale
che cede alle tue lusinghe ingannevoli
"Oh quanta gioia ti darò,
quale felicità siederà
al tuo fianco per sempre.
Non aver cura di nulla e nessuno
sono Io qui a ristorare i tuoi giorni,
a scaldare le notti colme
di giovani corpi che solo tu
toccherai con le mie mani
bacerai con le mie labbra
Oh quanto diletto nel consumarsi
dell'invidia altrui per il raggiunto
potere che farà di te un Re
pronto a regalarmi ogni lode
ed a magnificarmi agli occhi
dei suoi sudditi.
Quale fulgore illuminerà
il tuo nome per sempre".
Incauto e voglioso si lascia
prendere, è posseduto ma non geme
dimenandosi invero gaudente
per siffatta conquista
Ha vinto
Nel mentre una goccia di letizia
cade emorragicamente
pianta dalle memorie
di quelle notti di un tempo andato
Ha vinto, sì
ha vinto