20-3-1957 / 30/3/2014
L. si è spenta ieri alle 13.00 in ospedale.
Si è letteralmente spenta, come una fiamma che ha finito l'aria, con il respiro sempre più lento, sempre più debole, con qualche strappo con cui ancora si teneva attaccata alla vita, con un ultimo sussulto e poi più nulla, il suo cuore generoso e forte si è arreso ad una malattia devastante.
Lei aveva capito che quella di sabato sarebbe stata la sua ultima notte, io , con tutta la mia "sensibilità", invece non avevo capito nulla.
Forse sarebbe bastata una sua piccola frase, "ho paura resta qui vicino a me", ma forse per orgoglio, forse perchè in fondo lo negava anche a se stessa non lo ha fatto.
Si lamentava di un male ai piedi che a me sembrava sinceramente esagerato, avrei voluto dormire, ero stanco e l'ho trattata male, mi sono arrabbiato, l'ho anche sgridata perchè pensavo che dipendesse da un eccesso di urea visto che beveva pochissimo e quindi non smaltiva le tossine.
Ed invece era l'assalto finale della malattia.
Quando alle quattro di mattina quando, dopo una notte insonne, ho visto che perdeva lucidità e soprattutto che aveva delle perdite ematiche ho chiamato il 118.
Per contrastare il dolore le avevo dato le gocce di morfina, dopo due ore, per aiutarla a dormire le ho dato le gocce per il sonno e ho attribuito a quell'effetto la sua perdita di lucidità.
Le ultime parole che le ho detto rimettendola nel letto sono state : "Stai tranquilla, adesso arriva il dottore", poi nel marasma dell'intervento sanitario, incalzato dalle domande dell'infermiera non ho potuto neppure salutarla mentre la caricavano sulla lettiga e la portavano via.
Il tempo di mettere quattrocose in una borsa, pigiama, vestaglia, ciabatte, cambio di biancheria e sono andato in ospedale, là c'era il medico che mi aspettava e mi ha detto che ormai non c'era più nulla da fare, era stata sedata perchè non provasse dolore, ma ormai mia nogluie apparteneva all'eternità.
Mi hanno concesso di vegliarla fino a che si è spenta, mentre arrivavano i fratelli, le cognate, le nipoti e metà mondo.
Mi è stato chiesto se volevo donare le cornee, ho risposto di si, che bello sarebbe se i suoi bellissimi occhi verdi potessero ancora permettere a qualcuno di vedere i colori del mondo, poi l'ho lasciata portare via.
Insieme a Giulia abbiamo deciso che Matteo, appena arrivato da Siena , non la vedesse così, poi, tutto è routine, le pompe funebri, il prete, gli amici ed i parenti.
Domani le daremo l'ultimo saluto, ma salvo cose particolari, questo blog si fermerà qui, qui dove finisce una storia d'amore travagliata, ma intensa durata 34 anni, più di metà della nostra vita
Bruno - Il marito
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